Giovedì, 28 marzo 2024 - ore 18.55

Agricoltori cremonesi a Roma con Coldiretti per dire NO alla CETA

UE: COLDIRETTI, PARLAMENTO NON TRADISCA MADE IN ITALY Dal trattato con Canada rischia lavoro, economia e salute dei cittadini Voltini, Coldiretti Cremona: Inaccettabile legittimazione alla pirateria agroalimentare

| Scritto da Redazione
Agricoltori cremonesi a Roma con Coldiretti per dire NO alla CETA Agricoltori cremonesi a Roma con Coldiretti per dire NO alla CETA Agricoltori cremonesi a Roma con Coldiretti per dire NO alla CETA

Ancora una volta il settore agroalimentare è divenuto merce di scambio nelle trattative internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale e della sicurezza. E’ quanto ha affermato il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo in occasione della mobilitazione di migliaia di agricoltori che hanno lasciato le campagne per invadere la Capitale in Piazza Montecitorio, davanti al Parlamento dove è in corso la discussione per la ratifica del Trattato di libero scambio con il Canada (CETA).

“E’ necessaria una valutazione ponderata e approfondita dell’argomento, soprattutto in considerazione della mancanza di reciprocità tra modelli produttivi diversi che grava sul trattato” ha sottolineato Moncalvo all’iniziativa #stopCETA condivisa con un'inedita ed importante alleanza con altre organizzazioni (Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food, Federconsumatori e Fair Watch) che chiedono di bocciare un trattato dannoso e pericoloso per l’Italia e l’Europa.

“Per la prima volta nella storia, l’Unione Europea legittima in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dall’Asiago alla Fontina dal Gorgonzola ai Prosciutti di Parma e San Daniele. Si aggiunga il fatto che si spalancano le porte all’invasione di grano duro e di ingenti quantitativi di carne a dazio zero”  rimarca Paolo Voltini, Presidente di Coldiretti Cremona, stamattina davanti a Montecitorio insieme al Direttore Mauro Donda e a una folta delegazione di agricoltori cremonesi. “L’iniziativa #stopCETA è condivisa con un'importante alleanza, con altre organizzazioni e varie forze politiche – prosegue Voltini –.  Il nostro grazie a tutti coloro che condividono questa nostra battaglia a difesa dell’agricoltura e dell’economia italiana, ma anche dei diritti dei consumatori e dei lavoratori nel nostro Paese, così come della salute nostra e del nostro ambiente”.

Nel CETA – aggiunge la Coldiretti - manca il riferimento alla portata vincolante del principio di precauzione che, in Europa, impone una condotta cautelativa nelle decisioni che riguardano questioni scientificamente controverse circa i possibili impatti sulla salute o sull’ambiente. L’accordo - precisa la Coldiretti - prevede, al contrario, l’applicazione del principio di equivalenza delle misure sanitarie e fitosanitarie tra le parti, consentendo di ottenere il mutuo riconoscimento di un prodotto (e, quindi, di evitare nuovi controlli nel paese in cui verrà venduto), dimostrandone l’equivalenza con quelli commercializzati dalla controparte.

Il problema è che in Canada viene utilizzato un numero rilevante di sostanze attive vietate nell’Unione Europea. Gran parte di queste sono molecole risalenti agli anni ’70 vietate nell’Unione da circa 20 anni, tra cui l’Acefato, il Carbaryl, il Carbendazim, il Fenbutatin oxide, il Paraquat l’Acido solforico per i quali, oltre all’elevata tossicità riscontrata, sono comprovati, o comunque non sono esclusi, effetti neurotossici, cancerogeni, sulla mutagenesi, sulla riproduzione e, più in generale, sugli ecosistemi. In Canada, inoltre, è consentito l’uso della streptomicina impiegata per la lotta alle batteriosi delle colture, mentre in Italia l’utilizzo di antibiotici in agricoltura è proibito sin dal 1971. Analogamente nel paese nordamericano – ricorda la Coldiretti - vi è un diffuso impiego di Ogm nei campi e di ormoni negli allevamenti che sono anch’essi vietati in Italia. 

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