Martedì, 23 aprile 2024 - ore 09.15

Altreconomia, in libreria dal 26 gennaio “L’agricoltura è sociale”

Viaggio tra fattorie sociali e innovazione contadina

| Scritto da Redazione
Altreconomia, in libreria dal 26 gennaio “L’agricoltura è sociale”

La prima “guida” che racconta le esperienze di agricoltura sociale in Italia, a partire dalle fattorie sociali, dove lavorano con successo migliaia di persone con abilità differenti, perché “la terra non discrimina chi se ne prende cura”. «L’agricoltura sociale - spiega il fondatore della Rete Fattorie Sociali, lo studioso Alfonso Pascale - recupera il senso originale dell’agricoltura, il suo legame con la comunità perché oltre a produrre cibo fornisce servizi per il benvivere, quali la cura alla persona, l’ospitalità, le attività di insegnamento, la tutela della fertilità del suolo: ciò che oggi chiamiamo multifunzionalità».

Il libro racconta le molteplici forme di agricoltura sociale, un modello economico e culturale, antico e innovativo allo stesso tempo, ma soprattutto inclusivo, perché nella sua dimensione sociale coinvolge ogni cittadino e comparto della società. «L’agricoltura (…) è sociale perché chi ci lavora ritorna padrone del proprio tempo di vita, costruisce modelli di comunità inclusivi, crea filiere corte legate al territorio, biologiche ed etiche - spiega il curatore del libro Roberto Brioschi - e diventa così uno dei motori dello sviluppo sostenibile, promuove integrazione e salute, sviluppa capacità collettive e individuali, produce lavoro e reddito, restituisce scopo, senso e felicità all’esistenza».

Le realtà agricole sociali - riconosciute dalla recente legge 141/2015 “Disposizioni in materia di agricoltura sociale” (in attesa dei regolamenti attuativi un commento del deputato Paolo Cova) - stanno conoscendo oggi un eccezionale sviluppo: «Si stimano siano ormai circa 3.000 in Italia, con 30.000 addetti e 200 milioni di euro di fatturato», spiega Marco Berardo Di Stefano, presidente della Rete Fattorie Sociali, e titolare di una cooperativa sociale agricola. Del resto «l’agricoltura è sempre stata sociale», afferma Paolo Ciarimboli, contadino marchigiano che racconta la propria esperienza di accoglienza. «Nel mondo rurale era normale che le persone differenti trovassero la possibilità di vivere una vita piena e dignitosa».

«L’agricoltura è sociale» anche per le cooperative di economia carceraria, per le imprese agricole di migranti emancipati dal caporalato, per la mano contadina custode della biodiversità, per chi occupa e coltiva usi civici, terre incolte pubbliche o private, per i progetti di Community supported agricolture avviati tra città e campagna, per le filiere corte dei Gas, per chi dissoda i terreni confiscati alle mafie, per ogni amministratore che cura e preserva il territorio agricolo, come racconta Andrea Bomprezzi, Sindaco di Arcevia (AN).

Partecipano dello spirito dell’agricoltura sociale, perché giovano alla comunità, anche l’agricoltura biodinamica e biologica, concetto espresso nei contributi fondamentali di Carlo Triarico, Ppresidente dell’Associazione Nazionale Agricoltura Biodinamica e Federico Marchini, Presidente dell’Associazione Anabio. È sociale perché relazionale anche l’esperienza dei wwoofers, raccontata da Claudio Pozzi, coordinatore di WWOOF Italia. È sociale perché popolare la riscoperta delle erbe spontanee spiegata da Fabio Taffetani, docente all’Università Politecnica delle Marche.

Con uno scritto esclusivo di Andrea Pierdicca, attore-narratore della contadinanza che ha ereditato con i suoi spettacoli l’antica consuetudine sociale delle cattedre itineranti: «È la Contadinanza a fornire i “materiali” da cui nascerà la drammaturgia. Riproposta nei borghi, nelle valli, nelle cascine, nelle città, si alimenterà dalle nuove partecipazioni per ricominciare un nuovo viaggio. È una “fabbrica” della conoscenza contadina che diviene cultura e che si trasmette (…) Queste sono le nostre radici, insieme piantiamole nel cielo».

Il ruralista Massimo Angelini, nella sua preziosa prefazione restituisce infine il significato ultimo del lavoro agricolo: «Lavorare la terra, lavorare con la terra, entrare in contatto con la terra, attraverso la fatica, l’esperienza propria ma anche quella delle generazioni precedenti (…), è qualcosa che mette in gioco le mani, i sensi, il cuore, la testa, la memoria, qualcosa che mette in contatto col mondo così come è, direttamente, senza mediazioni, così come l’artigianato manuale, come camminare, come la danza e la liturgia; qualcosa che qui e ora pare residuale, quasi arcaico, perfino eretico verso la virtualità alla quale questo mondo pare fatalmente votato». ll libro è curato da Roberto Brioschi (Milano, 1952), attivista della terra e membro di Rete dei Semi Rurali, già coautore per Altreconomia de I semi e la terra, Dormire nell’orto e Biologico etico. Sostiene il Rinascimento della Contadinanza e la risorgenza del Movimento Contadino. Ha fondato la prima web rivista (gratuita e partecipata) La Via Contadina.

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