Sabato, 20 aprile 2024 - ore 10.20

Da Cremona Biologico, l'alternativa possibile

Continua il boom del mercato e le aziende fanno reddito: fatturato da quasi 2 miliardi ed export da 1,5 Alle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona focus su costi e opportunità

| Scritto da Redazione
Da Cremona Biologico, l'alternativa possibile

Mercato in forte crescita, molto interesse e sostegno dalla grande distribuzione, remunerazioni superiori a quelle del comparto convenzionale. Non conosce battute d'arresto lo sviluppo dell'agricoltura biologica, alla quale oggi in molti guardano come una possibile valida alternativa a fronte delle difficoltà che opprimono il settore primario. Una prospettiva oggetto di diversi appuntamenti in programma alle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona (26-29 ottobre), che nella mattina d'apertura affronteranno il tema da due punti di osservazione. L'area 'Milk Village' ospiterà il confronto su 'Latte bio: costi e opportunità', mentre in sala Monteverdi si parlerà di mercato, opportunità e limitazioni offerte dal mondo del biologico.

UNA VIA DI SALVEZZA PER IL LATTE? Facile intuire come proprio sul versante del latte possano concentrasi le maggiori aspettative, dato che - nel caso del 'bio' - il prezzo medio alla stalla è mediamente superiore del 28% rispetto a quello convenzionale; con un best price che può anche superare i cinquanta centesimi al litro. "Non c'è dubbio che quella del latte bio sia una strada da percorrere; sarebbe stupido non farlo soprattutto in Italia, dove c'è la possibilità di andarsi a prendere i 17 centesimi in più che Granarolo sta offrendo, ma anche di godere delle remunerazioni decisamente interessanti dei prodotti trasformati (è il caso del Parmigiano biologico e non solo)", puntualizza Paolo Parisini, presidente della Sezione agricoltura biologica di Confagricoltura. "Ancora oggi le prospettive sono molto buone pure in chiave di export; ma non si può certo passare dal convenzionale al bio solo per la speranza di raggranellare qualche soldo in più, o di aver trovato una facile scorciatoia. Bisogna fare una scelta ponderata e crederci; perchè il biologico è più difficile e non si improvvisa. E' conveniente a determinate condizioni e richiede la giusta mentalità. Però può dare grandi soddisfazioni economiche, anche in ambito zootecnico".

CIFRE DA RECORD. Lo confermano la strategia della grande distribuzione, che a CremonaFiere declinerà anche il tema di una crescente attenzione alla sostenibilità (ne parlerà il brand manager di prodotto di Coop Italia, Vladimiro Adelmi), e i numeri presentati dal ministero e analizzati nei giorni scorsi da Federbio: la Federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica, che interverrà con il suo consigliere delegato Roberto Pinton. "La netta tendenza 'al rialzo' del bio è ben delineata", spiega Pinton. "Il 2015 si era chiuso con poco meno di 60.000 aziende attive, in aumento dell'8% rispetto al 2014; la superficie aveva raggiunto un milione e mezzo di ettari (il 12% per cento della sau nazionale), e la prima parte di quest'anno ha già fatto registrare una crescita molto più forte.

FATTURATO DI QUASI DUE MILIARDI, EXPORT DA 1,5. Nella grande distribuzione, le vendite di prodotti biologici hanno raggiunto – tra il giugno 2015 e lo stesso mese del 2016 - un valore pari a 966 milioni; a questi vanno aggiunti gli oltre 800 milioni incassati dai circa 1.200 negozi specializzati, che offrono una quantità molto più elevata di referenze e possono contare su un pubblico fidelizzato e dalla maggiore disponibilità di spesa. Continua a prendere terreno la ristorazione commerciale, mentre nel giro di un anno l'export ha guadagnato il 15%, arrivando ad un fatturato di un miliardo e mezzo e conquistando sui mercati d'oltreconfine un peso largamente superiore a quello detenuto nel mercato interno. E i consumatori? Ormai più del 79% acquista con una certa frequenza, e consuma almeno una volta a settimana, prodotti biologici. Dato ovviamente in crescita. Tra gli scaffali della gdo, il prodotto bio più venduto sono le uova (+9,3%), nonostante costino l'80% in più di quelle convenzionali; seguite da composte e marmellate, gallette di riso soffiato (per quasi 60 milioni), frutta fresca confezionata e latte di soia. Il latte fresco – in realtà si tratta del microfiltrato 'dieci giorni' - è al nono posto; fattura 30 milioni e ha visto aumentare le vendite del 5,7%, anche in questo caso in controtendenza rispetto a quanto accade al latte convenzionale. Mentre il latte di soia ha fatto segnare un vistoso più 21% nell'ultimo anno, 'incassando' oltre 41 milioni e trainando la crescita esponenziale delle bevande vegetali sostitutive del latte.

SCELTA DI SOPRAVVIVENZA. Complessivamente, nelle categorie nelle quali è presente, il biologico vale nella gdo il 3,2% del mercato. Ma il latte fresco arriva al 5,95%, lo yogurt ai gusti fa segnare il 5,5% e quello bianco addirittura l'8,5%. E il fenomeno bio è in costante ascesa: perchè il mercato attira, i psr aiutano e in alcune regioni avvantaggiano chi fa biologico; mentre la situazione non di rado drammatica dell'agricoltura convenzionale, schiacciata da prezzi fuori mercato e inferiori ai costi di produzione, spinge molti imprenditori alla scelta estrema fra provare la conversione a bio o chiudere l'azienda. A quel punto, può apparire una decisione obbligata

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