Sabato, 20 aprile 2024 - ore 03.40

Degrado di corso Garibaldi Per i cremonesi i danni ed incuria sono ferite di Claudia Monteverdi

Guardate che dignità, sobrietà e civiltà dell’abitare aveva questo tratto di corso Garibaldi, davanti all’ex cartoleria Moschetti, agli inizi del Novecento. Facciate ben mantenute, balconi adornati da fiori, tendoni con tinte omogenee ( perlopiù di color rosso mattone ) che riparano gli esercizi commerciali e consentono di passeggiare al riparo dal sole, marciapiedi a filo strada con pendenza della strada verso il centro.

| Scritto da Redazione
Degrado di corso Garibaldi Per i cremonesi i danni ed incuria sono ferite di Claudia Monteverdi

Le trottatoie centrali permettono di agevolare il solo traffico dei pochi mezzi in transito di allora .

Gli acciottolati garantiscono il facile drenaggio delle acque piovane e reflue di vario tipo consentendo alla strada di respirare.

Confrontate questa immagine con quella sciatta, grossolana, disordinata ed anonima che il Corso offre oggi.( per non parlare del tratto precedente da San Luca a Sant’Agata ).

Povero Corso Garibaldi, cuore malato di una Cremona storica che si sta dissolvendo !!!! Che squallore !!!!

Qui la città diventa paese. I vecchi abitanti, quelli che si ricordano com’era, quando forse era meno “finta glamour ”, ma occasione di una vivacità più vera ed autentica, ci soffrono e fatalisticamente attendono la sua riabilitazione.

 Sul corso dove si fronteggiano ancora alcuni negozi di storica attività, si sono affastellate sull’asfalto righe e tracciati, divieti di transito, segnalazioni di ciclabilità, transenne pesanti ed  inadeguate per limitare la ciclabilità, l’icona di uno Stradivari accucciato, crocchi di tavoli e tavolini, luoghi di ritrovo occasionale senza un ordine ed un senso. Nel passato i "bagni di folla", delle trionfali manifestazioni rese in omaggio a monarchi e personaggi illustri in visita periodica alla città, transitavano da questo corso  che  rappresentava l'occasione per misurare il loro consenso. Oggi invece cosa si può misurare ?

Sicuramente il pressapochismo della gestione che, per risultato, ha dato un Corso Garibaldi che è un percorso ad ostacoli. Lo spazio è confuso, non è stato modellato secondo destinazioni d’uso funzionali e complementari capaci di costruire e realizzare una spina ed un centro di aggregazione commerciale. Transitarvi è una vera sofferenza perché, all’inesorabile ed indistinta trasformazione commerciale, caratterizzata da un frenetico e drammatico “turnover”, si sommano vetrine sporche e maltenute e tentativi sperimentali ed improvvisati di “arredo e rigenerazione urbana” inadeguati e veramente di dubbio gusto, privi di una logica sequenziale e consequenziale. I danni che questa “riqualificazione” episodica, superficiale, senza un’ unica regia, senza un progetto ed un disegno complessivo, senza la raffinatezza che impone questo intervento delicato che dovrebbe incidere sull’ingresso in città e dovrebbe avere l’obiettivo condivisibile della  trasformazione  in "salotto”, saranno sotto i nostri occhi a lungo. Da parte delle “masse” sembra che tali iniziative producano audience e consenso; da parte di chi studia direttamente la città ed ha una valutazione più raffinata, c’è viceversa il terrore, che per rendere omaggio al dirompente desiderio di novità e di libertà espressiva a tutti i costi, vengano legittimati gli esperimenti urbanistici più grossolani e confusi, troppo spesso oscillanti tra disarmante ingenuità e disinvolta superficialità. Linee guida e programmazione urbanistica che sono venute a mancare anche in occasione della recente vendita dell'area del parcheggio Villa Glori, polmone di parcheggi indispensabile e fondamentale al sostentamento e a servizio dell'isola pedonale.. Occorrerebbe cercare innanzitutto di recuperare ed evidenziare gli elementi specifici del luogo stesso, con possibilità di risvolto commerciale e rigoroso decoro, in modo da valorizzare le caratteristiche storico- paesaggistiche (aggiungendo magari la possibilità di accedere ad alcuni cortili laterali come a Crema ). Preoccupano soprattutto (non solo qui) le continue aggiunte, le eliminazioni, le sostituzioni, le integrazioni e l’impiego fuori luogo di materiali contemporanei inadeguati al contesto storico del tracciato nei percorsi urbani principali.

Nel tempo i preziosi masselli di granito che ornavano una parte del corso ed i lastricati ottocenteschi sono stati asportati (forse giacciono nei magazzini comunali ) e sostituiti con colate di asfalto che, durante la stagione estiva, come “corpi neri” assorbono calore e si trasformano in percorsi su “carboni ardenti”. Ipotizzare la sostituzione dell’asfalto con una lastricatura non solo risolverebbe il problema dei "corpi neri" ma potrebbe significare anche una sorta di definitiva riappropriazione della città da parte del cittadino poiché la pavimentazione in pietra naturale può riproporre la differenziazione dei singoli luoghi opponendosi all’omologazione imperante. Rappresenterebbe un' occasione di reinterpretazione della storia urbana attraverso la ridefinizione e la gerarchizzazione degli spazi e delle funzioni.

Il dislivello tra marciapiedi e strada è sensibile pertanto i pedoni inciampano ed, ogni tanto, qualche anziano rotola per terra ed i più faticano a riconoscere l'esistenza di un'isola pedonale.

Presunte gallerie laterali risultano poco invitanti, sporche e sicuramente non piacevoli da percorrere. Se poi vogliamo aprire un capitolo che riguarda la tanto decantata Cremona città della musica. Che cosa offriamo a chi la visita?

L’immagine di uno Stradivari riflessivo e problematico acquattato sulla pavimentazione stradale, facile oggetto di azioni di stupido vandalismo, che non assegna la giusta consacrazione all’illustre artigiano, ma lo imparenta con un mendicante.

Per chi entra sul corso per la prima volta questo offre forse una immagine raffinata?. Il ritratto di una città che vuol essere consacrata per la musica, che produce gli strumenti più delicati ed eleganti per fare musica classica, dovrebbe attrarre i palati più raffinati e sensibili e noi offriamo loro questo scempio !!!! Forse la collocazione della sua effige sul balcone della abitazione, dove risiedette con la sua prima moglie gli restituirebbe la giusta dignità che merita. 

Come sostenevano illustri esponenti della cultura architettonica i corredi e gli spazi urbani dovrebbero essere la rappresentazione delle nostre speranze e di una società migliore.

Corso Garibaldi è forse un’area d’incontro e di accoglienza?

Permette la libera circolazione di portatori di handicap o ipovedenti ?

E’ un bivacco? Per non parlare delle condizioni generali che produce “l’Oktober Fest locale.

E’ una area pedonale ?

E’ una ciclabile?

E’ un’autostrada o una strada a forte percorrenza? Vi sembra un luogo accogliente ed adeguato dove sostare o soggiornare ?

Come possiamo pensare di accogliere  turisti per la mostra di Jannello Torriani in queste condizioni ?

Che dire poi dei modestissimi luoghi di sosta e ricovero che motiverebbero l’operazione perché destinati ai giochi dei bambini?

I figli del dopoguerra erano più” ruspanti” e giocavano in strade deserte o nelle corti e, probabilmente, ne hanno ricavato esperienze emotive e sensoriali fantastiche.

Oggi sono “fiori di serra” e possono pretendere forse molto di più e gli spazi idonei a sviluppare la fantasia a Cremona non mancano.

Gli psicoterapeuti segnalano che i bambini esercitano la fantasia ed apprendono meglio se sono immersi in scenari immaginari.

E questo che offre attualmente Cremona non è sicuramente un paesaggio edificante.

Si voleva trovare motivi di attrazione per il commercio facendo leva sui bambini?

Forse se a loro si fosse dedicato una ludoteca assistita ( come nei centri commerciali) ,destinata a tutto l’asse commerciale Garibaldi-Campi dove questi avrebbero potuto soggiornare e solidarizzare, mentre i genitori  facevano shopping, sarebbe stato più opportuno.

Nel lontano’95 la Giunta Bodini avviò l’inizio di un programma di “qualità urbana” che ha dato e avrebbe potuto ,nel tempo, dare buoni risultati, ma immediatamente dopo, con i successivi amministratori, fu interrotto. Occorre ripetere con maggior energia  quella esperienza. La questione fondamentale è quella di affrontare con grande modestia, ma anche con grande sapienza ed eleganza questa porzione di città, come episodio di un tutto, cercando di evidenziare la sua specificità, la sua storia, il suo presente ed il suo futuro; ecco che allora questo spazio rivelerebbe un suo significato.   E se si volesse un po’ di tutto perché  non si sa che cosa decidere?

Per gli esercizi commerciali, per gli edifici che si affacciano sul corso e per la stessa città, rimarrebbe uno spazio grossolanamente  improvvisato e disordinato; un danno di immagine per tutti che dovrebbe essere risarcito.

Claudia Monteverdi (Cremona) 

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