In questa pagina ripropongo quanto scritto nel 2016 ed indico nei correlati materiale documentale del nostro archivio.
Quando un uomo, un compagno come Franco Dolci ci lascia, anche se all’età di 90 anni compiuti, ci coglie il dolore del lutto e la ‘ soddisfazione ‘ di averlo conosciuto.
Un uomo della sinistra cremonese, un pilatro del Partito Comunista Italiano che ha dedicato tutta la sua vita al movimento operaio ed alla lotta della sua emancipazione.
Parole e gergo del ‘900 ma che danno il senso a noi , giovani comunisti di allora, della via maestra che uomini come lui hanno tracciato.
Con la sua meravigliosa retorica dirà , nell’intervista che gli avevo fatto, che ha studiato i classi greci dai quali ha imparato come parlare alla gente. Diceva che un dirigente doveva essere chiaro e piacevole e così è sempre stato .
Quando noi ci avvicinammo al PCI trovammo in lui un punto di riferimento forte. Non condivise l’intervento russo del 1968 in Cecoslovacchia e ripetutamente ci parlava della necessità di costruire ‘un socialismo dal volto umano’.
Aveva cioè intuito il punto debole del comunismo che era quello di non mettere al centro anche la persona ma solo la collettività.
Insomma, con i suoi interventi, tracciava un percorso che – allora- ci faceva intravedere la possibilità del superamento della società capitalista con una società socialista che mettendo al centro i bisogni delle persone era in grado di coniugarli con gli interessi più generali.
Gian Carlo Storti
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