Ripropongo una frase del suo intervento che mi pare centrale: ‘ Chi amministra i territori a rischio naturale (ormai ben noti), terremoti o alluvioni che siano, non dovrebbe trincerarsi dietro il fatto straordinario o l’evento mai visto prima. Intanto perché, a guardar bene, di eccezionale non c’è quasi mai niente e l’evento che ieri accadeva ogni vent’anni, oggi avviene ogni anno. E secondo perché il cambiamento climatico in atto ha impresso ai fenomeni meteorologici un’accelerazione e un’imprevedibilità che impongono comunque un cambio di marcia significativo. Che va messo in opera durante tutto l’anno, perché la prevenzione si fa quando non piove e si fa con coraggio, attraverso una pianificazione che tenga conto degli eventi naturali, e arrivando fino a spostare le persone dai luoghi più pericolosi perché, in quei luoghi, il rischio lo hanno creato proprio loro. Non è questione di argini o barriere (sempre meno utili), ma di cultura’.
Infatti il comportamento dei politici nostrani è appunto quello di ‘trincerarsi dietro il fatto straordinario’. Sicuramente cambiare comportamenti amministrativi, ‘spostare le persone dai luoghi più pericolosi’ non è semplice ma è quello che si deve fare assieme ad una accurata attenzione al territorio (pulire fiumi e fiumiciattoli, bloccare l’espansione dell’uso del suolo, abbattere senza se e ma le costruzioni abusive ecc.)
Ora fare questo, per un amministratore, un politico in generale significa perdere voti, alleanze e consensi.
Tutti parlano di sviluppo , di aumento del PIL ecc. Ma è l’economia green il futuro e su questo non ci siamo ancora.
Dobbiamo riuscire a rovesciare il calzino e fare una ‘ grande rivoluzione culturale’ facendo sì che a perdere voti siano proprio quelli che non affrontano i problemi ambientali.
Per questo motivo bisogna ‘radicalizzare’ il movimento green che deve divenire non un ‘pallino’ , un’ossessione di pochi’ ma un fatto di massa , trasversale alla società ed alle classi sociali.
Deve vincere l’imprenditore green come i lavoratori che lottano per la tutela e la difesa dell’ambiente.
La terra, come si dice, non è nostra ma la usiamo in comodato gratuito per passarla alle future generazioni.
E purtroppo anche la sinistra ( variamente intesa) su questi versanti è ancora indietro e non lega lo sviluppo economico alla prospettiva green.
E’ necessario essere più determinati e trovare modalità di pressione ‘ sul potere’ più forti molto più incisive di quelle attuali.