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Il dopo referendum Luciano Pizzetti : sono amareggiato ma il voto è stato chiaro.La personalizzazione di Renzi è stata un errore.

In questa intervista, rilasciata a Gilberto Bazoli del giornale La Provincia, Luciano Pizzetti esprime la sua amarezza ed il fatto che con questo voto si è tornati alla prima repubblica. Critica Renzi per la personalizzazione e ritiene che si debba andare a votare presto ed anticipare il congresso del PD. Il brindisi della minoranza del PD per la sconfitta del SI non è un atto distensivo.

| Scritto da Redazione
Il dopo referendum Luciano Pizzetti : sono amareggiato ma il voto è stato chiaro.La personalizzazione di Renzi è stata un errore.

Il dopo referendum Luciano Pizzetti : sono amareggiato ma il voto è stato chiaro.

In questa intervista, rilasciata a Gilberto Bazoli del giornale La Provincia, Luciano Pizzetti esprime la sua amarezza ed il fatto che con questo voto si è tornati alla prima repubblica. Critica  Renzi per la personalizzazione e ritiene che si debba andare a votare presto ed anticipare il congresso del PD. Il brindisi della minoranza del PD per la sconfitta del SI non è un atto distensivo.

L’intera intervista .

Una riunione dopo l’altra, è appena uscito dalla conferenza dei capigruppo del Senato. Sono ore di fuoco per Luciano Pizzetti (Pd), il sottosegretario cremonese che ha contribuito a scrivere la riforma della Costituzione bocciata sonoramente dagli italiani.

Si aspettava un ‘no ’ con queste proporzioni? «Mi aspettavo una sconfitta, ma non in questa misura: gli ultimi dati che avevamo indicavano una differenza di dodici punti».

Si sente uno sconfitto? «Sto ricevendo molti messaggi di solidarietà, ma non è questo il punto. Come mi sento? Amareggiato. La riforma e la battaglia in sua difesa le ho fatte in modo convinto. Quando mi hanno proposto di candidarmi per il Senato, una delle ragioni per cui ho accettato era di spingere ad andare verso il superamento del Senato stesso. Penso di aver lavorato bene e con grande coscienza democratica» .

Rifarebbe la battaglia per la riforma? «Sì, la rifarei, con un presidente del Consiglio che stesse più nel merito delle questioni».

Ha avuto occasione di vedere Renzi? «Gli ho parlato anche stamattina (ieri, ndr )».

Com’era? «Segnato, sta decidendo cosa fare. Ma non mi pare rinunciatario » .

E il ministro Maria Elena Boschi ? «Ero con lei sino a pochi minuti fa. Come tutti noi, è provata. Però non siamo arrabbiati, o abbacchiati, ma consapevoli di averci tentato».

Al fondo, cosa dice il referendum? «Semplice: la maggioranza dei cittadini si è espressa in modo netto, anche se non sempre la maggioranza dei cittadini ha ragione. Non resta che prendere atto del fatto che gli italiani non vogliono cambiare il sistema politico. Con il risultato che tutto torna al punto di partenza: il bicameralismo perfetto, i conflitti continui tra Stato e Regioni e tutto il resto».

Quanto ha sbagliato Renzi? «Come ho già detto in altre occasioni, ha contribuito a trasformare il referendum in un atto di fiducia o sfiducia politica. I nostri avversari hanno colto questo errore e ci sono andati a nozze. L’esito finale è che siamo tornati esattamente alle condizioni della Prima Repubblica».

Un giudizio ingeneroso... «Perché? Il sistema è proporzionale: un terzo (il Pd), un terzo (il Movimento5 Stelle) e un terzo (il centrodestra). Chi lo fa in questa situazione il governo?».

Renzi dovrebbe dimettersi anche da segretario del Pd? «Non dovrebbe dimettersi ma portare il partito al congresso anticipato. Ma in altre occasioni non mi ha ascoltato e temo che farà la stessa cosa».

Perché lo dice?  «Mi pare che non sia granché intenzionato a restare».

La direzione nazionale del partito sarà una lotta all’ultimo sangue? «Il Pd è una comunità e le comunità funzionano quando chi vince non fa il padrone e chi perde non fa l’opposizione» .

Fuor di metafora? «Vedere esponenti di una parte del Pd brindare alla sconfitta del loro partito non crea certo i presupposti per un confronto».

Quando, secondo lei, si deve andare a votare? «In fretta, a febbraio. Fatta la legge di stabilità, ci sono tutte le condizioni tecniche per recarsi alle urne subito. Ma so anche che ciò che auspico difficilmente diventerà realtà».

A cosa si riferisce? «In tanti stanno lavorando per non andare al voto: Forza Italia, il Movimento 5 Stelle. Come sempre, quello che sembra naturale non si farà. Agli elettori dico questo: se c’è un partito che parla di fare le riforme, non votatelo perché vi sta pigliando per il naso».

C’è polemica per quei sindaci, come Gianluca Galimberti, che si sono spesi per il ‘sì’. «Maroni, Zaia, Toti non hanno battuto le piazze per il ‘no ’? Pure i sindaci della Lega non sono andati al pascolo. Anche stavolta, quanta ipocrisia».

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Intervista a cura di Gilberto Bazoli  pubblicata sul giornale La Provincia del 7 dicembre 2016

( la pubblicazione sul sito del welfare è stata autorizzata dallo stesso Luciano Pizzetti) 

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