Sabato, 20 aprile 2024 - ore 14.09

Il punto di Rosario Amico Roxas. ‘E io no!’

«In memoria di chi esercita la transumanza da un partito, dirigendosi, in mancanza di altro, verso la Lega di Salvini»

| Scritto da Redazione
Il punto di Rosario Amico Roxas. ‘E io no!’

C’è chi entra e chi non intende entrare; così è fatta la democrazia, che permette variazioni sul tema anche a 180°. Una persona, un voto, quindi esercito il mio diritto a pareggiare i conti con chi, invece, ritiene di entrare nel circuito salviniano, escludendo, nel modo più perentorio, ogni ipotesi di simpatia (politica) con tale Matteo Salvini, leader della destra estrema italiana ed esponente delle destre ultranazionaliste europee. La storia politica di Salvini non è proprio un esempio di coerenza ideologica, ma dubito fortemente che lo stesso disponga di un suo personale bagaglio ideologico-culturale. Un primo successo politico elettorale lo conquistò, giovanissimo, nel 1997, da capolista dei “Comunisti Padani”, quelli con il pugno chiuso, quando fece la sua campagna elettorale in quella invenzione bossiana del “Parlamento padano”; non fu un gran successo elettorale, ma servì a esibire un nuovo soggetto politico. Defenestrato Bossi e tutta la famiglia ittica, Salvini si lanciò alla conquista della posizione dominante nella Padania; lo fece mettendo da parte ogni scrupolo ideologico, attraverso alleanze fino ad allora impensabili, come quella con il Front National di Marine Le Pen, cui seguì l’avvicinamento al partito per la libertà (PVV) dell’olandese Geert Wilders, per giungere trionfalmente all’adesione politica con la nuova destra populista austriaca erede di Haider.

Un po’ per volta ha aperto quel pugno chiuso dell’esordio politico, fino ad arrivare al braccio teso e alla mano aperta dei neofascisti di CasaPound. Come in una perversa partita a scacchi, in poche o pochissime mosse, Salvini ha ribaltato la sua storia politica transitando dal rosso dell’esordio al nero dell’opportunismo populista. Il consenso elettorale, stando ai sondaggi, però, non gli risulta incoraggiante, non riuscendo a decollare dalla sfera intorno al 10%, quota che gli garantisce un minimo di sopravvivenza, ma lo esclude da posizioni-chiave nella gestione futura della Cosa Pubblica. Gli è andato male anche l’avvicinamento tentato con Donald Trump, fantasioso e folcloristico candidato alle presidenziali americane che lo ha smentito anche nel vantato augurio che gli avrebbe fatto, da candidato nevrotico alla Casa Bianca, di vedere il suo omologo italiano ai vertici di un futuro esecutivo. Deve essere intervenuto il noto “stellone” che protegge l’Italia dai più gravi disastri.

Il mio voto vale uno, esattamente come il voto di chi ripone in Salvini gli oneri di salvare l’Italia, così pareggiamo i conti!

Rosario Amico Roxas

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