Mercoledì, 24 aprile 2024 - ore 01.57

La Riforma mercato del lavoro in Spagna peggiora le flessibilità|N.Nicolosi

| Scritto da Redazione
La Riforma mercato del lavoro in Spagna peggiora le flessibilità|N.Nicolosi

La nota in allegato redatta delle due maggiori centrali sindacali, CC.OO. e UGT, della Spagna, è un chiaro ed inequivocabile segnale di come si vuole piegare il mercato del lavoro nel continente europeo.
In Spagna, la disponibilità dimostrata da CC.OO. e UGT a contrarre un accordo sulle politiche contrattuali, centrata sulla moderazione salariale non è servita a placare la sete del governo di destra di Mariano Rajoy.
La “Riforma del Lavoro” è stata approvata per decreto legge, e peggiora un mercato del lavoro già flessibile che sta producendo le disoccupazione più alta di tutta Europa. Se poi guardiamo all'occupazione giovanile, il dato diventa drammatico. Circa il 50% di disoccupati a fronte del 22% della disoccupazione generale.
La riforma del lavoro facilita  i licenziamenti: questa è la filosofia, utilizzando gli indennizzi, peraltro ridotti.
Le imprese fino a 50 dipendenti (sono il 99%) possono utilizzare un nuovo contratto con  libertà di licenziamento, senza indennizzo, durante il primo anno. Si elimina l'autorizzazione amministrativa per  i licenziamenti collettivi. Si facilitano i licenziamenti nella Pubblica Amministrazione.
La riforma assesta un colpo senza precedenti al diritto del lavoro spagnolo e indebolisce la contrattazione collettiva.
Come si evince dalla nota dei sindacati spagnoli, la filosofia che si sta sviluppando è in linea con i dettami delle istituzioni europee.
La ratio della scelta del Governo spagnolo è semplice: favorire l'impresa e penalizzare i lavoratori, cancellando i diritti, riducendo il salario, costruendo un nuovo modello di società, che vede l'essere umano soggiacere alla logica del profitto e dell'interesse economico! Permette alle imprese di non applicare i contratti collettivi, è un invito a non rispettare gli impegni contrattuali!
Le OO.SS. spagnole hanno già manifestato il 19 febbraio scorso contro il decreto legge portando in piazza circa due milioni id lavoratori in 57 città.
Ribadiranno il 29 febbraio prossimo, durante la Giornata Europea di mobilitazione, le loro posizioni contro le politiche economiche e sociali che il prossimo Consiglio Europeo del 2 e 3 marzo, assumerà su Fiscal compact.
Governance economica, Six Pack, Patto Europlus, sono gli altri provvedimenti assunti che graveranno pesantemente sulle condizioni materiali dei lavoratori e dei cittadini.
Ai sindacati e ai lavoratori spagnoli va tutta la nostra amicizia e solidarietà politica.
Il Sindacato europeo deve fare il salto qualitativo nelle proposte e nella protesta.
Il 29 febbraio sarà una giornata importante, ma ancora non si vede il cambio di passo che come CGIL abbiamo più volte rivendicato: lo Sciopero Generale Europeo.
Nicola Nicolosi
Segreteria Nazionale Cgil
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La nota delle centrali sindacali, CC.OO. e UGT, della Spagna

Una riforma del lavoro disegnata solo per soddisfare gli imprenditori e i mercati finanziari
La riforma del lavoro, adottata per decreto legge, è ingiusta per i lavoratori, controproducente per l'economia e inutile per la creazione di posti di lavoro. Ci è stata imposta dalle Istituzioni Europee, il Governo tedesco e il Fondo Monetario Internazionale. Per quanto riguarda la contrattazione collettiva, è in violazione dell'accordo appena firmato tra CCOO e UGT e le Organizzazioni datoriali spagnole (CEOE e CEPYME).
CCOO e UGT hanno deciso di rispondere con una mobilitazione forte e crescente: assemblee nei posti di lavoro; proteste in 57 città il 19 febbraio; nuove manifestazioni di protesta il 29 febbraio, in occasione della Giornata di Azione Europea.
CCOO denuncia da tempo la sostituzione della politica con l'economia e l'assalto alla democrazia lanciata dai poteri finanziari. Inoltre, le decisioni non vengono prese democraticamente nell'Unione Europea, con il controllo parlamentare; queste sono imposte su tutti dal Governo tedesco. La riforma dà un colpo senza precedenti al diritto del lavoro spagnolo, la contrattazione collettiva viene indebolita in maniera significativa e favorisce la distruzione di posti di lavoro, piuttosto che la loro creazione.

I. I licenziamenti sono più facili e meno costosi assicura che la maggior parte dei licenziamenti siano considerati giusti, con un risarcimento di 20 giorni di salario per anno lavorato. Risarcimento per licenziamenti senza giusta causa da 45 giorni per ogni anno lavorato (limite di 42 mensilità) a 33 giorni per ogni anno di sevizio (limite di 24 mesi). Si stabilisce per le aziende con meno di 50 addetti (99% del totale) l'utilizzo di una nuova forma contrattuale con licenziamento senza restrizioni, senza risarcimento, per il primo anno. Si elimina l'autorizzazione amministrativa per i licenziamenti collettivi. Facilita il licenziamento nei contratti di lavoro della Pubblica Amministrazione. Apre la porta a coloro che percepiscono indennità di disoccupazione di effettuare lavori nei servizi pubblici.

II. Il diritto alla contrattazione collettiva è seriamente deteriorato
Ribaltando l'accordo raggiunto dagli interlocutori sociali si permette agli imprenditori a non applicare, unilateralmente, i contratti collettivi in materia di salario, orario e altre condizioni di lavoro, per un gran numero di situazioni. Si prevede un arbitrato obbligatorio e si pone fine alla validità di tutte le condizioni di un accordo (ultra-attività) due anni dopo la scadenza della sua
vigenza iniziale.
Promuove l'individualizzazione dei contratti di lavoro.
Si stabilisce la preferenza assoluta degli accordi aziendali su quelli di
categoria.

III. I contratti di lavoro diventano più precari
con il nuovo contratto per le PMI con il libero licenziamento.
Con un nuovo contratto di “formazione” per i giovani (fino a 30 anni) con poca
formazione (15 % della settimana lavorativa) e senza diritti.
I contratti part-time sono modificati per permettere la realizzazione dello
straordinario e la modifica dell'orario di lavoro da parte delle aziende.
IV. E' un assalto al diritto alla salute
Si stabilisce che un lavoratore che si assenta per giustificata malattia il 20 %
delle ore di lavoro, in maniera intermittente, per due mesi, possa essere
licenziato per giusta causa.
CCOO e UGT intenteranno causa contro il Decreto legge per incostituzionalità e
presenteranno una denuncia all'OIL in violazione della Convenzione Fondamentale n.
98 sul diritto di associazione e contrattazione collettiva.

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