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La bandiera rossa sventola sul Terzo Reich. E’ il 9 maggio 1945

La foto della bandiera rossa sul Reichstag Fu scattata 70 anni fa sul tetto del parlamento tedesco a Berlino, è l'immagine simbolo della fine della Seconda guerra mondiale

| Scritto da Redazione
La bandiera rossa sventola sul  Terzo Reich. E’ il 9 maggio 1945

La bandiera rossa sventola sul  Terzo Reich. E’ il 9 maggio 1945

La foto della bandiera rossa sul Reichstag Fu scattata 70 anni fa sul tetto del parlamento tedesco a Berlino, è l'immagine simbolo della fine della Seconda guerra mondiale

Nelle prime ore del mattino del 2 maggio 1945, il tenente Yevgeny Khaldei, un giornalista dell’Armata Rossa (l’esercito dell’Unione Sovietica), salì sul tetto del Reichstag, la sede del parlamento tedesco e il luogo dell’ultima disperata difesa dei soldati nazisti di fronte all’avanzata dei sovietici. Arrivato in cima, Khaldei scattò quella che è diventata una delle fotografie più famose del Ventesimo secolo: un soldato russo che sventola la bandiera sovietica sullo sfondo delle rovine di Berlino. Quella fotografia è diventata il simbolo della fine della Seconda guerra mondiale, il più violento conflitto a cui l’umanità abbia mai assistito.

LA CADUTA DI BERLINO

Il 26 aprile iniziò la seconda fase, quella conclusiva, dell’ “operazione Berlino”, cioè la liquidazione dei raggruppamenti tedeschi che difendevano la capitale e l’attacco operato dall’esercito sovietico su di un larghissimo fronte lungo l’Elba.

Il comando tedesco, prima ancora che fossero circondate le truppe di stanza a Berlino, inviò ad est la XII armata del generale Wenck, già destinata a lanciare un offensiva contro le truppe americane attestate in Europa. Su questa armata i capi nazisti, che si erano rifugiati nei bunker della cancelleria del Reich, riponevano ormai tutte le loro ultime speranze. L’armata di Wenck doveva, attaccando a sud di Berlino, liberare dall’accerchiamento il gruppo d’armate di Francoforte-Guben. Ma questa manovra aveva anche un fine politico: dimostrare alle potenze occidentali che la resistenza davanti alla loro avanzata era, di fatto, cessata. L’armata rossa mandò a monte tutti i tentativi dei tedeschi di uscire dall’isolamento o di rompere l’accerchiamento dall’esterno. L’armata di Wenck venne annientata e i superstiti fuggirono verso ovest per consegnarsi alle truppe americane.

 Per il 1° maggio la liquidazione del raggruppamento di Francoforte-Guben era completata. Contemporaneamente erano in corso violenti scontri per annientare le truppe che difendevano Berlino.

 All’interno della città erano state costruite più di 400 fortificazioni in cemento armato, mentre le costruzioni sotterranee, i ponti distrutti e i canali erano stati trasformati in punti di difesa. I nazisti contavano su scontri isolati, casa per casa, quartiere per quartiere, che avrebbero fiaccato le forte dell’esercito sovietico.

 Ma le truppe sovietiche, aggirando le fortificazioni nemiche, attaccando a gruppi, passo dopo passo avanzavano, circondando il nemico. Gli edifici, trasformati in fortificazioni e centri di resistenza, venivano distrutti dall’artiglieria. Verso il 28 aprile, il territorio occupato dai tedeschi si era ridotto a una stretta striscia. che passava per il centro di Berlino, battuta continuamente dall’artiglieria sovietica. Il 29 e il 30 aprile ci fu lo scontro decisive per la conquista del settore centrale della città. I sovietici raggiunsero il Reichstag, la cancelleria del Reich, nei cui sotterranei si nascondevano Hitler e i suoi intimi, e la porta di Brandeburgo. La battaglia si fece ancora più cruenta, poiché il Reichstag e le zone adiacenti erano ben fortificati e difesi.

 Il gruppo di 5 mila soldati attestati nella zona si difendeva con l’accanimento di chi sente prossima la fine. Alcuni soldati sovietici erano per. riusciti ugualmente a entrare nel Reichstag. Al sergente M. A. Egorov e al soldato semplice M. V. Kantarija, del 756° reggimento di fanteria della 150a divisione, che partecipavano all’attacco al palazzo, venne consegnata la bandiera rossa da innalzare sul palazzo. Dopo tremendi scontri nel Reichstag ormai in fiamme, Egorov e Kantarija, appoggiati dai soldati al comando del sottotenente A. P. Berest, all’alba del 10 maggio innalzavano la rossa bandiera della vittoria sul palazzo che era il simbolo del Terzo Reich, della Germania nazista.

 La caduta del Reichstag demoralizzò definitivamente i nazisti e le truppe della guarnigione di Berlino incominciarono ad arrendersi. La sera del 30 aprile Hitler si suicidò e il suo corpo venne dato alle fiamme. Prima di morire Hitler lasciò un testamento politico “nel quale designava presidente del Reich e comandante supremo delle forze armate l’ammiraglio Karl Dönitz e nominava cancelliere Goebbels. Bormann avrebbe dovuto essere “ministro del partito” e il collaborazionista austriaco Seyss-Inquart e più recentemente governatore dell’Olanda, ministro degli esteri.

 La notte del 1° maggio Goebbels e il sostituto di Hitler, Bormann, che si trovavano nella cancelleria del Reich da dove dirigevano la resistenza della guarnigione berlinese, inviarono il nuovo comandante dello stato maggiore dell’esercito, general Krebs, dal general ÄÂŒuikov, che comandava le truppe sovietiche impegnate nella conquista della capitale.

 Come si chiarì nel corso dell’interrogatorio di Krebs, egli avrebbe dovuto vedere se fosse stato possibile indurre il comando sovietico a trattative di pace separata con i rappresentanti nazisti e contemporaneamente mettere in urto i sovietici con gli alleati occidentali. Il comando sovietico ingiunse categoricamente a Krebs di porre fine alla resistenza delle truppe tedesche e pose come condizione la capitolazione incondizionata.

 Poiché Krebs non disponeva dei pieni poteri, venne rimandato alla cancelleria. In quello stesso giorno, convinti che le loro manovre non avrebbero potuto ingannare il comando sovietico, Göebbels e Krebs si suicidarono, mentre Bormann cercò di fuggire. A tutt’oggi non si sa che fine abbia fatto.

 Il 2 maggio le truppe naziste a Berlino erano liquidate e il 7 maggio le truppe sovietiche giungevano all’Elba su un ampio fronte. Durante l’assedio di Berlino i tre fronti sovietici avevano duramente sconfitto i raggruppamenti nazisti, provocato la disfatta delle truppe tedesche e conquistato Berlino.

 Con la caduta di Berlino cessò di esistere il gruppo d’armate “Centro”. Il nemico aveva avuto circa 250 mila morti e 480 mila prigionieri. Le truppe sovietiche si impadronirono di tutti gli armamenti. La grande esperienza, la forza e la capacità militare che l’armata rossa aveva acquisito in quattro anni di guerra emersero con grande evidenza durante la presa di Berlino.

 Questa impresa coronò la pesante e sanguinosa lotta che il popolo sovietico aveva condotto per la libertà propria e degli altri popoli d’Europa. La caduta di Berlino decretò anche la definitiva disfatta della Germania nazista, lo sfacelo del suo apparato statale e del suo sistema economico. Tuttavia la guerra non era finita, dato che restava da completare la liberazione della Cecoslovacchia.

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Fonte: www.resistenze.org  - cultura e memoria resistenti - storia - 02-05-10 - n. 317 da Accademia delle Scienze dell'URSS, Storia universale vol. X, Teti Editore, Milano, 1975-Capitolo XIV: Disfatta e capitolazione incondizionata della Germania nazista

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