Mercoledì, 24 aprile 2024 - ore 01.59

La Repubblica Ceca mette a rischio la TAP

I legami economici con la Russia la vera ragione della cautela dimostrata anche nei confronti dell'Ucraina

| Scritto da Redazione
 La Repubblica Ceca mette a rischio la TAP

Il Governo di Praga, dopo avere ventilato il veto alla concessione dello status di candidato alla membership UE all'Albania, mette a serio repentaglio la sicurezza del Gasdotto Trans Adriatico.Un no secco all'Albania, con l'occhio schiacciato verso la Russia, e tanta timidezza nei confronti dell'Ucraina. Nella giornata di giovedì, 12 Giugno, la Repubblica Ceca ha ventilato l'ipotesi di bloccare il riconoscimento dello status di Paese candidato alla membership dell'Unione Europea all'Albania.Come riportato dall'autorevole Euractiv, la posizione della Repubblica Ceca è motivata dal divieto ad operare in Albania, e dal successivo commissariamento, imposto dal Governo di Tirana alla compagnia energetica Ceca CEZ Shperndarje.L'atteggiamento del Governo albanese nei confronti della compagnia energetica ceca rischia di compromettere l'ingresso dell'Albania in Europa: un passo di estrema importanza geopolitica per tutta l'Unione Europea, destinato ad incrementare la sicurezza nazionale ed energetica dei Paesi membri dell'UE, sopratutto dell'Italia.L'Albania è infatti uno dei Paesi di transito del Gasdotto Trans Adriatico -TAP- infrastruttura progettata per veicolare in Italia dalla Grecia 10 Miliardi di metri cubi di gas all'anno proveniente dall'Azerbaijan, supportata dall'Europa per diversificare le fonti di approvvigionamento di gas da quelle di Algeria e Russia.La TAP non è utile solo a decrementare la dipendenza energetica dell'Europa dalla Russia, ma per l'Italia, questo gasdotto è necessario per abbattere la bolletta energetica per industrie ed utenti privati, creare nuovi posti di lavoro, e diventare l'hub in Europa della distribuzione del gas dell'Azerbaijan.A dare una spiegazione supplementare all'opposizione di Praga all'ingresso in UE dell'Albania è la nuova politica estera adottata dal Governo ceco, composto da una Grande Coalizione tra i socialdemocratici del CSSD del Premier, Bohuslav Sobotka, dai liberal-democratici del movimento ANO, e dai cristiano-democratici del UKD-CLS.Secondo l'autorevole centro studi OSW, il Governo Sobotka ha appiattito la politica estera della Repubblica Ceca a logiche puramente economiche, e, così, ha mantenuto una posizione morbida, talvolta accomodante, nei confronti della Russia: il Paese verso il quale la Praga ha moltiplicato il suo export di più del 130% dal 2009.Prova dell'atteggiamento morbido della Repubblica Ceca, come rilevato dall'OSW, è l'opposizione di Sobotka in ambito europeo alle dure sanzioni proposte nei confronti della Russia da Stati Uniti ed Unione Europea.

Sobotka, sulla medesima onda di Mosca, si è anche detto contrario all'incremento della presenza di reparti militari NATO per tutelare la sicurezza nazionale dei Paesi dell'Europa Centro-Orientale, come invece richiesto a gran voce da altri Stati della regione, come Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania: comprensibilmente terrorizzati per la rinata aggressività di stampo imperialista della Russia di Putin ai loro confini.A favorire la politica di appeasement di Praga nei confronti di Putin è anche la posizione del Presidente della Repubblica, Milos Zeman, che oltre a vantare tra i suoi stretti collaboratori un consigliere della compagnia energetica russa Lukoyl, si è  speso per incrementare gli investimenti russi in Repubblica Ceca, ed ha dichiarato irreversibile l'annessione militare della Crimea alla Federazione Russa.Come rileva l'OSW, l'"economizzazione" della politica estera di Praga chiude definitivamente con la tradizionale vocazione della Repubblica Ceca, che è stata sempre in prima fila nel supportare lo sviluppo della Democrazia e dei Diritti Umani nel Mondo, sopratutto quando a Capo del Ministero degli Esteri è stato il Leader del movimento liberal-conservatore TOP09, Karel Schwarzenberg.A dire il vero, la politica di Schwarzenberg -legata a filo diretto con quella del Primo Presidente ceco, lo storico dissidente Vaclav Havel, nonostante la stretta collaborazione tra Praga e Mosca stabilita sulla base dell'amicizia personale tra l'ex-Presidente ceco, il conservatore Vaclav Klaus, e Putin - è stata ripresa dall'attuale Capo della Diplomazia Ceca, il socialdemocratico Lubomir Zaoralek.Tuttavia, dopo avere duramente contestato l'aggressione militare della Russia all'Ucraina, Zaoralek è stato criticato dai suoi colleghi socialdemocratici, e, da allora, la politica estera ceca sul fronte orientale è stata condotta da Sobotka e Zeman.

A parole con Putin, ma di fatto con la NATO

Nonostante la contrarietà pubblica all'incremento delle strutture difensive della NATO in Europa Centro-Orientale, la Repubblica Ceca ha tuttavia dimostrato, nei fatti, di temere anch'essa possibili aggressioni da parte della Russia.Il Ministro della Difesa ceco, il liberal-democratico Martin Stropnicky, ha messo a disposizione quattro velivoli militari JAS-39 Gripen, e 300 soldati, per rafforzare la difesa NATO in Europa Centro-Orientale.Inoltre, Stropnicky ha anche incrementato le risorse di bilancio destinate all'esercito, che, per la prima volta dopo anni di tagli e riduzione di dotazioni, riceverà un incremento di 1,58 Miliardi di Euro.

Matteo Cazzulani, Analista Politico dell'Europa Centro-Orientale Twitter @MatteoCazzulani

 

 

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