Mercoledì, 24 aprile 2024 - ore 17.15

NO alla Fera di Usei a Canzio

Come esposto nel comunicato stampa, Freccia 45 sarà presente al presidio informativo il 28 Agosto 2016 dalle ore 09:00 alle ore 17:00 presso il Palazzetto dello sport "Centro Green Six", piazza Giovanni XXIII (zona via Rimembranze)

| Scritto da Redazione
NO alla Fera di  Usei a Canzio

Gentili signori e signore, ho appreso dal sito web del Comune di Canzo che il 28 Agosto si svolgerà a Canzo (CO) la “55° FERA DI USEI” con rassegna di caccia, pesca, animali da cortile, dimostrazione di chioccolo, tiro con carabina, falchi e falconieri, mostra di cani da caccia, prova di cani da ferma su quaglie, mostra trofei ungulati.

Ho visto il video promozionale di una scorsa edizione con immagini deprimenti accompagnate da considerazioni sulla fiera: “la difesa della caccia è la difesa del territorio”, “turismo ambientale”, “offre qualcosa di rilassante e piacevole”, “i cacciatori sono i veri amici della natura”.

Le fiere degli uccelli sono un desolante mercato della schiavitù legato ai soli interessi dell'attività venatoria Contestare la caccia con le argomentazioni che adducono le associazioni animaliste è facile ma provoca una reazione contraria da parte delle associazioni venatorie pertanto è utile leggere che cosa scrivono "i veri amici della natura".

A proposito della caccia con il chioccolo:  “Il chioccolo è una tecnica umana nata in tempi antichissimi per imitare il canto degli uccelli e per la necessità di attirare, con il richiamo, gli uccelli migratori. (…) Il cercare di attirare gli uccelli imitandone il verso per farli cadere nelle trappole costruite dall’uomo è una pratica che viene da molto lontano, dapprima erano reti a vischio, poi l’avvento della polvere da sparo ci porta ai giorni nostri con le armi da fuoco. Gli antenati del nostro chioccolo sono certamente i fischietti, gli zufoli. (…) il cacciatore che utilizza questa tecnica venatoria (...) è colui che ha dovuto imparare la lingua del selvatico incuriosendolo e instaurando, in questo modo, un dialogo con l’animale che si cela nella macchia e che deve fare uscire allo scoperto, facendogli superare la sua diffidenza. (...)” Una volta superata la diffidenza, arriva la morte. Meglio essere diffidenti verso "i veri amici della natura".

L’amore che i cacciatori sbandierano per i loro cani non trova riscontro in ciò che spesso scrivono sui loro siti web :“Il cane nella caccia al cinghiale è costantemente al fronte. È lui che porge il petto nell’assalto all’arma bianca del nemico. E le ferite se non sono mortali sono ugualmente profonde e dolorose. (…) è tuttavia frequente che il cane nel corso della sua carriera le buschi. Quando accade è la fortuna che deve darci una mano. Una ferita superficiale aiuta il nostro amico a capire che il cinghiale va trattato con le pinze; una ferita profonda ci fa correre dal veterinario. Il reiterarsi di incidenti invece ci fa comprendere che quel determinato soggetto va accantonato; arreca danno a se stesso, ci fa spendere soldi per cure e medicine ed aumenta in modo esponenziale il coefficiente di rischio anche per i compagni che cacciano al suo fianco. Nel contatto con il cinghiale la fuga non è disonorevole. Il cane che al primo accenno di carica scatta indietro come una molla è un cane furbo, che tiene alla sua pelle. I brocchi restano lì a ciondolare e a far da bersaglio. I matti vanno a morire. (…)” I cani da caccia non sono affatto matti ma li si fa ammattire col trattamento che si riserva loro.

Gli esempi di cosiddetto amore verso la natura sono innumerevoli: basta leggere riviste specializzate e siti web che trattano di caccia, guardare immagini e video, per rendersi conto di quanto sangue sia sparso in nome di uno sport sui generis.

A Canzo sarà praticata anche la falconeria che, pur essendo legalmente riconosciuta, prevede di tenere prigionieri animali selvatici: questa è di per sé una contraddizione della natura, una forzatura dell’etologia dell’animale.

Non vi è nulla di divertente nel vedere un rapace che si esibisce comandato dall’uomo: c’è da provare solo compassione. Gli spettacoli di falconeria, valendosi del solito alibi della tradizione e della storia, in realtà sono una delle purtroppo innumerevoli forme di sfruttamento di animali, mascherato da amore per gli animali stessi. Nessun animale dovrebbe essere sfruttato in nome di nessuna tradizione, cultura e storia. Questa volta, a farne le spese sono uccelli rapaci protetti, allevati, addestrati e privati della libertà, con il permesso di volare e cacciare a comando.

Dietro la falconeria c'è un consistente commercio di rapaci nati in cattività ma che derivano da uccelli predatori selvatici, considerati protetti dalla Legge 157/92 e ancora prima inseriti nell’allegato I della Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE. I rapaci necessitano di una particolare protezione, vale a dire di misure speciali di conservazione per garantirne la sopravvivenza e la riproduzione nella loro area di distribuzione: il prelievo di esemplari catturati in natura e poi fatti riprodurre incrociandoli tra specie affini è una pratica inconcepibile in un’ottica protezionista di queste specie a rischio.

Come esposto nel comunicato stampa, Freccia 45 sarà presente al presidio informativo il 28 Agosto 2016 dalle ore 09:00 alle ore 17:00 presso il Palazzetto dello sport "Centro Green Six", piazza Giovanni XXIII (zona via Rimembranze) in virtù del fatto che informare è un dovere e avere informazione è un diritto. E' con l'informazione che si riesce a smascherare questo inganno disintegrando la crudeltà su cui è costruito.

 Paola Re Responsabile petizioni FRECCIA 45 Associazione per la protezione e difesa animale

http://www.freccia45.org/

1500 visite
Petizioni online
Sondaggi online

Articoli della stessa categoria