Martedì, 16 aprile 2024 - ore 16.44

Piacenza Dai bambini per i bambini da 70 anni Di Yves Kugelmann – Fondazione Anne Frank di Basilea

"Per quanto riguarda l'educazione dei figli, penso che si debbano insegnare loro non le piccole virtù, ma le grandi. Non il risparmio, ma la generosità e l’indifferenza al denaro; non la prudenza, ma il coraggio e lo sprezzo del pericolo; non l’astuzia, ma la schiettezza e l’amore della verita; non la diplomazia, ma l’amore al prossimo e l’abnegazione; non il desiderio del successo, ma il desiderio di essere e di sapere".

| Scritto da Redazione
Piacenza Dai bambini per i bambini da 70 anni Di Yves Kugelmann – Fondazione Anne Frank di Basilea

Il discorso scritto da Yves Kugelmann della Anne Frank Foundation di Basilea, oggi ospite a Piacenza dell'evento "Domani scriverai ancora...sulle tracce di Anna Frank", che ha coinvolto le classi delle scuole medie Calvino e Frank aderenti all'omonimo progetto formativo, ideato da Danièle Noel Roux, presente stamani per l'occasione presso la sede del Cai alla Cavallerizza.

Sono intervenuti anche il sindaco Paolo Dosi, l'assessora alle Politiche Giovanili e Scolastiche Giulia Piroli ed Ettore Fellegara, presidente della sezione provinciale dell'associazione Reduci e Combattenti.

Il progetto è stato coordinato dalle insegnanti Silvia Dallavalle ed Elena Cordani per la scuola Calvino (presente anche la dirigente Elisabetta Ghiretti), mentre per la scuola Anna Frank i docenti referenti sono Paola Uber, Franco Valuto e Giovanna Solari.

L'accompagnamento musicale è stato curato dal Collettivo 21 del Conservatorio Nicolini, con i musicisti Giulia Pastorino e Milian Minic, diretti dal Maestro Carlo Goldstein.

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Cosi scriveva quell'immensa esponente della letteratura italiana che è stata Natalia Ginzburg.

II 27 gennaio 1945 l'Armata Rossa liberò il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau e i due campi di concentramento di Auschwitz. Otto Frank fu fortunato. Poco prima era sfuggito alla famigerata marcia della morte. Le sue figlie non erano già piu ad Auschwitz. Settimane prima erano state deportate a Bergen-Belsen e là erano morte, tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo del 1945, di fame, freddo e malattia. Edith morì di stenti ad Auschwitz all'inizio di gennaio. Gli altri abitanti della "casa sul retro" (cosi era detto l'alloggio segreto della famiglia) morirono in campi diversi.

Nel 2005 le Nazioni Unite dichiararono il 27 gennaio Giorno Internazionale della Memoria dell'Olocausto. II ricordo delle vittime, però, ha senso solo se dalla guerra e dalla distruzione si impara qualcosa, ricordando le vittime di allora e mettendo al centro coloro di cui si parla in queste ore, in fuga da altrettanta povertà, persecuzione e violenza.

Nel XIX secolo emigrarono centinaia di migliaia di europei. Indigenza, disperazione e guerre li costrinsero a fuggire verso il Nord e il Sud America. Spesso fu un addio tragico dal Paese natale. Era un bisogno urgente a spingerli verso l'ignoto. Un secolo, un'era di migrazioni, che da tempo non fa più parte della coscienza e nemmeno della memoria dell'Europa e che invece ha reso grande l'America. Nella postfazione a "Sull'oceano", cronaca del viaggio verso Montevideo compiuto da Edmondo de Amicis nel 1884, scrive Erri de Luca: "I migranti di oggi pagano un prezzo altissimo per viaggiare nelle peggiori condizioni mai viste nell'intera storia dell'umanita. Peggiori ancora delle navi che portavano gli schiavi dalI'Africa, perché quelli dovevano arrivare forti e sani per poter essere venduti. Venivano pagati alla consegna. I migranti di oggi sono invece una merce che non interessa a nessuno. Pagano in anticipo e quando annegano a frotte, nessuno chiede della consegna. Oggi un corpo umano nel Mediterraneo e Ia piu remunerativa di tutte le merci: fa guadagnare molto, non richiede imballaggi, occupa poco spazio, può venire trascinato, gettato in mare e scaricato in qualsiasi posto".

Il bisogno degli uomini oggi e lo stesso di quello di un tempo, anche se le cause sono diverse. Ciò che una volta chiamavamo emigrazione, nei discorsi di oggi e diventata una colpa che denigra ed emargina persone che proprio questo bisogno ci fa classificare come rifugiati, migranti, richiedenti asilo, profughi per motivi economici. Minacciati nel corpo e nell'anima da guerre o povertà, se ne vanno verso Paesi che non solo vedono il mondo attraverso la lente dell'emarginazione, ma che sono anche responsabili delle minacce da cui questi uomini e queste donne fuggono attraverso il mare, rischiando la vita, per bussare alle loro porte: vengono tacitamente accettati secoli di colonialismo, sfruttamento, destabilizzazione del Nord Africa e del Vicino Oriente, cui si aggiunge il fatto che molte di queste persone fuggono da armi che arrivano proprio dall'Occidente.

La crisi dei migranti è venuta alla ribalta a Lampedusa, alla Stazione Centrale o al confine di Ventimiglia. Proprio l'Italia ha mostrato all'Europa che nell'emergenza non si devono chiudere gli occhi, anche se l'Europa lo ha fatto.

Se oggi ci troviamo qui insieme, è per onorare i bambini come ci insegna Natalia Ginzburg. Avete beneficiato dell'energia e dell'aiuto di insegnanti motivati, con cui avete scritto testi meravigliosi, toccanti e sinceri. Il Diario di Anna Frank è il punto di partenza simbolico di questo percorso. Ma oggi si tratta di voi. Dovete riflettere e interiorizzare. II Diario di Anna Frank è stato pubblicato per la prima volta settant’anni fa e ha fatto la sua strada. Lo stesso anno è stata fondata I'Unicef. La Fondazione Anna Frank di Basilea, che gestisce i diritti di pubblicazione del diario, ha avviato cinque anni fa una collaborazione con l'Unicef. Per ogni copia venduta una parte dei proventi viene devoluta all’associazione umanitaria. In quasi ogni esemplare si trova una pagina che parla delI'Unicef. In questo modo bambini e ragazzi possono aiutare altri bambini e ragazzi, profughi siriani che anche quest'inverno sono dovuti fuggire dalla guerra civile percorrendo mezza Europa per chiedere asilo, ma trovandosi spesso anche di fronte a porte chiuse, ignoranza e disprezzo.

"Mai più" può significare solo che qui lavoreremo, oggi e nei giorni a venire, affinché mai più i bambini e le loro madri debbano essere costretti a fuggire dalla guerra, dalla persecuzione e dalla povertà. Altrimenti sarebbe la resa definitiva delle nostre societa democratiche. In quest'ottica Otto Frank fondo nel 1963 la Fondazione Anna Frank. Con il diario della figlia intendeva dimostrare l’avversione alla guerra e alla discriminazione. Voleva opporsi ad ogni forma di emarginazione e persecuzione razziale, all'antisemitismo, alla discriminazione di persone di qualsiasi cultura, religione o orientamento sessuale. Con i proventi del libro intendeva contribuire alla costruzione di una società equa. E quello che l'organizzazione fa ogni giorno.

Dopo l'Olocausto Natalia Ginzburg ha lavorato presso Einaudi, la casa editrice del Diario di Anna Frank in Italia. Nella prefazione al libro scrive: "Sono parole come queste, sono pagine come queste che fanno del suo diario qualcosa di più d'un semplice documento umano; sono pagine come queste che ci fanno tornare a questo libro, vincendo la pietosa emozione che ci dà l'innocente e garrula voce a cui fu imposto silenzio.".

Grazie a tutti voi per questo progetto. A tutti gli insegnanti e ai rappresentanti cittadini che hanno reso possibile I'evento di oggi. Grazie Carlo, grazie a Enrico Bertè. Un grazie di cuore a Danièle, la mamma di questo progetto, e al suo spirito di iniziativa.

Grazie a voi tutti studenti. Siamo fieri di voi e della vostra città.

 

 

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