Venerdì, 19 aprile 2024 - ore 21.40

Pianeta migranti. Meno morti nel Mediterraneo e più morti nel deserto

Il deserto del Sahara è teatro di una tragedia internazionale. Centinaia di migranti vengono abbandonati nelle sabbie infuocate senza acqua né cibo. Fuori dallo sguardo dei media. E’l’effetto delle politiche europee di esternalizzare il controllo delle frontiere al sud della Libia.

| Scritto da Redazione
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Pianeta migranti. Meno morti nel Mediterraneo e più morti nel deserto.

Il deserto del Sahara è teatro di una tragedia internazionale. Centinaia di migranti vengono abbandonati nelle sabbie infuocate senza acqua né cibo. Fuori dallo sguardo dei media. E’l’effetto delle politiche europee di esternalizzare il controllo delle frontiere al sud della Libia.

I trafficanti attivi lungo le rotte migratorie africane abbandonano centinaia di migranti mentre tentano di attraversare il Sahara e li lasciano morire lì. Lo fanno per sfuggire al controllo delle milizie del Niger.

L'Unione europea e le Nazioni Unite accusano i trafficanti di aver spostato "la trappola di morte dal Mediterraneo al deserto del Sahara". Ciò è una diretta conseguenza della stessa politica europea che esternalizza il controllo delle sue frontiere a paesi come il Niger e ad altri dell’area, ai quali fornisce anche sostegno finanziario e logistico affinchè le loro milizie e i corpi di polizia fermino i flussi dell'Africa Occidentale che attraversano il nord del Niger, diretti verso la Libia e l’Algeria. L'UE ha già impegnato 610 milioni di euro -dei fondi destinati alla cooperazione- per programmi di contrasto in Niger.

L’OIM (organizzazione internazionale per le migrazioni) sostiene che questi programmi hanno ridotto sensibilmente i flussi che passano dal Niger. Nel 2016, sono stati arrestati più di 100 trafficanti e sequestrati più di 95 veicoli; oltre 2000 migranti intercettati al confine Niger-Libia, sono stati rinviati nei paesi d'origine.

Per l’Europa si tratta di buoni risultati. Ma la repressione non ha fermato il viaggio dei migranti. "Le rotte avvengono su percorsi più pericolosi che espongono i migranti a maggiori rischi". Lo dichiara Monica Chiriac, portavoce dell'OIM in Niger.

Si stima che, almeno 6.000 persone al mese stiano percorrendo un tragitto più rischioso che punta verso est, attraverso il confine con il vicino Ciad. Il flusso è continuo: nei primi mesi del 2017 in Niger sono entrati circa 60mila nuovi migranti.

Queste azioni di contrasto messe in atto in Niger hanno reso i trafficanti ancora più clandestini e criminali: pronti a scaricare i migranti nel deserto ad ogni evenienza. Così, nel 2017 i morti sono aumentati. Lo sostiene Taher Lawal, che lavora nella Croce Rossa nigeriana nella città-oasi di Bilma, situata lungo percorso migratorio. Secondo la sua organizzazione, nel mese di maggio, oltre 40 migranti, tra cui vari bambini e neonati, sono morti nel deserto bloccati da un guasto del veicolo. Il fatto è stato reso noto dai pochi sopravvissuti che, dopo giorni di cammino, sono arrivati in un villaggio e si sono salvati. Ciò significa che si hanno notizie dei morti nel deserto solo da chi riesce a scampare al pericolo. Si dovrebbero, invece incentivare ed espandere le missioni di ricerca e di salvataggio dei dispersi.

Secondo la Croce Rossa del Niger, il numero di morti finirà col raggiungere quello dei naufraghi del Mediterraneo perchè, bloccare le frontiere al sud della Libia non è una soluzione, ma solo uno spostare il problema in un’area fuori dalla vista dei media e del mondo.

Il numero crescente delle vittime dimostra che l'Unione europea e il Niger non si preoccupano di tutelare i diritti umani dei migranti ma solo delle operazioni di repressione. Ancor più grave è il fatto che, per queste operazioni, l’Europa utilizzi i fondi della cooperazione internazionale destinati a obiettivi di sviluppo e di lotta alla povertà e che dovrebbero creare opportunità di vita a quanti sono tentati di fuggire per sopravvivere.

Link:  http//www.nytimes.com/2017/08/22/opinion/migrants-dying-sahara-niger.html?mcubz=0  

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