Giovedì, 25 aprile 2024 - ore 08.08

Pianeta migranti. Profughi somali vittime della guerra in Yemen

Rifugiati somali intrappolati in Yemen, tra la guerra e la carestia. 42 sono morti nell’attacco di un elicottero da guerra Apache alla barca che li trasportava, probabilmente, in Sudan.

| Scritto da Redazione
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La guerra nello Yemen non risparmia nessuno. Finora vi hanno trovato la morte almeno 10.000 persone, la gran parte civili, moltissimi bambini. Molte delle armi utilizzate sono partite a più riprese dalla Sardegna, come denunciato da numerose organizzazioni italiane e come riportato anche da Pianeta Migranti. Sono stati bombardati persino ospedali e presidi sanitari di organizzazioni internazionali la cui collocazione era ben conosciuta. I morti tra il personale sanitario e i pazienti sono stati numerosi. I bombardamenti indiscriminati hanno costretto le organizzazioni umanitarie a ritirarsi da intere regioni che sono rimaste senza nessuna assistenza. Paradossalmente non desta allora nessuna sorpresa che pochi giorni fa sia stato attaccato anche un barcone che trasportava migranti.

Secondo l’UNHCR, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati, nella deprecabile azione sono morti almeno 42 rifugiati tutti somali, diverse donne e bambini. Altri 39 sono rimasti feriti e un’ottantina sono stati tratti in salvo. L’attacco è avvenuto nelle acque del Mar Rosso, precisamente al largo di Hodeidah,  tra lo Yemen e Gibuti.

I migranti, in possesso di documenti dell’Unhcr che attestavano la loro situazione di profughi, stavano lasciando lo Yemen ed erano diretti probabilmente in Sudan, da cui, presumibilmente, avrebbero iniziato il viaggio verso l’Europa. Il loro battello, che trasportava più di 160 persone, è stato attaccato da un elicottero militare Apache in una zona del fronte sempre attiva, in cui si combattono la coalizione dei ribelli Houti, sostenuta dall’Iran, e quella capeggiata dall’Arabia Saudita, che appoggia il presidente Abd-Rabbu Mansour Hadi.

Il ministro degli esteri somalo, Abdusalam Hadliye Omar, ha espresso profonda amarezza per quello che ha descritto come un “attacco orrendo” e ha chiesto ai paesi amici che fanno parte dell’alleanza araba che sostiene il presidente yemenita di investigare l’incidente.

Il portavoce della coalizione saudita, generale Ahmed al-Asseri, ha dichiarato che Hodeidah rimane sotto il controllo degli Houti e il porto è usato dai trafficanti di uomini e di armi, oltre che per attacchi alle linee di comunicazione nel mar Rosso. La coalizione ha anche fatto sapere che nel momento dell’attacco al battello dei profughi non era in atto nessuna operazione militare in quella zona. Ma rimane il fatto che gli elicotteri da guerra Apache, di fabbricazione americana, sono in dotazione, nella zona, all’esercito dell’Arabia Saudita.

Lo Yemen è stato, ed in parte ancora è, terra di rifugio per moltissimi somali che vi cercavano la salvezza dalla guerra civile che ha devastato per oltre vent’anni il loro paese, e poi dall’instabilità provocata dai frequenti e sanguinosi attacchi terroristici del gruppo islamico radicale Al Shabaab, affiliato ad Al Qaeda. Allo scoppio della guerra nello Yemen, erano circa 500 mila i rifugiati somali riconosciuti nel paese. Molti hanno attraversato il braccio di mare che divide la costa yemenita da quella di Gibuti e della Somalia e del Somaliland. Quelli rimasti stanno cercando di lasciare il paese, devastato da una guerra dimenticata dalla comunità internazionale, di cui non si riesce a prevedere la fine.

La scorsa settimana, inoltre, le organizzazioni dell’Onu hanno lanciato un pressante allarme, chiedendo che vengano aumentati gli aiuti al paese che sta affrontando una delle peggiori crisi alimentari del mondo. Circa 17 milioni di persone sono sull’orlo della carestia. Moltissimi potrebbero morire di fame già nelle prossime settimane se la comunità internazionale non si attiverà immediatamente.

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