Martedì, 16 aprile 2024 - ore 13.23

Pianeta Migranti. Siamo tutti un po’ Trump

In attesa del nuovo ordine esecutivo del presidente americano Trump, proponiamo oggi le considerazioni di padre Camillo Ripamonti, gesuita, direttore del Centro Astalli, il servizio dei gesuiti per i rifugiati in Italia. Le note, scritte in occasione del primo ordine esecutivo e pubblicate sul blog dell’edizione italiana dell’Huffington Post, mettono in luce l’ipocrisia dell’Europa, che si scandalizza per le deprecabili politiche migratorie di Trump, quando ne sta portando avanti da tempo di molto simili.

| Scritto da Redazione
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Siamo tutti un po’ Trump

L'ordine esecutivo del presidente degli Stati Uniti nei giorni scorsi ha fatto notizia dividendo l'opinione pubblica statunitense tra sostenitori e detrattori: i primi soddisfatti che finalmente si sia fatto qualcosa per bloccare quel flusso ritenuto immenso di persone aumentando così la sicurezza dell'intero Paese; gli altri sdegnati perché vedono messi in discussione non solo i diritti internazionali comunemente riconosciuti ma il fondamento stesso della Carta costituzionale degli Stati Uniti.

E noi da che parte stiamo? Personalmente ho l'impressione che al di là delle dichiarazioni di principio e di presa di distanza, da questa parte dell'oceano non siamo molto diversi: noi governi occidentali, noi cittadini europei, siamo tutti un po' Trump!

A ben guardare, le politiche che stiamo mettendo in atto nella gestione dei flussi migratori verso l'Europa hanno molti punti di contatto con le misure che il presidente degli Stati Uniti ha adottato in modo così deciso e violento.

L'ordine esecutivo prevede che siano bloccati gli arrivi da sette Paesi a maggioranza islamica, per tre mesi da Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Yemen mentre per la Siria il provvedimento sarebbe a tempo indeterminato perché il loro arrivo viene definito come "dannoso" per gli interessi statunitensi. Per quattro mesi sarà anche bloccato il programma di relocation dei rifugiati, che sarà poi notevolmente ridimensionato.

Siamo proprio sicuri di comportarci in modo così diverso dall'amministrazione Trump? L'accordo che l'Europa ha fatto con la Turchia ha sbarrato la via a siriani e iracheni in fuga da guerra e violenza, costretti a rimanere nel limbo turco senza garanzie del rispetto dei loro diritti umani.

In questi mesi sono stati realizzati o si stanno discutendo accordi con diversi Paesi di provenienza o transito di migranti per evitare le partenze: uno tra tutti, la trattativa con la Libia, terra di nessuno e senza diritto.

A prima di questi accordi nefasti risale la proposta di relocation in Europa, cioè il sistema di distribuzione di chi ha bisogno di protezione internazionale all'interno dei Paesi dell'Unione. Si trattava di distribuire poche migliaia di persone, un totale di 120.000 migranti nei 28 Paesi Ue in maniera proporzionale. Eppure non abbiamo voluto fare neanche questo minimo sforzo: un rigurgito razzista e xenofobo ha investito buona parte degli stati europei. Muri e filo spinato sono tornati a circondarci e creare sbarramenti.

Di fatto rispetto al blocco imposto negli Stati Uniti, l'Europa che tanto si è sdegnata non ha fatto molto meglio, anzi si potrebbe pensare che abbia fatto da apripista, certo in modo meno eclatante: non fanno quasi notizia i numerosi episodi di discriminazione razziale e religiosa e siamo ormai assuefatti all'incessante numero di morti in mare al quale i media prestano sempre meno attenzione.

Allora il cosiddetto #Muslimban deve farci giustamente inorridire ma ci deve soprattutto far riflettere sulle nostre politiche migratorie.

[Nei giorni scorsi si è tenuto] un appuntamento importante per capire dove stiamo andando: il vertice di Malta sulle migrazioni, in cui si [è discusso] di misure per sostenere la Libia e frenare così il flusso dei migranti sulla rotta del Mediterraneo Centrale. Si cercherà invano di impedire ai migranti di arrivare in Europa, con l'unico effetto di rendere i viaggi ancora più pericolosi e aumentare il numero delle vittime nelle traversate.

Avremo così ottenuto anche noi il nostro #MigrantsBan: stesso risultato di Trump con molto meno scalpore mediatico. Davvero è questa l'Europa che vogliamo essere?

 

 

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