Sabato, 20 aprile 2024 - ore 12.28

Romania domenica alle urne, tra movimenti anti-sistema e corruzione

Domenica oltre 18 milioni di romeni saranno chiamati alle urne per eleggere tra oltre 6.500 candidati i 466 parlamentari che siederanno nella Camera e nel Senato per la prossima legislatura. Le elezioni politiche arrivano dopo un anno di governo tecnico, che ha lasciato un segno positivo sul Paese e sull'elettorato, disilluso per i numerosi casi di corruzione ad alto livello e che hanno trovato nell'esecutivo guidato dall'ex commissario Ue all'Agricoltura Dacian Ciolos un evidente esempio di come governare senza mazzette.

| Scritto da Redazione
Romania domenica alle urne, tra movimenti anti-sistema e corruzione

Domenica oltre 18 milioni di romeni saranno chiamati alle urne per eleggere tra oltre 6.500 candidati i 466 parlamentari che siederanno nella Camera e nel Senato per la prossima legislatura. Le elezioni politiche arrivano dopo un anno di governo tecnico, che ha lasciato un segno positivo sul Paese e sull'elettorato, disilluso per i numerosi casi di corruzione ad alto livello e che hanno trovato nell'esecutivo guidato dall'ex commissario Ue all'Agricoltura Dacian Ciolos un evidente esempio di come governare senza mazzette.

Un voto importante che si inserisce nel momento in cui in diversi Paesi lo slancio populista, nazionalista, anti-migranti e anti-Ue ha avuto il sopravvento. Basta pensare alle presidenziali in Bulgaria e Moldova, dove hanno vinto i candidati filo-Mosca. In questo contesto internazionale, le elezioni romene daranno da un lato il grado di interesse dell'elettorato per le vicende politiche del Paese (all'ultima tornata per le politica votarono soltanto 7,7 milioni di romeni), dall'altro la dimensione di quanto ancora conta la spinta filo-Ue, a quasi 10 anni dall'adesione di Bucarest, e infine quanto possano impattare anche sulla politica romena i movimenti anti-sistema, come l'Uniunea Salvati Romania (Usr).

E anche se i sondaggi danno in netto vantaggio i Socialdemocratici (Psd), che ottengono il 43% nell'ultimo sondaggio pubblicato, i Liberali (Pnl) che sostengono dall'esterno Ciolos e un suo possibile mandato da premier, potrebbero guadagnare terreno (attualmente raccolgono il 27% delle preferenze). Le elezioni di quest'anno riservano anche molte novità: dalla riduzione del numero di parlamentari (da588 a 466), al voto per corrispondenza, dal tetto massimo per le spese per la campagna elettorale all'aumento dei seggi all'estero, fino alla sorveglianza video dei seggi per evitare brogli.

"Il Psd ha una base elettorale stabile, principalmente nelle campagne e nei piccoli centri. Nessun altro partito ha un messaggio destinato a queste persone", le più colpite dalla povertà e dalla mancanza dio lavoro, secondo il sociologo Barbu Mateescu. Subito dopo ci sono appunto i Liberali, in ticket con Usr, che insieme potrebbero avere tra il 35 e il 40%. Un dato che potrebbe garantirgli la possibilità di formare un governo, candidando a premier lo stesso Ciolos.

In tutto sono 10 i partiti che si presentano alla corsa per le politiche e a questi si aggiungono i candidati indipendenti, ma soltanto 6 partiti supererebbero la soglia del 5%: oltre a Psd, Pnl e Usr, anche, i Liberaldemocratici dell'ex premier Calin Popescu Tariceanu (Alde) con il 5,2%, il Pmp dell'ex presidente Traian Basescu (5%) e l'Unione democratica dei magiari (Udmr) con il 5%.

Per quanto riguarda invece la fiducia nei leader di partito e possibili candidati a premier, spariglia le carte proprio Ciolos, che dopo aver annunciato di voler continuare il lavoro iniziato quest'anno, ma senza affiliazioni politiche, ha guadagnato nei sondaggi il 46% dei consensi. Il premier ha definito il suo anno di esecutivo un governo a "zero corruzione, zero populismo e zero menzogne". Una posizione che gli è valsa la fiducia di molti potenziali elettori, soprattutto se messo a confronto con i continui scandali. L'ultimo, ad altissimo livello, le accuse alla numero uno dell'Autorità elettorale permanente, Ana Maria Patru, per traffico di influenze e riciclaggio.

Nello stesso tempo altri leader del panorama romeno perdono credibilità, anche lo stesso presidente Klaus Iohannis, che è stato accusato di immobilismo sia dai suoi alleati, i Liberali appunto, sia dai suoi oppositori. In calo di popolarità anche il leader socialdemocratico Liviu Dragnea e il numero uno dell'Alde Calin Popescu Tariceanu.

Su tutte le percentuali, però, resta drammatica quella del 75% di romeni disillusi che non hanno fiducia nella politica, dato che potrebbe influenzare lo già scarso interesse delle nuove generazioni per la politica e le elezioni. Alla vigilia del voto, il presidente Iohannis ha lanciato un appello alla partecipazione.

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