Giovedì, 28 marzo 2024 - ore 10.05

Strage di Parigi Non basta la risposta militare di V. Montuori (Cremona)

Il loro obiettivo appare spaventosamente chiaro e spaventosamente prevedibile: provocare una controrisposta europea, americana e russa di un pieno coinvolgimento di truppe nella guerra di Siria in modo da avere la giustificazione di ritorsioni ancora più pesanti nei confronti delle masse di civili in Europa, in Russia, negli Usa, in un crescendo senza fine.

| Scritto da Redazione
Strage di Parigi Non basta la risposta militare di V. Montuori (Cremona)

Egregio direttore, già si sono scatenati in relazione alla strage di Parigi i commenti su Facebook dei fautori delle maniere forti nei confronti dell’Islam del tipo ‘facciamo fuori tutti i migranti che arrivano per terra e per mare solo per mettere in pratica la guerra santa e cacciamo tutti i musulmani dall’Europa’, senza considerare che i circa dieci terroristi di Parigi hanno agito in un contesto che conoscevano bene, su obiettivi non internazionalmente famosi ma noti solo ai parigini, perché probabilmente si tratta di musulmani nati e cresciuti nelle sterminate periferie della capitale francese. E non a caso essi hanno colpito i Paesi (Francia e Russia) che più si sono schierati in prima linea nella guerra contro lo Stato Islamico. Il loro obiettivo appare spaventosamente chiaro e spaventosamente prevedibile: provocare una controrisposta europea, americana e russa di un pieno coinvolgimento di truppe nella guerra di Siria in modo da avere la giustificazione di ritorsioni ancora più pesanti nei confronti delle masse di civili in Europa, in Russia, negli Usa, in un crescendo senza fine. E allora dovremmo forse interrogarci su che cosa fare una volta che avremo, prima o poi, sconfitto l’Isis sul campo (con mezzi adeguati e massicci, basterebbe un mese per la vittoria): se per ‘nation building’intendiamo la possibilità di riportare l’ordine in quei Paesi, affidandolo a dittatori e satrapi di vario genere (da Al Sissi in Egitto, ad Assad in Siria, ai vari principi sauditi della penisola arabica fino ai capi tribù della Libia), allora siamo sulla strada sbagliata. Il vero problema e la vera sfida sono riportare la democrazia in quei Paesi riconoscendo le peculiarità di ogni territorio, secondo un principio molto citato ma spesso disatteso che risale al buon vecchio presidente americano Wilson, che lo formulò nella conferenza di Parigi del 1919: quello dell’autodeterminazione dei popoli. Il resto sono chiacchiere e sangue.

V. Montuori (Cremona)

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