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Il politico ambientalista ‘ante litteram’ è Antonio Gramsci | Gian Carlo Storti

Antonio Gramsci è stato uno dei fondatori del Partito Comunista d’Italia e fondatore del giornale l’Unità nel 1924. Il testo che cito è L’Albero del Riccio che raccoglie le lettere che lui, dal carcere fascista, scrive a sua moglie ed ai sui figli rifugiati a Mosca.

| Scritto da Redazione
Il politico ambientalista ‘ante litteram’ è Antonio Gramsci | Gian Carlo Storti

Il politico ambientalista ‘ante litteram’ è Antonio Gramsci | Gian Carlo Storti

Antonio Gramsci è stato uno dei fondatori del Partito Comunista d’Italia e fondatore del giornale l’Unità nel 1924. Il testo che cito è L’Albero del Riccio che raccoglie  le lettere che lui, dal carcere fascista, scrive a sua moglie ed ai sui figli rifugiati a Mosca.

Un uomo politico ed intellettuale che negli anni ’30 osservando quello che avevano fatto nelle terre dove viveva   capisce  che ‘Cosí la montagna dà le pietre ecc. e il bimbo ha tanto latte che si lava anche col latte. Cresce, pianta gli alberi, tutto muta; spariscono le ossa della montagna sotto il nuovo humus, la precipitazione atmosferica ridi16 venta regolare perché gli alberi trattengono i vapori e impediscono ai torrenti di devastare la pianura. Insomma il topo concepisce un vero e proprio piano di lavoro, organico e adatto a un paese rovinato dal disboscamento’.

Piano di lavoro su cui oggi si cimentano ad esempio sia i governi Indiano che dell’Etiopia dove in un giorno hanno piantato 350milioni di alberi facendo quello che ‘ il topo’ di cui parla Gramsci aveva concepito come ‘un vero e proprio piano di lavoro, organico e adatto a un paese rovinato dal disboscamento’.

Un tema molto attuale che il movimento Fridays For Future pone oggi con molta forza e molta attenzione.

E questi giovani che si battono per questi obiettivi vanno stimolati, sostenuti affinché  governi si muovano per salvare la terra e la vita su di essa.

In allegato, come promesso, il libro l’Albero del Riccio  in formato pdf, che consiglio di leggere .

Caro amico.. passa parola.

Gian Carlo Storti

Cr 1 agosto 2019

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Chi è questo politico ambientalista ‘ante litteram’ ?  | G.C.Storti

Insomma il topo concepisce un vero e proprio piano di lavoro, organico e adatto a un paese rovinato dal disboscamento.

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Ogni tanto mi capita di rileggere un testo  che avevo letto anni or sono e di scoprire piacevoli aspetti che allora non mi avevano colpito.

Devo però fare una premessa.

Il libro in questione l’ho portato all’esame di stato nel 1970. Allora ogni studente poteva, senza dirlo  prima all’insegnante di lettere, presentare  un libro di un autore  del ‘900.

Ebbene io, il giorno dell’esame orale, mi presentai con questo libro quasi certo che l’insegnante – a cui non ero molto simpatico per via del mio sventolare di bandiere rosse- non lo conoscesse.

Ci azzeccai e quindi l’orale andò via spedito ed alla fine fui dichiarato ‘ maturo’  ma con un voto non molto alto. Amen !

Ecco rileggendo quel testo di questo politico del ‘900  ho scoperto un impulso ambientalista che allora mi sfuggì.

Ecco il testo:

“Un bambino dorme. C’è un bricco di latte pronto per il suo risveglio. Un topo si beve il latte. Il bambino, non avendo latte, strilla, e la mamma che non serve a nulla corre dalla capra per avere del latte. La capra gli darà il latte se avrà l’erba da mangiare. Il topo va dalla campagna per l’erba e la campagna arida vuole l’acqua. Il topo va dalla fontana. La fontana è stata rovinata dalla guerra e l’acqua si disperde: vuole il maestro muratore; questo vuole le pietre. Il topo va dalla montagna e avviene un sublime dialogo tra il topo e la montagna che è stata disboscata dagli speculatori e mostra dappertutto le sue ossa senza terra. Il topo racconta tutta la storia e promette che il bambino cresciuto ripianterà i pini, querce, castagni ecc. Cosí la montagna dà le pietre ecc. e il bimbo ha tanto latte che si lava anche col latte. Cresce, pianta gli alberi, tutto muta; spariscono le ossa della montagna sotto il nuovo humus, la precipitazione atmosferica ridi16 Lettera IV - Il topo e la montagna Carissima Giulia, puoi domandare a Delio, da parte mia, quale dei racconti di Puskin ami di piú. Io veramente ne conosco solo due: Il galletto d’oro e Il pescatore. Vorrei ora raccontare a Delio una novella del mio paese che mi pare interessante. Te la riassumo e tu gliela svolgerai, a lui e a Giuliano. Un bambino dorme. C’è un bricco di latte pronto per il suo risveglio. Un topo si beve il latte. Il bambino, non avendo latte, strilla, e la mamma che non serve a nulla corre dalla capra per avere del latte. La capra gli darà il latte se avrà l’erba da mangiare. Il topo va dalla campagna per l’erba e la campagna arida vuole l’acqua. Il topo va dalla fontana. La fontana è stata rovinata dalla guerra e l’acqua si disperde: vuole il maestro muratore; questo vuole le pietre. Il topo va dalla montagna e avviene un sublime dialogo tra il topo e la montagna che è stata disboscata dagli speculatori e mostra dappertutto le sue ossa senza terra. Il topo racconta tutta la storia e promette che il bambino cresciuto ripianterà i pini, querce, castagni ecc. Cosí la montagna dà le pietre ecc. e il bimbo ha tanto latte che si lava anche col latte. Cresce, pianta gli alberi, tutto muta; spariscono le ossa della montagna sotto il nuovo humus, la precipitazione atmosferica ridi16 venta regolare perché gli alberi trattengono i vapori e impediscono ai torrenti di devastare la pianura. Insomma il topo concepisce un vero e proprio piano di lavoro, organico e adatto a un paese rovinato dal disboscamento”.

Chi è dunque?

Rispondete o sul sito oppure inviate  una mail a stogian@libero.it  , a chi indovina invierò il libro ( in formato PDF però).

 

Allegati Pdf:

Allegato PDF 1

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