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Rinascimento europeo.Il manifesto dei progressisti Europei

| Scritto da Redazione
Rinascimento europeo.Il manifesto dei progressisti Europei

Crescita, solidarietà, democrazia: un nuovo percorso è possibile
Autori:
Fondazione europea di studi progressisti, vicina al Partito Socialista Europeo
Fondazione Jean Jaurès, vicina al Partito Socialista francese
Fondazione Italianieuropei, vicina al PD italiano
Fondazione Friedrich Ebert, vicina alla SPD tedesca

A settembre 2011, i socialdemocratici danesi sono tornati al governo. Nel novembre 2011 il governo conservatore italiano ha rassegnato le dimissioni. A dicembre 2011, un primo ministro socialista è stato designato in Belgio. Nel 2012 e 2013 le elezioni in Francia, in Italia e in Germania possono rivelarsi decisive per intraprendere un nuovo percorso per l'Europa, sostenuto da una vasta alleanza dell'insieme delle forze socialiste, progressiste
e democratiche.
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L'Europa è il nostro patrimonio comune. Il nostro compito è di perseguire la costruzione di un'Europa più unita e democratica. Prendiamo atto che l'assenza di una governance economica europea democratica ed
efficace minaccia di trascinare l'Europa in recessione.
Privilegiando la deflazione salariale, omettendo di condurre politiche per la crescita e l'occupazione, trascurando la solidarietà e la lotta contro le disparità, riducendo l'Europa a uno spazio di vigilanza e di sanzioni, trascurando il dialogo sociale e la democrazia, si voltano le spalle alla necessità di lottare contro la crisi e allo stesso progetto europeo.
Adesso spetta all'Unione europea fornire risposte appropriate.
La responsabilità di bilancio e la disciplina fiscale sono degli imperativi per la stabilità nella zona euro e per rilanciare il modello sociale europeo. In ogni Stato, dovrebbe essere istituito un percorso che garantisca la riduzione del deficit e dell'indebitamento. È' indispensabile ridurre l'indebitamento sovrano in Europa.
Ciò andrebbe fatto in modo responsabile, nel rispetto delle regole democratiche di una nuova sovranità europea condivisa e in accordo con i principi di uguaglianza e giustizia sociale.
Dovrebbero essere adottate quanto prima iniziative, a livello di Unione europea, per stimolare una crescita sostenuta e sostenibile. Andrebbero rafforzati in questa direzione gli interventi della Banca Europea per gli Investimenti (BEI). Nella fattispecie, le priorità dovrebbero essere la creazione di posti di lavoro e la lotta contro la segmentazione del mercato del lavoro, in particolare nei confronti dei giovani e delle donne.
La politica industriale deve essere reinventata.
Questa deve essere messa al servizio dello sviluppo dei grandi progetti industriali, tecnologici, infrastrutturali, di ricerca di innovazione, che favoriscano la conversione ecologica dell'Europa. Questa politica industriale dovrà favorire un'industria sostenibile (“sobria in carbone”) basata sulle tecnologie verdi, che assicuri impieghi duraturi e
qualificati . Ci sembra inoltre fondamentale appoggiare la diffusione generale e l'armonizzazione dei “certificati verdi” già esistenti in alcuni paesi dell'Unione europea, per contribuire alla lotta contro il riscaldamento climatico.
Devono essere create nuove risorse.
Dovrebbe essere subito adottata dal Consiglio la proposta - difesa da tempo dai progressisti europei e presentata recentemente dal Gruppo dell'Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici al Parlamento europeo - che punta a istituire una tassa sulle transazioni finanziarie.

Questa consentirà un rincaro del costo delle operazioni speculative, il riequilibrio della tassazione del capitale e del lavoro e faciliterà la lotta contro l'ingiustizia fiscale. Questa tassa assicurerà inoltre che al rilancio dell'economia
contribuiscano gli stessi soggetti che hanno provocato la crisi finanziaria.
L'Unione Europea dovrebbe assumere iniziative sulle relazioni con i “paradisi fiscali”, con l'obiettivo di lottare contro l'evasione fiscale e contribuire, nella fattispecie, a sanare le finanze pubbliche.
Al tempo stesso, sarebbe opportuno affrontare seriamente i profondi squilibri macroeconomici e sociali all'origine della crisi nella zona euro. Il miglioramento della competitività dei paesi in situazione di deficit commerciale dovrebbe essere accompagnato da sforzi reciproci da parte dei Paesi che invece hanno eccedenze, stimolando la loro
domanda interna. Ciò contribuirebbe ad invertire la tendenza alla distribuzione impari della ricchezza di questi ultimi decenni. Converrebbe inoltre distinguere le spese per gli investimenti dalle spese di funzionamento.
La solidarietà deve essere posta al cuore delle politiche europee. E' così che sarà garantita la stabilità della nostra moneta.

Proponiamo di prendere in considerazione il rafforzamento di una responsabilità comune europea per una parte del debito sovrano. Le euro-obbligazioni contribuirebbero a un nuovo fondo per il riassorbimento del debito e permetterebbero un riequilibrio delle finanze pubbliche.
Il fallimento dei tentativi di rispondere alla crisi nella zona euro, da parte dei governi conservatori in Europa, ha portato la Banca centrale europea a svolgere un ruolo attivo nei mercati finanziari. Se questo deficit di leadership politica persistesse, la Banca centrale europea si verrebbe, alla fine, obbligata a svolgere un ruolo ancora più capitale per combattere la crisi finanziaria.
Questo riorientamento delle politiche economiche in Europa non può comunque essere concepito senza un vero regolamento finanziario, che rimetta i mercati finanziari al servizio dell'economia reale e ristabilisca gli opportuni legami tra finanza ed economia.

Tutto ciò suppone il rafforzamento di una vera democrazia su scala europea.
Per questo motivo, l'Unione europea dovrebbe rafforzare le proprie competenze e dotarsi di una vera governance. I cittadini europei dovrebbe essere messi nelle condizioni di poter decidere chiaramente gli orientamenti politici dell'Unione. Il metodo intergovernativo perseguito dai governi conservatori non aiuta. Converrebbe invece estendere la codecisione alle decisioni fondamentali di politica economica e sociale.
Ciò implica una democrazia europea - basata sul metodo comunitario e su un ruolo più decisivo per il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali - fondata sulla sussidiarietà e la partecipazione dei cittadini, e accompagnata dal rafforzamento dell'influenza di veri partiti politici europei. A questo proposito, i partiti progressisti europei dovrebbero proporre un candidato comune alla presidenza della Commissione europea.
È così che, nel rispetto della Carta dei diritti fondamentali, un'altro cammino per l'Europa è possibile.
Traduzione a cura di Maddalena Loy

Segnalazione di Gian Carlo Storti
direttore www.welfarenetwork.it
direttore@welfarenetwork.it

 

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