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Otto marzo Camilla Ravera prima ed unica donna segretaria PCI (GCStorti)

Rimase segretaria del Partito Comunista d’Italia dal 1926 al 1930 quando fu arrestata e condannata a 15 anni e mezzo di carcere.

| Scritto da Redazione
Otto  marzo  Camilla Ravera prima ed unica donna segretaria PCI (GCStorti) Otto  marzo  Camilla Ravera prima ed unica donna segretaria PCI (GCStorti) Otto  marzo  Camilla Ravera prima ed unica donna segretaria PCI (GCStorti) Otto  marzo  Camilla Ravera prima ed unica donna segretaria PCI (GCStorti)

Mercoledì 8 marzo Ricordiamo Camilla Ravera prima ed unica donna segretaria del PCI (GCStorti)

Rimase segretaria del Partito Comunista d’Italia dal 1926 al 1930 quando fu arrestata e condannata a  15 anni e mezzo di carcere.

Camilla Ravera Un grande donna al servizio della libertà

Dopo le leggi speciali fasciste del 1926 e l'arresto di Gramsci rimase alla testa dell'organizzazione clandestina; delegata a vari congressi del Comintern, conobbe Lenin e Stalin.

Il 31 ottobre 1926 il regime fascista mette agli arresti – violando l’immunità parlamentare – Antonio Gramsci, Segretario del PCd’I. Questo momento segna una svolta nella vita di Camilla, che diviene immediatamente il nuovo leader di un Partito i cui membri si sono oramai dati alla clandestinità. Manterrà il ruolo di segretario sino al 1930 quando, rientrata in Italia da Parigi (la maggioranza dei membri del partito aveva trovato riparo in Francia), viene arrestata e condannata a quindici anni e mezzo di carcere che trascorse fino alla fine del fascismo tra carcere e confino.

Quando fu inviata al confino a Montalbano Jonico, piccolo paese della Lucania, organizzò una scuola per i pastori della zona. Questo fatto irritò i fascisti che la trasferirono in altra località, con l’imperativo di non intrattenere rapporti con la popolazione. Fu l’ultima dei confinati a lasciare Ventotene insieme a Umberto Terracini con il quale fu nel 1939 espulsa dal partito per aver condannato il patto Ribbentrop-Molotov. Ricorderà questo fatto per lei drammatico così: «Io e Umberto sostenevamo che, se il principio del socialismo era universale, ogni paese aveva il diritto di costruirlo sulle proprie esigenze e specificità e che un passaggio di società come quello che c’era stato in Russia non era obbligato anche da noi; mentre altri compagni, come Secchia e Scoccimarro, consideravano errato il solo fatto di pensare che la via seguita in URSS potesse non essere universale come se tutto fosse già stabilito e preparato. Mi hanno sempre fatto paura le idee settarie e chiuse: forse perché sia io che Terracini ci eravamo formati nel gruppo di Gramsci dove c’era una grande capacità di critica e di discussione. Così ci cacciarono via del Partito. Sì, fu per me un momento molto amaro».

Un grande donna al servizio della libertà   Breve biografia di Camilla Ravera

Camilla Ravera (Acqui Terme, 18 giugno 1889 – Roma, 14 aprile 1988) è stata una politica italiana, senatrice a vita. È ricordata per essere stata la prima donna in Italia a essere nominata senatrice a vita.[1]

Figlia di un funzionario del ministero delle finanze, lavorò come maestra a Torino e si iscrisse al Partito Socialista Italiano nel 1918. Tra il 1919 e il 1920 entrò a far parte della redazione della rivista L'Ordine Nuovo di Antonio Gramsci[2]. Nel 1921 fu tra i fondatori del Partito Comunista d'Italia; incaricata dell'organizzazione femminile, diede vita al periodico La Compagna.

 Dopo le leggi fascistissime del 1926 e l'arresto di Gramsci, si impegnò per tenere insieme ed in costante contatto i comunisti italiani, cercando di rafforzare l'organizzazione clandestina del PCI; in quegli anni fu per importanza la seconda personalità del PCI in Italia dopo il segretario Palmiro Togliatti, che nel 1927 aveva sostituito Gramsci alla guida del partito, e fu delegata a vari congressi del Comintern, dove conobbe Lenin e Stalin.

Il curriculum politico di  Camilla Ravera

Senatrice a vita della Repubblica Italiana Durata mandato 8 gennaio 1982–14 aprile 1988 -Legislatura VIII, IX, X Gruppo parlamentare -Partito Comunista Italiano Tipo nomina  Nomina presidenziale di Sandro Pertini

Deputata della Repubblica Italiana dall’ 8 maggio 1948 – 11 giugno 1958

Partito politico  PSI (1918-1921) PCd'I (1921-1939) Indipendente (1939-1945) PCI (1945-1988)

Professione  Insegnante

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Nota storica di ILARIA ROMEO ( Cgil)

4759. Tanti sono i giorni che Camilla Ravera trascorre in prigione quando i fascisti la catturano. Un primato. Ma il suo vero primato è un altro: è la prima donna al mondo a guidare un Partito, il Pci

Il 14 aprile del 1988 moriva Camilla Ravera, tra i fondatori del Pci nel 1921, unica donna che durante il periodo della formazione del gruppo dirigente del Partito comunista assunse la statura di dirigente politico nazionale entrando nel 1923 nel Comitato centrale e nel 1926 nell’Ufficio politico.

“Io sono stata sempre considerata una ribelle - raccontava di sé - Abitavo a Torino, si stava costruendo la Fiat, e si vedevano certe volte colonne di operai in lotta perché dovevano guadagnarsi un po’ di bene. Allora li vedevo sfilare così compatti, così ordinati, nessuno li dirigeva, così silenziosi e con passo regolare andavano sulla loro piazza per discutere i loro problemi.  Allora io uscivo - mio padre non me lo impediva - e andavo a sentire cosa dicevano. Dopo avermi regalato Il Capitale mio padre mi disse: “Se leggi quel libro, ci metterai tantissimo a leggerlo attentamente, ma capirai perché avviene quello che avviene”. E così andavo a vedere, assistevo a questi movimenti, mi piaceva moltissimo. Avevo più o meno diciotto anni. Ero emancipata”.

Sarà Antonio Gramsci a intuire le capacità di Camilla, chiamandola nel 1920 nella redazione del settimanale Ordine Nuovo affidandole l’incarico di esperta del movimento internazionale. Lo stesso Gramsci, nel luglio 1921, le affiderà sempre nell’Ordine Nuovo, diventato quotidiano, il ruolo di responsabile della «Tribuna delle donne» (avrà poi l’incarico di dirigere il periodico La Compagna).

Dirigente per molti anni dell’Unione donne italiane, prima donna a diventare senatrice a vita nel 1982, dopo le leggi fascistissime del 1926 e l’arresto di Gramsci, Camilla si impegnerà per tenere insieme e in costante contatto i comunisti italiani, cercando di rafforzare l’organizzazione clandestina del Pci.

Arrestata nel 1930 ad Arona (Novara) e condannata a 15 anni di carcere, ne sconterà cinque in cella, gli altri al confino a Montalbano Jonico, San Giorgio Lucano, Ponza e Ventotene (al momento della scarcerazione, le sue condizioni di salute erano tanto precarie che, prima di essere avviata al confino, fu mandata in licenza a casa sua a Torino, dove rimase fino al novembre del 1936).

Mussolini ordina il suo primo arresto nel novembre 1922, ma Camilla riesce a sfuggire alla cattura per quasi otto anni. Per un po’ di tempo si fa chiamare “Silvia”, poi, il suo nome in codice diventa “Micheli”, tanto che in molti, tra i fascisti che le danno la caccia, pensano di avere a che fare con un uomo.

 Nel 1939 prende posizione contro il Patto Molotov-Ribbentrop e viene per questo espulsa dal PCdI insieme a Umberto Terracini. “Dal 1939 al 1945 (ndr tornata in libertà nell’agosto del 1943, parteciperà alla Resistenza in Piemonte) - raccontava Miriam Mafai - era rimasta fuori del partito, colpita da un provvedimento disciplinare. Sono anni di solitudine estrema sopportati con grande dignità, tanto più dolorosi in quanto sono gli stessi anni in cui, dopo la caduta del fascismo, si organizza in Italia la Resistenza, l’attività clandestina e armata. Il provvedimento nei suoi confronti verrà ritirato soltanto dopo la Liberazione quando, nel maggio del l945, Togliatti arriva a Torino. È in federazione, attorniato dai compagni quando, con aria sorniona, chiede: E dov’è la Ravera?. Qualcuno risponde imbarazzato che la Ravera non c’è, non può esserci perché non è più nel partito. E Togliatti: Ma non scherziamo... Chiamatemi la Ravera e non si parli più di quella sciocchezza”.

Riammessa nel Partito nel 1945, viene eletta al Consiglio comunale di Torino l’anno seguente, poi in Parlamento (come deputata sarà cofirmataria di progetti di legge soprattutto su materie come la tutela della maternità e la parità dei diritti e delle retribuzioni tra uomo e donna).

“In tempi in cui per le donne era quasi impossibile partecipare attivamente alla vita politica e sociale - affermava commemorando la sua scomparsa Nilde Iotti - Camilla Ravera è già una protagonista, in quella fucina di elaborazione teorica e di azione politica che è la Torino dell’Ordine nuovo e dei primi grandi nuclei di classe operaia, delle lotte che seguirono la fine della prima guerra mondiale, del drammatico insorgere del fascismo. Nel periodo cruciale della formazione del gruppo dirigente di quello che diverrà nel ‘21 il partito comunista d’Italia”.

Nel 1982 Sandro Pertini, presidente della Repubblica e suo compagno di confino, la nomina senatrice a vita. Quando il 26 gennaio 1982 fa il suo primo ingresso a Palazzo Madama, i senatori, riuniti in assemblea plenaria, l’accolgono tutti in piedi.

“La sua nomina - scriveva in un commosso messaggio la presidente della Camera Nilde Iotti - premia una lunga e straordinaria milizia al servizio della liberta  della democrazia, del socialismo. Grazie anche a te, carissima Camilla, stata mantenuta viva l’idea della libertaÌ nel periodo piu buio della travagliata storia italiana; la democrazia si e arricchita di grandi contenuti innovatori; il movimento emancipatore delle donne ha avuto slancio e conseguito grandi successi. Voglio quindi esprimerti la commossa soddisfazione mia personale e di tutta la Camera dei deputati per una nomina che onora altamente il Parlamento”.

“Era piccola, magra, un po’ curva, i capelli bianchi ordinatamente raccolti sulla nuca”, così la descriveva il giorno successivo alla sua scomparsa Miriam Mafai. Così la ricordiamo in tanti nella nota fotografia con Enrico Berlinguer.

Nel 1930 fu arrestata ad Arona (Novara) e condannata a 15 anni di carcere. Ne scontò 5 in cella, gli altri al confino a Montalbano Jonico, San Giorgio Lucano, Ponza e Ventotene. Nel 1939 prese posizione contro il Patto Molotov-Ribbentrop e venne espulsa dal PCI assieme a Umberto Terracini[4][5]; riammessa nel partito nel 1945, l'anno seguente fu eletta al consiglio comunale di Torino. Fu dirigente dell'Unione Donne Italiane e rappresentò il Partito Comunista Italiano alla Camera in due legislature (1948-1958).

Dopo il ritiro a vita privata, l'8 gennaio 1982 fu nominata senatrice a vita da Sandro Pertini: è stata la prima donna a ricevere questa nomina[6]. Morì il 14 aprile 1988 alle soglie dei 99 anni[7]. Due giorni dopo fu ricordata dalla presidente della Camera Nilde Iotti e dal segretario del Partito Comunista Italiano Alessandro Natta[8]. È sepolta nel mausoleo del PCI nel cimitero del Verano di Roma.

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