Venerdì, 19 aprile 2024 - ore 22.00

La mostra LA FINE DEI TEMPI del maestro Virginio Lini al Fodri fino al 5 gennaio 2018

La mostra è stata inaugurata sabato 21 ottobre alle ore 16.30 ottobre a cura di Tiziana Cordani e rimarrà aperta al pubblico fino al 5 gennaio 2018 da mercoledì a domenica dalle ore 15.30-18.30 (Ingresso libero) nel Palazzo Fodri c.so G.matteotti,17 Cremona. Mostra d'arte contemporanea dal titolo "LA FINE DEI TEMPI", tela ad olio di 8,40 metri x 3,00 metri ispirato al GIUDIZIO UNIVERSALE della cappella Sistina di Michelangelo Buonarroti e la cappella San Brizio di Luca Signorelli nel duomo di ORVIETO.

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La mostra LA FINE DEI TEMPI del maestro Virginio Lini al Fodri  fino al 5 gennaio 2018 La mostra LA FINE DEI TEMPI del maestro Virginio Lini al Fodri  fino al 5 gennaio 2018 La mostra LA FINE DEI TEMPI del maestro Virginio Lini al Fodri  fino al 5 gennaio 2018 La mostra LA FINE DEI TEMPI del maestro Virginio Lini al Fodri  fino al 5 gennaio 2018

Fondazione Città di Cremona organizza la mostra LA FINE DEI TEMPI del maestro Virginio Lini

La mostra sarà inaugurata  sabato 21 ottobre  alle ore 16.30 ottobre a cura di Tiziana Cordani e rimarrà aperta al pubblico fino al 5 gennaio 2018  da mercoledì a domenica dalle ore 15.30-18.30 (Ingresso libero)  nel Palazzo Fodri c.so G.matteotti,17 Cremona. Mostra d'arte contemporanea dal titolo "LA FINE DEI TEMPI", tela ad olio di 8,40 metri x 3,00 metri ispirato al GIUDIZIO UNIVERSALE della cappella Sistina di Michelangelo Buonarroti e la cappella San Brizio di Luca Signorelli nel duomo di ORVIETO.

L'opera ha richiesto 2 anni di lavoro, la differenza fra queste grandissime opere sta nella composizione e nella volontà di rappresentare la speranza e il tormento della nostra epoca, un fermo immagine che ritrae lo specchio nella nostra società e dei profondi mutamenti che la travagliano.

- INGRESSO GRATUITO

- Esposizione: PALAZZO FODRI Corso Matteotti,17 - Cremona

- da Mercoledi a Domenica ore 15,30 - 18,30 (Lunedi e Martedi Chiuso)

Il telefono  a cui far riferimento per eventuale prenotazione visite 0372 421000 "Fondazione Città di Cremona"  mail: segreteria@fondazionecr.it

L’opera trae ispirazione da 2 grandi opere: la cappella di San Brizio, nel duomo di Orvieto di Luca Signorelli (1502), alla quale si ispirò anche Michelangelo Buonarroti nel giudizio della Cappella Sistina, e sono i due grandi affreschi, l’uno che riproduce “i dannati all’inferno” e l’altro che raffigura la “resurrezione della carne”, dove i morti spuntano dal terreno.

Seguendo i dettami teologici, Signorelli: dipinse scheletri che riprendono pelle e muscoli, reincarnandosi in giovani nel fiore del vigore fisico, che appena risorti dialogano pacificamente fra loro.

L’altra grande fonte di ispirazione è la Cappella Sistina di Michelangelo del (1541), ultimata quasi mezzo secolo dopo.

La sostanziale differenza con queste grandissime opere sta nella composizione e nella volontà di rappresentare la speranza e il tormento della nostra epoca, un fermo immagine che ritrae lo specchio della nostra società e dei profondi mutamenti che la travagliano.

Per questo che ho scelto l’istante che precede il Giudizio: in quell’istante tutto si ferma, mentre il silenzio assordante dell’umanità si guarda nello specchio della fine.

Molte sono le novità contenute nella grande tela ad olio ”8,40 mt x 3,00 mt che la caratterizzano dandole una visione più corrispondente ai nostri tempi, a cominciare dalla presenza dei Benefattori che hanno trascorso la loro vita dispensando le loro ricchezze per il bene comune: oggi sempre meno numerosi del passato.

I demoni vengono rappresentati con volti conosciuti, “fra essi il mio autoritratto” portando l’attenzione a fatti di recente accadimento; (persone comuni) dalle sembianze e dai caratteri remissivi, rispettosi che hanno poi commesso atti di inaudita violenza.

L’ultima metafora è dedicata alla zattera nella quale Théodore Géricault diede una visione allegorica di una Francia straziata, la patria, in un momento della sua mortale debolezza, lo smarrimento di una generazione che aveva perso il senso del proprio futuro.

La zattera, nella “Fine dei Tempi”,  rapresenta con estrema crudezza, il nostro tempo, la realtà di un mondo che dopo aver conosciuto la stagione della grande economia, ha virato nella visione caotica e angosciata, sino a spingere l’umanità verso la mancanza di certezze, in un futuro buio, pieno di sgomento e disperazione.

Altre ancora sono le espressioni della contemporaneità dell’opera che la distingue dal “GIUDIZIO UNIVERSALE” del rinascimento, che fanno parte della composizione descrittiva che vi invito a scoprire, caratterizzandola, come opera di estrema modernità; pur nel segno della grande tradizione artistica italiana.

In allegato altro materiale della mostra LA FINE DEI TEMPI del maestro Virginio Lini

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