Venerdì, 19 aprile 2024 - ore 12.17

Cani, libri e figli in casa: croci e delizie nella quarantena degli italiani

Per molti è un ritorno a un passato mai dimenticato, per altri una prigionia dolce. L'obbligo di dimora imposto dall'emergenza coronavirus sta mettendo alla prova famiglie chiuse e allargate. Cosa succederà dopo? C'è chi preferisce non saperlo

| Scritto da Redazione
Cani, libri e figli in casa: croci e delizie nella quarantena degli italiani

Le due di notte e ancora non rincasano i ragazzi. In discoteca, sì, sperando che chi guidi non abbia bevuto. Oppure da un'amica, almeno così ha detto. Ricordate, genitori, il tipico sabato italiano ora che siete forzati in quarantena collettiva da coronavirus? Forse lo ricordate con un sospiro di sollievo. O ricordate un tipico mattino feriale? Sono le sette, sbrigati che devi andare a scuola (hai fatto i compiti?). Chi l'accompagna: lui prima di andare in ufficio o la mamma, che se non va al lavoro s'allunga per un cappuccino con le amiche? E ricordate il cappuccino? Quello sì, con un sospiro di rimpianto.

iorestoacasa ha modificato (eufemismo, il verbo giusto è: stravolto) le abitudini di quasi tutti. Un sacrificio grosso, con parecchi peggioramenti e minori vantaggi. È deprimente soppesare i primi; consolante valutare i secondi; conseguente domandarsi se dopo – quando tutto sarà finito – certe cose torneranno esattamente come prima. Una famiglia media di venti anni fa – tutti a casa per cena, niente smartphone a tavola né un pc per ciascuno, o ciascuno in una stanza – avrebbe vissuto questi giorni con minore straniamento. 

Perciò la quarantena è diventata pure un ritorno al passato per chi lo ha già vissuto o una scoperta del passato per i millennial che non ne avevano alcuna idea. Quant'è strano per i genitori vedersi i figli sempre per casa, e quant'è strano per questi. Che sono, forse, le vere vittime di un'emergenza che rimanda scuole, esami, pizze, palestra, amicizie. Ragazzi salvati, nel ritorno coatto a un secolo che non hanno vissuto, dalle tecnologie di quest'altro: Instagram, Facebook, le chat e forse soprattutto Netflix – che comunque sta salvando anche gli adulti. 

Quelli almeno che non decidono, poiché l'isolamento forzoso somiglia al pensionamento provvisorio (ma non si può nemmeno andare a guardare i cantieri), di scoprire o riscoprire l'arte della cucina, con risultati oscillanti dal sublime al disastroso ma nella media accettabili dalla popolazione domestica.

Sempre meglio questo, ma persino uno zombie davanti al pc, di chi spende l'eccesso di tempo rispolverando la chitarra che non sa più (o mai ha saputo) suonare.

#iorestoacasa ma dipende chi e dove: se è tre stanze con un bagno per sei persone (che fino a pochi giorni fa si ritrovavano tutte assieme solo per dormire); se è un anziano solo che non può ricevere più visite; se è il vip che è stato testimonial della campagna di sensibilizzazione promossa per l'emergenza nei giorni scorsi.

Emergenza: parola di nove lettere che capovolge le cose. I ragazzi che non degnavano il cane di uno sguardo adesso fanno a gara per portarlo a spasso (pazienza per chi ha soltanto il gatto). Quelli che non avevano tempo di leggere ora ne hanno troppo, ma molti leggeranno poco lo stesso dovendo ammettere che è piuttosto un problema di voglia. 

Chi andava in palestra scegliendo l'iscrizione anche in base al glamour di accessori e spogliatoi può riscoprire l'essenza dell'allenamento senza orpelli, in salone o nel parco vicino (ammesso che abbia l'uno o l'altro), per capire cosa ama davvero dell'attività sportiva. Chi cercava di sbarazzarsi di un amante saluta la quarantena come provvidenziale tempesta sulla doppia routine. In caso contrario lo salverà lo smartphone, ammesso che non voglia rischiare il reato con un fugace incontro fra la spesa al supermercato e il ritorno a casa arricchito di adrenalina.

#iorestoacasa senza neanche una partita di calcio in tv e in astinenza dal campionato. Cioè una manna per l'agguerrita fazione che detesta il pallone. C'è chi aspetta la ripresa della normalità sognando lo scudetto e chi pensa al contrario: peccato non sia sempre così. 

Ogni quarantena cambia a seconda dei punti di vista. Chiama a un surplus di pazienza e all'arte spicciola del compromesso, la cui gestione è normalmente sostenuta dalle assenze (proprie o altrui). Tutti assieme è invece come Il Grande Fratello senza possibilità di nomination se non l'atteso “liberi tutti” della fine. E se vale in un appartamento vale nei condomini: siamo troppi tutti assieme. Così, se l'inquilino di sopra canta in balcone, il signore di sotto detesta quelli che cantano in balcone. Poi c'è chi sul balcone non usciva dall'altro anno o chi s'è dispiaciuto di non averne uno solamente adesso. Restando in quarantena. Ciascuno a suo modo.

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