Giovedì, 25 aprile 2024 - ore 23.50

Coronavirus, Coldiretti: ''Garantite le scorte di alimenti, no ad assalti''

Cia Agricoltori: agriturismi in crisi. Donne in campo: urgente piano per la riforestazione

| Scritto da Redazione
Coronavirus, Coldiretti: ''Garantite le scorte di alimenti, no ad assalti''

Dopo l’inutile corsa agli acquisti di cibi e bevande verificatasi in alcune aree dopo l’esplosione della psicosi Coronavirus e temendo che il provvedimento varato dal Governo per contenere l’emergenza Coronavirus che introduce misure speciali per la regione Lombardia e 14 provincie di Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Marche possa dare il via ad altri accaparramenti, la Coldiretti avverte che «I rifornimenti alimentari sono garantiti in tutte le aree del Paese nei mercati e nei supermercati dove occorre evitare inutili accaparramenti che favoriscono solo le speculazioni».

Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini sottolinea che «Su nostra sollecitazioni sono stati pubblicati i chiarimenti sul trasporto merci e sul lavoro necessari a dare continuità alle attività produttive nelle campagne dove vanno seguiti i cicli stagionali, dalla semina alla raccolta e garantita la cura delle piante e l’assistenza e l’alimentazione degli animali allevati nelle stalle, ma anche la trasformazione industriale e le consegne per la distribuzione commerciale, l’importanza di un monitoraggio continuo delle misure adottate per  non compromettere la mobilità di merci e persone necessarie all’attività produttiva, nel rispetto delle norme di sicurezza».

Coldiretti precisa che «La nota esplicativa al Dpcm chiarisce infatti che “le merci possono entrare ed uscire dai territori interessati dalla delimitazione. Il trasporto delle merci è considerato come un’esigenza lavorativa: il personale che conduce i mezzi di trasporto può quindi entrare e uscire dai territori interessati e spostarsi all’interno degli stessi, limitatamente alle esigenze di consegna o prelievo delle merci”. Anche la produzione alimentare può procedere regolarmente nei territori delimitati dal nuovo Decreto che riguardano la food valley italiana che garantisce l’approvvigionamento sui mercati nazionali ed esteri con la produzione di circa 1/3 del Made in Italy agroalimentare, dal latte alla carne, dai formaggi ai salumi, dal riso alla pasta, dalla frutta alla verdura fino al vino e alle conserve di pomodoro. Un territorio dove si concentra il maggior valore della produzione nazionale alimentare di qualità (Dop/Igp)».

Infatti, secondo la nota esplicativa al Dpcm, le limitazioni introdotte non vietano gli spostamenti per comprovati motivi di lavoro de coldiretti aggiunge: «Pertanto salvo che siano soggetti a quarantena o che siano risultati positivi al virus, i transfrontalieri potranno quindi entrare e uscire dai territori interessati per raggiungere il posto di lavoro e tornare a casa. Gli interessati potranno comprovare il motivo lavorativo dello spostamento con qualsiasi mezzo, inclusa una dichiarazione che potrà essere resa alle forze di polizia in caso di eventuali controlli».

L’altra grande organizzazione agricola, Cia – Agricoltori italiani, evidenzia un altro aspetto: il calo fino al 50% deli ospiti nelle strutture agrituristiche. Turismo Verde, l’associazione per la promozione agrituristica di Cia-Agricoltori Italiani, dice però che «L’agriturismo non si ferma. L’emergenza Coronavirus non deve essere sottovalutata, ma neppure ingigantita. Fatte salve le precauzioni indicate, non bisogna aver paura di scegliere le attività ricettive in campagna. Occorre sostenere le aziende agricole e agrituristiche di tutta Italia, che assicurano un ambiente sano e incontaminato, attività a contatto con la natura e soprattutto prodotti e cibi genuini, sicuri e di qualità garantita. Così  che lancia un appello a cittadini e istituzioni: non lasciamo soli gli agricoltori e gli agrichef, che sono un patrimonio del Made in Italy».

Secondo Turismo Verde, «L’impatto del Coronavirus sul turismo nazionale è stato immediato e fortissimo. Nelle regioni coinvolte direttamente dall’emergenza, come Lombardia e Veneto, ci sono state disdette di massa nelle strutture, soprattutto da parte dei turisti stranieri. Prenotazioni quasi azzerate anche per aprile, con le festività di Pasqua che rappresentano uno dei periodi più importanti per la stagione turistica. Ma il danno economico coinvolge gli agriturismi di tutta Italia, con una riduzione fino al 50% delle richieste di soggiorno».

Per Cia e Turismo Verde, «Le misure precauzionali per evitare la diffusione del virus sono corrette ed efficaci.  Ora, però, pensiamo anche a come far ripartire l’economia. I provvedimenti presi dal governo vanno nella direzione giusta, ma è chiaro che serve un intervento strutturale e di lungo periodo che sostenga le imprese e rilanci l’economia dei territori, partendo da quelli più danneggiati dall’epidemia. Per gli oltre 23.000 agriturismi italiani, servono sospensioni dei contributi previdenziali e dei pagamenti delle rate dei mutui per un periodo non inferiore a 12 mesi. Allo stesso tempo, occorrono incentivi che rilancino il settore, con adozione di coupon a parziale rimborso spese, detrazioni fiscali e sospensione della tassa di soggiorno, nonché un piano di promozione straordinario. Non da ultimo, bisogna tutelare il Made in Italy agroalimentare, che è tra i più controllati al mondo, da pratiche sleali che mettono in cattiva luce le nostre eccellenze».

Un suggerimento al governo per far uscire l’Italia e la sua agricoltura dalla crisi del Coronavirus è venuta ieri, in occasione della Giornata internazionale della donna, dall’Associazione al femminile di Cia-Agricoltori Italiani, Donne in Campo, cche ha lanciato lancia la proposta di «un piano nazionale di ripristino degli ecosistemi naturali e, in particolare, delle foreste con protagonista il settore vivaistico».

La presidente di Donne in Campo-Cia, Pina Terenzi, ha spiegato che «E’ necessario agire in un’ottica di “restauro” dei terreni agricoli e forestali degradati per un’area che in Italia può coprire circa 8 milioni di ettari. Ciò, sia per fare interventi su piccola (a mosaico) e grande scala che per azioni prevalentemente necessarie a ridurre i rischi di disastri naturali. E ancora, per tutelare biodiversità e paesaggio».

Donne in Campo-Cia ricorda che «Le aree forestali, infatti, forniscono acqua pulita, regolano il ciclo dell’acqua e riducono l’erosione del suolo, forniscono biomassa per energia in sostituzione di gas, petrolio, carbone e altri prodotti legnosi e non, come frutti di bosco, funghi, resine e medicine. Inoltre, le foreste e gli alberi mitigano il cambiamento climatico, sequestrando il carbonio e favoriscono l’adattamento a eventi estremi e all’aumento della temperatura».

La Terenzi ha concluso: «Molti Paesi nel mondo si sono impegnati in questo senso, ottenendo ottimi risultati, è il momento di seguirne l’esempio, come Cia-Agricoltori Italiani sta già sollecitando attraverso il progetto “Il Paese che Vogliamo” per cambiare l’Italia partendo dal territorio e dalle sue aree interne. Le donne, infine, rappresentano la maggioranza dei piccoli agricoltori nei Paesi in via di sviluppo e svolgono, tuttora, un ruolo importante nel contrastare la fame e la povertà. Operano con positività e creatività, oltre ad essere grandi innovatrici. Riconoscere i loro diritti significa sconfiggere molti dei problemi che affliggono il pianeta».

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