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Qatargate e non solo.La sinistra ha una questione morale. Lo sfogo di un militante PD | GCStorti

In questa fase ci pare giusto riproporre una intervista di Berlinguer sulla ‘questione morale’ a Scalfari del luglio 1981. Qualcuno dirà che è datata. Credo di NO !

| Scritto da Redazione
Qatargate e non solo.La sinistra ha una questione morale. Lo sfogo di un militante PD | GCStorti

Qatargate e non solo.La sinistra ha una questione morale. Lo sfogo di un militante PD | GCStorti

In questa fase ci pare giusto riproporre una intervista di Enrico Berlinguer sulla ‘questione morale’ ad Eugenio Scalfari del luglio 1981. Qualcuno dirà che è datata. Credo di NO !

Con il suo consenso, senza citare il nome, ho convenuto di pubblicare lo sfogo di un militante della sinistra impegnato da 48 anni. A lui avevo chiesto se intendeva partecipare all’imminente congresso del PD.

Ecco la sua risposta : ‘Io per ora sono reduce della vicenda Aboubakar Soumahoro, di aver visto un ex segretario prov. Pci  Attilo Superti fare da scudo al leghista Fontana, ed infine della vicenda Panzeri molto più vicina a noi. Chi sceglie le nuove candidature alla guida del partito e alla future elezioni regionali sono ancora coloro che per ragioni diverse hanno anche presentato e garantito questi bei soggetti. Mi vergogno per loro e non difendo più nessuno, oggi poi mentre la vicenda Panzeri si arricchisce di particolari ho una rabbia tremenda. Non solo sindacato e politica li ha formati e nel caso anche arricchiti, non ne avevano comunque abbastanza per soddisfare la loro avidità e in questo momento difficile per il partito questo diventa un danno irreversibile. La stessa indispensabile istituzione europea vede gongolare i suoi detrattori e il gruppo socialista ne esce decisamente male... Non mi sento quindi coinvolto in questa "gara", ti dirò di più dopo 48 anni di convinta militanza e avere condiviso convintamente i processi necessari di cambiamento, oggi quasi non mi interessa quale candidato prevarrà alla guida del PD o di come per l'ennesima volta cambierà il nome di quello che è stato anche il mio partito. Ciao’.

Commento redazione welfare

Che cosa rispondere. Non basta dire non sono tutti così. Indubbiamente queste vicende danneggiano l’immagine del Pd e dell’intero centrosinistra.

Nella mia esperienza di militante della sinistra ho assunto come punto di riferimento culturale e politico tre grandi personaggi: Antonio Gramsci, Giorgio Amendola ed Enrico Berlinguer.

Non posso che riproporvi alcuni passaggi dell’intervista di Enrico  Berlinguer, ad  Eugenio Scalfari, direttore de  La Repubblica, il 28 luglio 1981 passata alla cronaca come ‘La questione Morale’

Ho scelto questi passaggi che se allora ,1981, erano atti di accusa verso la DC ed il PSI, oggi , quei comportamenti si possono vedere anche nel PD e nelle formazioni di sinistra.

È necessario riflettere e lottare per invertire la rotta per un fortissimo cambiamento. Forse serve una inversione ad U.

Ecco alcuni brani dell’intervista a Scalfaro di  Berlinguer sulla ‘Questione morale’:

«I partiti non fanno più politica», mi dice Enrico Berlinguer, ed ha una piega amara sulla bocca e, nella voce, come un velo di rimpianto. Mi fa una curiosa sensazione sentirgli dire questa frase. Siamo immersi nella politica fino al collo: le pagine dei giornali e della Tv grondano di titoli politici, di personaggi politici, di battaglie politiche, di slogans politici, di formule politiche, al punto che gli italiani sono stufi, hanno ormai il rigetto della politica e un vento di qualunquismo soffia robustamente dall’Alpi al Lilibeo…

«No, no, non è così.», dice lui scuotendo la testa sconsolato. «Politica si faceva nel ‘ 45, nel ‘ 48 e ancora negli anni Cinquanta e sin verso la fine degli anni Sessanta. Grandi dibattiti, grandi scontri di idee, certo, scontri di interessi corposi, ma illuminati da prospettive chiare, anche se diverse, e dal proposito di assicurare il bene comune. Che passione c’era allora, quanto entusiasmo, quante rabbie sacrosante! Soprattutto c’era lo sforzo di capire la realtà del paese e di interpretarla. E tra avversari ci si stimava. De Gasperi stimava Togliatti e Nenni e, al di là delle asprezze polemiche, ne era ricambiato.»

Oggi non è più così?

«Direi proprio di no: i partiti hanno degenerato e questa è l’origine dei malanni d’Italia

La passione è finita? La stima reciproca è caduta?

«Per noi comunisti la passione non è finita. Ma per gli altri? Non voglio dar giudizi e mettere il piede in casa altrui, ma i fatti ci sono e sono sotto gli occhi di tutti. I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”. La carta geopolitica dei partiti è fatta di nomi e di luoghi. Per la DC: Bisaglia in Veneto, Gava in Campania, Lattanzio in Puglia, Andreotti nel Lazio, De Mita ad Avellino, Gaspari in Abruzzo, Forlani nelle Marche e così via. Ma per i socialisti, più o meno, è lo stesso e per i socialdemocratici peggio ancora…»

Lei mi ha detto poco fa che la degenerazione dei partiti è il punto essenziale della crisi italiana.

«È quello che io penso.»

Per quale motivo?

«I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. Per esempio, oggi c’è il pericolo che il maggior quotidiano italiano, “il Corriere della Sera”, cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa come il “Corriere” faccia una così brutta fine. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le “operazioni” che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un’autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un’attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti.»

 

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13 dicembre 2022

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