ADUC Agnello pasquale e Auschwitz. Vita, abitudini, consumi e idee
Mattatoi e Auschwitz. Punti di partenza su cui costruire se stessi e il mondo in cui viviamo e vorremmo vivere
Sembra che buona parte degli italiani passeranno la festa della Pasqua in incontri più o meno familiari gustando le delizie gastronomiche dell’occasione. Tradizione vuole che tra queste delizie quella predominante, oltre ai classici contorni di uova di varia fattura (sode dipinte, cioccolato in particolare) sia la carne, soprattutto d’agnello, che è parte della tradizione cristiana e che, cucciolo di pecora, ha meno di un anno di vita e per questo scelto per le tavole.
Un giro nei reparti carne dei supermercati o nei negozi ci dà il polso della situazione, con agnelli di vario tipo in bella mostra. La carne di agnello non è tra le più amate, visto il tanfo particolare che, però, sembra attrarre alcuni consumatori proprio per questo. Consumatori che - anche - “Pasqua non è Pasqua senza l’agnello”.
Dicono che è la nostra cultura, gastronomica e tradizionale.
Le culture, come le tradizioni, sono il bagaglio che ognuno sceglie, più o meno consapevolmente, per poi avventurarsi nella vita.
Per la gastronomia, poi, ce ne sono molte di più di lingue e dialetti.
In occasione di questo rito pasquale, anche perché vicino alla festa della Liberazione del prossimo 25 Aprile, ci preme ricordare un paio di consigli.
Ai ragazzi delle scuole, e anche gli anziani che ancora non lo hanno fatto, ci sono due cose importanti da comunicare per far loro capire la nostra civiltà, magari facendoci anche un paio di viaggetti:
- la visita di un mattatoio
- la visita di Auschwitz.
Fatto questo, ognuno poi decida come organizzarsi vita e abitudini e consumi e idee.
Vincenzo Donvito Maxia - presidente Aduc
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