Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 07.53

Cgil Val di Sangro Honeywell va in Slovacchia, niente cig per 400

La multinazionale delocalizza lo stabilimento e il Mise nega l'ammortizzatore sociale. I lavoratori sono a rischio licenziamento immediato dal 1° giugno. Sindacati: “Un fatto gravissimo. Il 28 maggio protestiamo davanti al ministero”

| Scritto da Redazione
Cgil Val di Sangro Honeywell va in Slovacchia, niente cig per 400

Cgil Val di Sangro Honeywell va in Slovacchia, niente cig per 400

La multinazionale delocalizza lo stabilimento e il Mise nega l'ammortizzatore sociale. I lavoratori sono a rischio licenziamento immediato dal 1° giugno. Sindacati: “Un fatto gravissimo. Il 28 maggio protestiamo davanti al ministero”

La Honeywell di Atessa (Chieti) vola in Slovacchia, e per circa 400 dipendenti abruzzesi non ci sarà nemmeno la cassa integrazione. È questo il verdetto emesso dal ministero del Lavoro, che ha bocciato l'ammortizzatore richiesto dopo il precedente accordo tra sindacati e azienda. La multinazionale di turbocompressori ha delocalizzato lo stabilimento in Slovacchia e ora i lavoratori sono a rischio licenziamento immediato dal 1° giugno. Nell'accordo sottoscritto al Mise il 16 febbraio scorso l'azienda s'era impegnata a evitare i licenziamenti, prospettati dal 2 aprile, predisponendo il mantenimento di un'attività e l'utilizzo di cassa integrazione straordinaria fino a febbraio 2019. Tra i punti positivi del testo c'era anche la concessione a titolo gratuito del capannone della Val di Sangro a un'azienda interessata o affidata a un advisor per la ricerca di imprese pronte a rilevare lo stabilimento. La Cig, quindi, rappresentava, oltre che una speranza di salario fino a febbraio 2019, anche una “garanzia” per la reindustrializzazione del sito. La bocciatura è arrivata perché il programma di cassa integrazione presentato dalla società è sostanzialmente finalizzato alla cessazione dell'attività di produzione, che rappresenta l'attività principale dell'unità di Atessa. Il 21 maggio scorso, il direttore generale della direzione ammortizzatori sociali del ministero del Lavoro, Ugo Menziani, ha spiegato che questo è quello che si evince dalla circostanza che la maggior parte dei lavoratori interessati alle sospensioni (a zero ore e senza rotazione) e costituenti esuberi strutturali (331 dipendenti) sono proprio quelli addetti all'attività destinata a cessare. A decorrere dal 1° gennaio 2016, continua il ministero, “il trattamento straordinario di integrazione salariale per crisi aziendale non può essere più richiesto nei casi di cessazione dell'attività produttiva dell'azienda o di un ramo di essa”. Contro questo provvedimento, in ogni caso, è ammesso il ricorso giurisdizionale, oppure il ricorso straordinario al presidente della Repubblica entro 60 o 120 giorni che decorrono dalla data di ricevimento del provvedimento. “Un fatto gravissimo – ha commentato il segretario provinciale Fiom di Chieti Davide Labbrozzi – che espone. Con Fim e Uilm manifesteremo davanti al ministero lunedì 28 maggio alle 10. È un atto scellerato che contrasteremo con forza”.

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