Domenica, 28 aprile 2024 - ore 21.50

(CR) Pianeta Migranti. Ma le risposte ‘armate’ non funzionano

Hanno smantellato tutte le risposte che funzionavano ed ora, da bravi fascisti, militarizzano il problema.

| Scritto da Redazione
(CR) Pianeta Migranti. Ma le risposte ‘armate’ non funzionano

(CR) Pianeta Migranti. Ma le risposte ‘armate’ non funzionano

Hanno smantellato tutte le risposte che funzionavano ed ora, da bravi fascisti, militarizzano il problema.

La svolta del governo sui migranti è durissima. Smantellata l’accoglienza, arriva una gestione militarizzata. Il commento di don Pagniello direttore Caritas italiana.

 La presidente Meloni annuncia, con un video, una serie di misure rigidissime di stampo repressivo e militarista sull’immigrazione.

Alla Difesa, il mandato di realizzare nel più breve tempo possibile nuove strutture sufficienti a “trattenere” gli immigrati illegali; verranno collocate in località a bassissima densità abitativa e facilmente perimetrabili e sorvegliabili. Non dovrebbero causare alcun problema di ordine pubblico e neppure coinvolgere i territori.

I soldati, dunque, costruiranno nuove e moderne gabbie per la detenzione dei disperati? Saranno gli stessi soldati a sorvegliarle? Sarebbe un passo in più verso un apparato repressivo che non promette niente di buono e che difficilmente riuscirà a realizzare i risultati che si propone.

La presidente Meloni ci riporta ai tempi della campagna elettorale con la proposta del blocco navale per fermare le partenze. Di fatto chiede una missione europea, anche navale se necessario, in accordo con le autorità del nord Africa, per fermare la partenza dei barconi. In realtà, è difficile pensare che la premier non sappia che questa ricetta non funziona, e che il solo modo di governare i processi epocali non è combatterli ma gestirli in sicurezza e legalità.

La premier chiede l’intervento dell’Europa ed invita Ursula von der Leyen a visitare Lampedusa per prendere atto dell’emergenza umanitaria. Accusa però gli impegni europei sull’immigrazione  “ampiamente insoddisfacenti”. E i giorni scorsi, in Ungheria, abbracciava l’amico Orban notoriamente antieuropeista e che rifiuta la solidarietà sui migranti.

Sì all’Europa e no all’Europa stanno insieme!

Nel piano di Meloni si avverte anche una sorta di colpevolizzazione dei migranti, che saranno trattenuti nei centri di permanenza-detenzione fino a 18 mesi.

Il direttore della Caritas don Pagniello in un intervento al Sir, dopo aver ricordato che, da sempre, la Caritas considera l’immigrazione un problema strutturale da affrontare non con misure di emergenza, ha dichiarato: “Le immagini che arrivano da Lampedusa in queste ore ci riportano a scene già viste e ci dicono che è tempo di cambiare, di fare altre scelte coraggiose e condivise perché questo momento non diventi l’ennesimo già visto, ma sia un punto di partenza; rappresenti una svolta nel percorso che noi tutti, insieme, possiamo e dobbiamo fare per scrivere una pagina nuova nella storia delle politiche migratorie italiane.  Un percorso che ci deve vedere tutti uniti, e in cui tutti possono dare il proprio contributo uscendo dalle logiche di contrapposizione. La Chiesa non si è mai tirata indietro e non lo ha fatto in questi mesi e in queste ultime settimane: un lavoro costante e prezioso che ci permette, da anni, di accompagnare le persone che arrivano ma anche le comunità verso un percorso di conoscenza reciproca e di ospitalità fiduciosa dell'altro. Comprendiamo la fatica e siamo consapevoli degli sforzi delle autorità tutte, degli enti locali ed anche delle altre organizzazioni ma è evidente ed è necessario lavorare insieme e non divisi, valorizzare il lavoro e le buone pratiche già attive che ci dicono che è possibile costruire vie di ingresso dignitose e sicure, percorsi di inclusione e azioni di empowerment efficaci i cui risultati ci fanno crescere e migliorare insieme, sostenersi e dialogare in tavoli istituzionali ad hoc e sui territori, in un'ottica di solidarietà ma anche di reale ed efficace sussidiarietà che non si esauriscano con il finire della bella stagione, che non siano una risposta temporanea ma che siano un punto di partenza nuovo, un passo verso il cambiamento".

E alcuni politici poi, invece di fare una sana autocritica e di trovare le strategie per gestire -non reprimere- il problema, stanno speculando sul disastro Lampedusa in chiave complottista e antieuropea per guadagnare voti dalla propria parte in vista delle prossime elezioni europee.

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