Martedì, 07 maggio 2024 - ore 02.13

CREMA, 25 APRILE 2022 INTERVENTO DELL’ASSESSORA CINZIA FONTANA

Un caro saluto da parte dell’Amministrazione comunale di Crema a tutte e a tutti voi

| Scritto da Redazione
CREMA, 25 APRILE 2022  INTERVENTO DELL’ASSESSORA CINZIA FONTANA CREMA, 25 APRILE 2022  INTERVENTO DELL’ASSESSORA CINZIA FONTANA CREMA, 25 APRILE 2022  INTERVENTO DELL’ASSESSORA CINZIA FONTANA CREMA, 25 APRILE 2022  INTERVENTO DELL’ASSESSORA CINZIA FONTANA

CREMA, 25 APRILE 2022  INTERVENTO DELL’ASSESSORA CINZIA FONTANA

Un caro saluto da parte dell’Amministrazione comunale di Crema a tutte e a tutti voi, alle autorità civili e militari, alle associazioni combattentistiche e d’arma, alle organizzazioni sindacali, alle cittadine e ai cittadini. Grazie per aver scelto di essere qui oggi, 25 aprile, alla celebrazione della Festa della Liberazione.

Un saluto particolare e grato all’Anpi (con il suo presidente Paolo Balzari) e al Comitato di Promozione dei principi della Costituzione (con la sua presidente Graziella Della Giovanna), custodi instancabili, sentinelle sempre attente e vigili e animatori dei valori della nostra democrazia.

Un grande onore per me prendere la parola in rappresentanza della sindaca di Crema, impegnata a ricevere un riconoscimento dalla città di Venezia per tutto il fermento culturale promosso qui in occasione dei 1600 anni dalla fondazione di Venezia per segnare il legame della nostra città con la Serenissima.

Dopo due anni in cui siamo stati costretti a limitare fortemente l’organizzazione della Festa a causa della pandemia, è davvero bello ritrovarci qui insieme, in quel sentimento di comunità democratica che la Festa del 25 Aprile rappresenta. Una comunità, quella di Crema, che proprio in questi due terribili anni ha saputo ancora di più affermare e praticare inclusione, solidarietà, cura, gentilezza e generosità, per cercare di non lasciare indietro nessuno e accompagnare chi è più fragile.

Quest’anno quindi, in occasione del 77° anniversario dalla Liberazione, ritorniamo con un calendario intenso, frutto di un impegno proficuo di vari protagonisti – le scuole, il Centro Galmozzi, le associazioni, sotto la regia del Comitato – con una serie di iniziative che si snodano su tre giornate ricche di incontri. Tante iniziative grazie alle quali si uniscono generazioni, si mischiano saperi, si condividono pensieri ed emozioni, riflessioni e festa, si intrecciano testimonianze di internati militari e progetti di giovani studenti delle nostre scuole cittadine.

Con un tratto comune che le tiene insieme: che è la responsabilità della memoria. Perché siamo tutti figlie e figli delle scelte di quel periodo: la scelta dell’antifascismo e della resistenza per liberare il Paese dalla barbarie, per far trionfare l’umanità sulla disumanità, per indossare le lenti della libertà e della giustizia sociale.

Figlie e figli del sacrificio di un’intera generazione che in quegli anni ha combattuto a viso aperto, sulle montagne, nelle vallate, nelle strade, nelle piazze. Furono i partigiani e le partigiane delle tante e diverse formazioni combattenti, i contadini dei nostri paesi, gli operai delle nostre fabbriche, le tante donne forti che per troppo tempo abbiamo dimenticato, i molti preti inermi e coraggiosi, gli internati militari che avevano detto no alla repubblica sociale.

Una generazione fatta di adulti e ragazzi che provenivano da classi sociali diverse, con idee e ideali di società diversi, che, a lotta conclusa, arricchirono e resero più saldi i principi della nostra carta costituzionale.

La Resistenza fu così un movimento plurale, a più voci, quelle molte e diverse voci tanto temute e combattute da ogni dittatura, di qualsiasi colore essa sia.

Una generazione che immaginò, sognò, patì e conquistò un destino diverso per il nostro Paese. Aprendo così la strada a un tesoro gigantesco di cui siamo eredi: la strada della Repubblica, della Costituzione, dell’unità, della ricostruzione civile del paese, del riscatto morale e della dignità dell’Italia nel consesso internazionale. E fu proprio l’allora presidente del Consiglio De Gasperi nella conferenza di Pace di Parigi del 1946 a rivendicare il fatto che l’onore dell’Italia, la sua libertà e il suo diritto a restare un Paese unito erano stati conquistati, sui monti e nelle pianure, dal popolo italiano.

Riconoscere questa complessità significa essere davvero eredi di quegli uomini e di quelle donne che sognarono, lottarono e morirono per la nostra libertà. Siamone degni, siamone all’altezza, provando ad evitare di sporcare la bellezza profonda e corale di queste ricorrenze con le penose e meschine battute da campagna elettorale per raccogliere spiccioli di voti. Siamo una città seria, vivaddio!

Ma l’occasione della ricorrenza del 25 Aprile ci ha sempre spronati a parlare anche del presente e quindi ad andare oggi con la mente a quanto sta accadendo ai confini dell’Europa Unita, quell’Europa che è stata anch’essa l’idea-orizzonte ispiratrice del coraggio e del sogno di quei giovani nella metà del Novecento.

Ecco perché oggi abbiamo voluto qui, al nostro fianco, anche la rappresentanza della comunità ucraina a Crema (Ludmilla). Perché questo 25 aprile, giunti ormai al 60° giorno di guerra, parla al mondo la stessa lingua di allora. Non lo stesso contesto, certo, ma la stessa lingua sì.

L’invasione militare della Russia di Putin nel territorio dell’Ucraina, un fatto incredibile e potenzialmente distruttivo della pace mondiale, ci addolora e ci sconvolge. Le cronache delle violenze commesse contro la popolazione civile, specialmente donne e bambini, le migliaia di profughi, le migliaia di morti, le torture, le fosse comuni, la distruzione, tutto ci riporta alla brutalità della guerra e ai suoi dilemmi morali.

Tutto ci riporta alla responsabilità come italiani e come europei di essere solidali e di sostenere il popolo ucraino martoriato (e anche in questo Crema sta dando una testimonianza di vicinanza umana importante offrendo aiuti e accoglienza).

Ci riporta anche al significato della resistenza quando un paese sovrano con un governo legittimo viene aggredito da un esercito straniero, quando i suoi diritti fondamentali sono minacciati.

Dobbiamo quindi festeggiare il 77° anniversario del 25 aprile con l’impegno a riaffermare il nostro sostegno e la nostra più grande solidarietà a un popolo che resiste alla sopraffazione di chi vuole annettersi un Paese, di un popolo che resiste per contrastare chi si oppone alla libertà, alla giustizia, alla democrazia. Perché quando c’è un aggredito e un aggressore scegliere da che parte stare è un dovere.

Certo con tutti i mezzi possibili della politica, della diplomazia, della non violenza, con un’Europa che lavori incessantemente per cercare un confronto con Mosca, per aprire un tavolo negoziale, per porre fine al conflitto; ma non con l’ipocrisia dell’equidistanza, pena il rinunciare ai valori fondanti della nostra Europa.

“Dal ‘nostro’ 25 aprile”, ha affermato con lucidità ed accurata sobrietà il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella tre giorni fa, “nella ricorrenza della data che mise fine alle ostilità sul nostro territorio, viene un appello alla pace. Alla pace, non ad arrendersi di fronte alla prepotenza”.

È la morale di Emilio Lussu, Fondatore del movimento Giustizia e Libertà, l’autore di una delle più belle affermazioni di questo principio: “Che ne sarebbe della civiltà del mondo, se l’ingiusta violenza si potesse sempre imporre senza resistenza?”.

Il nostro 25 aprile di oggi ha ragione di contenere tutti i dubbi morali, le discussioni eternamente aperte, su quanto accade oggi nel riflesso di quanto accadde ieri. Serve profondo rispetto per le diverse e anche sofferte posizioni, ma è proprio grazie a questo costante esercizio che assaporiamo con gratitudine la libertà, i diritti faticosamente conquistati, senza adagiarci, senza darli per scontati, denunciando chi si permette di dileggiarli, sottostimandoli o manifestando disinteresse per il destino di persone che stanno combattendo e chiedono aiuto nella difesa degli stessi diritti.

Buona Liberazione a tutte e tutti noi! Viva la Resistenza, Viva il 25 Aprile, Viva la Costituzione!

Cinzia Fontana

VIDEO: Il dolore e il ricordo - Festa 25 aprile

Le testimonianze sugli "IMI" (internati militari italiani) cremaschi nel documentario curato da Michele Mariani, in collaborazione con il Centro "Galmozzi" per il Comitato di promozione dei principi della Costituzione italiana, è stato proiettato stamani in Sala dei Ricevimenti nell'ambito della celebrazione della Festa della Liberazione a Crema. Il progetto pluriennale di approfondimento dei temi legati alla Resistenza, alla Liberazione e alla fase costituente italiana, si concretizza quest'anno con un viaggio dentro un tema meno noto, quello degli italiani che, rifiutando di collaborare con la repubblica di Salò dopo l'8 settembre 1943, vennero consegnati ai nazisti e inviati a campi di lavoro in Germania, in qualità di manodopera data l'assenza di uomini tutti al fronte della seconda guerra mondiale.

Le condizioni di difficoltà estreme, la situazione paradossale di ritrovarsi imprigionati in Germania e Austria, la dignità di tanti italiani che non riconobbero Salò e seguirono la propria coscienza, accettando una condizione incredibilmente simile alla schiavitù, al centro di questo documentario emozionante, pubblicato anche sul canale Youtube del Comune di Crema.

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