Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 08.15

Cremona.Parco dei Monasteri. Resistete. Tentare si può | Massimo Terzi

Invito ai candidati Sindaco sulla realizzazione del progetto del Parco dei Monasteri.

| Scritto da Redazione
Cremona.Parco dei Monasteri. Resistete. Tentare si può | Massimo Terzi

In questi ultimi anni non mi sono mai permesso di interferire con la politica locale, ma l’occasione del prossimo rinnovo della compagine amministrativa mi induce ad invitare tutti i candidati sindaci a considerare nel loro programma l’opportunità di una decisa e mirata riqualificazione urbana. E'auspicabile,infatti, che chi ha legittime ambizioni di governo si decida a  gestire la nostra comunità  secondo un progetto complessivo di crescita che non termina col mandato, ma, secondo i tempi, il costume e le dimensioni della nostra città. La strategia urbanistica, in particolare, ha bisogno che finalmente si capisca che, nella città esistente, sono rintracciabili  opportunità uniche ed indispensabili per un suo sviluppo e che si deve prestare molta attenzione al progressivo moto centrifugo che sta svuotando il centro, al suo progressivo imbruttimento (dovuto anche all’incuria della manutenzione e alla crisi della qualità dell’offerta commerciale) che sta svilendo l’effetto-città portandola ad una pericolosa ed inesorabile omologazione.

Dare risposte concrete ad un tema così delicato come quello del recupero del patrimonio storico in disuso è molto arduo: le variabili in gioco sono molte e tanti gli aspetti da analizzare.  Siamo in presenza di una crisi economica drammatica ed il settore immobiliare sta pagando, più di tanti altri, la scarsa programmazione del passato e la grave mancanza di risorse necessarie per gli investimenti. Ma la crisi economica non è l’unica causa dello stato attuale delle cose: c’è, sostanzialmente, una città rinunciataria e fatalista e poco propensa ad affrontare questi temi ed una politica paralizzata dai limiti del patto di stabilità e dalla mancanza ormai cronica di finanziamenti. Non rimane, quindi, che dare forza alle idee per reagire e cambiare le cose, invertendo la tendenza a risolvere solo i problemi contingenti e pensando invece anche alla prospettiva lunga ed al futuro della nostra città con maggiore lungimiranza e con una “politica di piccoli passi”.

Se pensiamo pregiudizialmente che tutto andrà storto non combineremo niente…… Tentare si può. Palazzi pubblici e privati, chiese, luoghi, storie, cultura locale, paesaggi urbani, se adeguatamente rivalutati ridarebbero a Cremona una luce vera, più autentica, non solo ridotta all’identificazione con la nostra (per altro unica e bellissima) Piazza Duomo. Credo che si possa ritenere che il recupero dell’ “estetica“e della “buona architettura”, oggi, non risponda più soltanto a finalità edonistiche e culturali perché, di fatto, in qualche modo diventa un fattore di investimento capace di apportare redditi e promuovere flussi economici. I contenitori storici proposti per una riflessione circa la loro possibile destinazione d’uso sono estremamente eterogenei e di diverso valore.Pensare di trovare una risposta per tutti è utopia. Devono essere fatte delle scelte che sappiano distinguere ciò che deve essere conservato e recuperato da ciò su cui gli interventi potranno essere più decisi e consistenti e dove la guida della mano pubblica sarà necessaria per evitare interventi inadeguati e riusi non compatibili (come sta succedendo invece per il vecchio galoppatoio ). Due sono i comparti fondamentali da sempre necessitanti di particolari attenzioni: l’ambito del “Vecchio Ospedale” e quello delle “Ex Caserme”. Tralasciando momentaneamente il primo, bisognoso di un più difficile e delicato completamento nelle destinazioni d’uso, quello delle ex Caserme, meglio conosciuto come “Parco dei Monasteri “, è sicuramente la parte che, per le condizioni di grave degrado in cui giace,  gli studi approfonditi, l’elaborazione tecnica , e l’avvio di lavori recenti che gli sono stati dedicati, meriterebbe un impulso maggiore al recupero, con il coordinamento di un progetto complessivo pubblico di lunga prospettiva e di grande respiro che lasci una traccia forte nella città e coinvolga soggetti diversi, pubblici e privati purchè l’interesse generale sia sempre salvaguardato.Per procedere correttamente è, però, indispensabile comprendere quale singolare significato abbiano queste “impronte” e quali siano le strategie più opportune per mantenere in vita queste memorie ed esaltarne il ruolo attrattore, in modo che possano, da sole, giustificare  la motivazione di un passaggio o una permanenza in città.  

Le nuove funzioni, quindi, non devono essere improvvisate, ma  devono essere adeguate alle tipologie da recuperare ed avere una radice solida nell’ambito economico della città ed una ricaduta che duri nel tempo. Solo un inserimento in un quadro di necessità territoriali regionali con destinazioni di livello superiore ed il ricorso ai fondi della Comunità Europea può permettere un miglior impiego ed un’utilizzazione di questo capitale, in gran parte abbandonato ed in via di rapido degrado.Ma soprattutto, per quanto riguarda il comparto dei Monasteri, si devono consolidare il sistema di polarità e le funzioni di richiamo che da tempo Cremona, come capoluogo, va ricercando; cioè  ampliare l’immagine del centro storico e riqualificare e vivacizzare un comparto degradato con nuove funzioni e riproporre la qualità del centro in alternativa ai flussi prodotti verso l’esterno dai  “magneti commerciali”.Mi sembrerebbe logico,quindi, candidarlo, in modo concentrato e pervasivo, all’interazione fra attività formativa,istruzione, ricerca,sperimentazione tecnologica e collegarlo con la produzione  perchè divenga sede privilegiata di sostegno e promozione della filiera produttiva locale e dei caratteri identitari della città e del territorio.Per questo i temi della musica e dell’agrozooalimentare, capisaldi della nostra tradizione, dovrebbero essere supportati da un capillare recupero di tutto il patrimonio storico, culturale ed ambientale che non  si riesce adeguatamente a valorizzare. La condizione più felice è quella che questi chiostri, che sono contigui ed in successione, vengano concepiti come un unico “campus”, scaturente dalla possibilità di concatenazione di luoghi di grande suggestione, e non  separatamente, uno per volta, con destinazioni di ripiego, a sè stanti, disarticolate da un disegno che in origine voleva essere funzionalmente più ampio e complessivo. Le ricerche ed i precedenti progetti, naturalmente, potranno essere adeguati a nuove ipotesi:attività formative, ospitative e ricreative, residenza collettiva per studenti o categorie particolari, raffinate attività artigianali di nicchia. Potranno naturalmente essere destinati a completare  in primo luogo  quanto resta della  filiera musicale attuale,( ricalcando parte del progetto originale del “Parco dei Monasteri”) partendo dall’analisi del suono per terminare con  la realizzazione fondamentale dell’Istituto Superiore del restauro degli strumenti musicali a cui sembravamo essere destinati. Oppure ancora, ad esempio, ad altra filiera come Scienza della terra, Agricoltura, Zootecnia,Veterinaria,Genetica animale, Ambiente ed Ecologia,Trattamento dei rifiuti, Energie alternative, Arte molitoria e panificazione, cibo e ricerca alimentare.( Si ritiene che oggi la sicurezza alimentare sia l’elemento fondamentale da tenere in considerazione nel prossimo ed immediato futuro ). Questa valutazione ci permetterebbe di incassare  il riconoscimento che il cremonese non produce solo cibo, ma genera un corollario ed una filiera altrettanto significativa di beni che sono di fruibilità sociale (tutela ambientale, poi presidio umano sul territorio, benessere animale, sicurezza e qualità alimentare ….per fare alcuni esempi ).Nello specifico tutti gli studi, le ricerche, i progetti fino ad ora realizzati non vanno accantonati, perché il progetto urbano che sottintendeva al” Parco dei Monasteri” è ancora di grande attualità là dove si proponeva come una grande cerniera urbana con una duplice funzione di “ponte”tra centro storico, città moderna e parco del Po e del Morbasco, o come “anello” di quella concatenazione di elementi di altissimo valore architettonico,archeologico ed ambientale che forma la corona più esterna del centro storico tra il sito del castello e l’area di Porta Po. Lo è, inoltre, nella misura in cui il suo spazio di connessione e relazione si è dilatato aggiungendo, ai monasteri di S.Monica, S.Benedetto, Corpus Domini e S.Chiara il convento dell’Annunziata, che,se proprio si ritiene che un ex convento sia la sede appropriata,si presterebbe molto meglio ad ospitare gli eventuali uffici di una Provincia “riconfezionata” per la presenza di un vicino parcheggio multipiano e di un facile accesso dalla via Massarotti. Questo permetterebbe alcuni primi passi. Ritornare al progetto di recupero di Santa Monica per destinarlo al progetto esecutivo iniziale, già in fase di avanzata attuazione (che doveva accogliere la facoltà di Paleografia Musicale ); avviare l’evacuazione di S.Benedetto dal gattile; permettere, come si fece per il “vecchio Ospedale “, un immediato uso di spazi verdi attrezzati da parte di un quartiere che ne è privo e, quindi, inserire quei lotti nei percorsi pedonali di attraversamento della città.

Terzi Massimo architetto

Cremona 

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