Giovedì, 09 maggio 2024 - ore 19.26

Giusto impegnarsi per il referendum sull'art. 18 | S.Cofferati

| Scritto da Redazione
Giusto impegnarsi per il referendum sull'art. 18 | S.Cofferati

La promozione dei due referendum, uno per cancellare l´art.8 del decreto dal Governo Berlusconi e l´altro per abolire le norme che hanno recentemente cancellato l´art.18 dello Statuto dei lavoratori, é secondo me una scelta giusta e opportuna. Per comprenderne l´utilità bisogna guardare con attenzione al recente passato.
Infatti è a partire dall´inizio della crisi finanziaria, economica e politica che ha colpito l´Europa fin dai primi mesi del 2008 che si è riaperto, non casualmente, l´intervento esplicito sul tema dei diritti e delle protezioni sociali da parte di molti governi di centrodestra e in qualche caso, purtroppo, anche di alcuni di quelli progressisti.
Il neo-liberismo, trasformato spesso in ideologia, ha caratterizzato le politiche di contrasto alla crisi in gran parte dei paesi dell´Unione e, seppure con intensità e modalità non uniformi, i diritti e le protezioni sono stati considerati come un impaccio alla ripresa se non addirittura responsabili della stessa crisi, da qui la loro messa in discussione.
L´attacco a norme o diritti consolidati é stato promosso tra gli altri dalla stessa Commissione Europea e a volte addirittura dalla Banca Centrale come nel caso della famosa lettera al Governo Berlusconi sulle priorità da adottare nella politica economica italiana.
La quasi totalità dei paesi interessati si è adeguata alle sollecitazioni comunitarie senza batter ciglio, anzi ha spesso giustificato con gli elettori i cambiamenti presentandoli come imposti dall´Unione. L´Italia di Berlusconi é stata tra le più solerti ad adottare questi comportamenti rinunciando a fare scelte e diventando perciò subalterna al volere di altri.
Questo processo negativo, cominciato appunto con il Governo Berlusconi è poi proseguito con il Governo dei tecnici. Invece di adottare politiche anticicliche per far crescere le economie si é scelto il contenimento e il rigorismo basati anche sulla restrizione di diritti e protezioni.
Il campo di battaglia più clamoroso, anche per il suo valore simbolico, é stato quello nel quale si é consumata la cancellazione dell´art.18 dello Statuto dei lavoratori. Da qualche mese il licenziamento senza giustificato motivo non é più sanzionato con il reintegro obbligatorio. In questo modo si é levata dignità al lavoro proprio cancellando un diritto individuale.
Questa lesione si é aggiunta a quella prodotta con l´articolo 8 della legge 138bis. In quel testo infatti si tolgono diritti della persona trasferendoli del tutto impropriamente alle organizzazioni sindacali che a loro volta si vedono nella sostanza private del contratto nazionale cioè dello strumento che garantisce la fruizione di un diritto collettivo.
È indispensabile che a questi arretramenti si porga rimedio nel prossimo futuro e che la coalizione di centro-sinistra che si presenterà alle elezioni espliciti l´impegno a farlo nel suo programma politico. Nel mentre, come dicevo, é giusto e opportuno utilizzare lo strumento del referendum. Il sostegno alla campagna referendaria é necessario da parte di tutte le forze del campo progressista, non prefigura la nascita o il sostegno a nessun schieramento politico ma più semplicemente la condivisione della funzione vitale che hanno i diritti di chi lavora.
Un riformismo forte ha le sue radici storiche nel lavoro e la trasformazione dello stesso va indagata, stimolata e indirizzata senza mai prescindere dai diritti di chi lo svolge. Diritti che danno dignità e consentono alle persone di realizzarsi. Un moderno partito riformista non può prescindere da questo storico risolutivo impegno.
(L'articolo è un estratto di quello apparso su Left)
Fonte: Sergio Cofferati

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