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Gramsci e l’Unità d’Italia

| Scritto da Redazione
Gramsci e l’Unità d’Italia

A. Gramsci e l’Unità d’Italia
www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 25-07-11 - n. 374
Riproponiamo:
Pubblichiamo, su gentile concessione dell'autore:
Vincenzo De Robertis, A. Gramsci e l’Unità d’Italia
 
Vincenzo De Robertis A. Gramsci e l’Unità d’Italia
 
Indice:
Introduzione e bibliografia

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Un ringraziamento particolare a chi mi ha aiutato in questo mio lavoro: al Prof. Marcello Montanari, che ha tollerato la mia impostazione, senza opporre contestazioni, ed all’amico e compagno Prof. Andrea Catone, che mi ha aiutato per le citazioni di Gramsci.
 
Introduzione
 
Questo libro nasce dall’opportunità di approfondire il pensiero di A.Gramsci sul tema della formazione dello Stato Unitario italiano e del processo che la generò, il Risorgimento, in occasione della ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
 
L’attualità del pensiero gramsciano sul tema è data, non solo dalle contestazioni che oggi da più parti vengono sollevate, “ a posteriori”, sul modo attraverso cui si svolse il processo storico risorgimentale (si pensi, ad esempio, al giudizio negativo della Lega Nord su Garibaldi, oppure all’attuale rinascita di un “partito” filo-borbonico), ma anche dalla necessità di recuperare, sul piano dell’analisi storica, il filo rosso che lega le ragioni di un distacco marcato fra le grandi masse popolari italiane e lo Stato italiano, da sempre percepito come Ente estraneo.
 
Il materiale esposto è il frutto della ricerca messa in atto in occasione della elaborazione della mia tesi di laurea, nella quale analizzavo alcuni aspetti del pensiero politico di A.Gramsci, che mi è sembrato opportuno riproporre in questo libro.
 
In particolare, vengono messi a fuoco i concetti di Rivoluzione passiva, di Blocco storico-sociale e di Egemonia, così come A.Gramsci li ha espressi nella sua riflessione sul periodo che abbraccia tutto il Risorgimento, i primi decenni di vita dello Stato Unitario italiano, fino alla Grande Guerra ed alla nascita del fascismo; un periodo storico di quasi settant’anni che comprende la fase della presa del potere politico e del suo consolidamento da parte della borghesia italiana.
 
L’analisi del rapporto “struttura-sovrastruttura”
 
….è l’origine dell’attenzione che Gramsci dà alla storia del Risorgimento e a tutta la storia italiana. Egli ricerca nella storia del Risorgimento, ricerca nelle analisi sui differenti momenti della storia italiana, ricerca nell’analisi della funzione che hanno avuto gli intellettuali nella storia del nostro Paese…. una definizione dei rapporti di classe della società italiana più esatta di quelle che abitualmente si sogliono dare. Continuamente attento all’azione reciproca tra la struttura dei rapporti produttivi e le sovrastrutture (politiche, militari, organizzative, ideologiche, ecc.), giunge ad individuare quello che egli chiama il “blocco storico, le forze che lo dirigono ed i contrasti interiori che ne determinano il movimento.[1]
 
Seguendo, quindi, l’evoluzione degli avvenimenti storici, si esporrà l’analisi gramsciana delle condizioni internazionali e nazionali che consentirono (solo nella seconda metà del XIX secolo e non prima) di realizzare e portare a termine il processo unitario: i nuovi equilibri europei, la crisi egemonica del Papato in Europa ed in Italia, l’influsso sugli avvenimenti italiani della Rivoluzione francese e degli eserciti napoleonici.
 
Si prenderà, quindi, in considerazione il blocco storico-sociale che si rese protagonista del processo unitario: l’aristocrazia agraria e gli industriali del Nord unitamente agli agrari del Sud; l’esclusione dei contadini, sia al Nord, ma soprattutto al Sud, dalla partecipazione al Risorgimento; la caratteristica di “rivoluzione passiva” assunta dal processo, cioè un cambiamento radicale, operato dall’alto, senza il coinvolgimento delle masse popolari.
 
L’analisi gramsciana dei partiti protagonisti del processo risorgimentale: moderati e democratici; egemonia dei moderati sui democratici; debolezza del giacobinismo storico in Italia; mancanza di un programma agrario da parte del Partito d’Azione; mancanza di una rappresentanza politica autonoma da parte dei contadini.
 
Le “tare originarie” del processo unitario: questione meridionale, debolezza strutturale di rappresentanza del neonato Stato unitario, unitamente a debolezza economica della borghesia industriale italiana (“capitalismo straccione”), condizionano le vicende politiche dei primi decenni dello Stato liberale; la Destra storica e la Sinistra storica al Governo; il trasformismo fino a Giolitti, la nascita del Partito Socialista e lo scoppio della Grande Guerra, offrono ampia testimonianza delle difficoltà incontrate dal blocco storico dominante nell’esercizio del rapporto di dominio sulla restante parte della popolazione, rapporto sempre in bilico fra autoritarismo e democrazia a causa della mancanza di un consenso diffuso.
 
Infine, la grande guerra del ’15-’18, l’esperienza maturata dalle masse operaie e contadine in quella grande carneficina, i partiti politici nel dopo-guerra, le elezioni a “suffragio universale” del 1919, il nuovo protagonismo che si manifesta nelle occupazioni delle fabbriche e delle terre, la Rivoluzione bolscevica in Russia e la paura del comunismo, la conseguente crisi di egemonia delle classi dominanti, la “situazione di equilibrio delle forze ad evoluzione catastrofica”, i fenomeni di cesarismo; tutto ciò completa il quadro storico di riferimento.
 
Le fonti utilizzate sono i Quaderni del carcere ed, in particolare, il quaderno XIX. Ma anche gli scritti politici dal 1919 al 1926, dove maggiormente vengono evidenziate le caratteristiche assunte dalla rivoluzione borghese nel nostro Paese ed i problemi politici e sociali, che essa ha portato con sé.
 
La necessità di approfondire il pensiero gramsciano, sia attraverso la riflessione forzatamente “pacata” e formalmente a-sistematica, da lui effettuata in carcere, che attraverso gli scritti più marcatamente politici, pubblicati sui periodici di partito negli anni precedenti il suo arresto, poggia sulla convinzione che un nesso profondamente ed organicamente unitario leghi i due periodi di attività del dirigente comunista, il cui impegno politico resta la chiave di volta per interpretarne correttamente il pensiero.
 
Come considerare, a tale proposito, la ricerca fatta in carcere, se non come la naturale prosecuzione di quella battaglia, quasi subito avviata da Gramsci nel PCd’I – partito internazionalista per nascita e “vocazione” (sezione della III internazionale) - per la sua “nazionalizzazione”, battaglia mirata, cioè, ad ancorare l’azione del Partito alle condizioni concrete italiane, così come storicamente determinatesi, e finalizzata al suo radicamento nel Paese, come premessa di qualsiasi processo di trasformazione rivoluzionaria; battaglia che vide nel III Congresso di quel Partito, svoltosi a Lione, una tappa fondamentale ?
 
Rileggendo le “Tesi di Lione”, soprattutto le tesi dalla n. 4 alla n.18bis, dove viene dipinto il quadro della situazione economico-sociale dell’Italia di quel periodo e tratteggiato a grandi linee il percorso storico attraverso cui si pervenne a quella situazione, oppure lo scritto “Alcuni aspetti della questione meridionale”, come non rintracciare i temi poi approfonditi in tante riflessioni contenute nei Quaderni del carcere?
 
A questa impostazione metodologica e a questo approccio unitario al pensiero gramsciano mi sono attenuto in questo lavoro, condividendo ciò che a riguardo è stato espresso, in maniera molto più chiara e brillante, da P. Togliatti nei suoi “Appunti” in previsione del convegno di studi gramsciani, svoltosi nel ’58, su iniziativa dell’Istituto Gramsci:
 
[...] Gramsci fu un teorico della politica, ma soprattutto un politico pratico, cioè un combattente. La sua concezione della politica rifugge sia dalla strumentalità, sia dall’astratto moralismo o dalla elaborazione dottrinale astratta. Fare della politica significa agire per trasformare il mondo. Nella politica, quindi, è contenuta tutta la filosofia reale di ognuno, nella politica sta la sostanza della storia e, per il singolo che è giunto alla coscienza critica della realtà e del compito che gli spetta per trasformarla, sta anche la sostanza della sua vita morale. Nella politica è da ricercarsi l’unità della vita di A. Gramsci: il punto di partenza e di arrivo. La ricerca, il lavoro, la lotta, il sacrificio sono momenti di questa unità. [...] [F]are oggetto di indagine non soltanto le posizioni da G. elaborate e sostenute nel dibattito filosofico e di dottrina, ma la sua attività pratica, come uomo politico, fondatore e dirigente del partito di avanguardia della classe operaia italiana […] questo [è] il solo modo giusto di avvicinarsi all’opera di Gramsci e penetrarne il significato.[2]
 
Bibliografia
 
A.Gramsci, Quaderni del carcere. Edizione critica a cura di V. Gerratana. Einaudi Torino1975
A.Gramsci, Scritti politici, a cura di P.Spriano. Editori Riuniti Roma 1967
A.Gramsci, Pensare la democrazia. Antologia dai Quaderni del carcere, a cura di M.Montanari. Einaudi Torino 1997
Da Gramsci a Berlinguer. La via italiana al socialismo attraverso i congressi del PCI . Edizioni del calendario. Marsilio Venezia 1985
AA.VV., Oltre Gramsci con Gramsci. Critica marxista n.2-3 Editori Riuniti Roma 1987
A.Asor Rosa, Intellettuali e classe operaia. La Nuova Italia Firenze 1973
P.Bevilacqua, Breve storia dell’Italia meridionale. Donzelli. Roma 1996
M.Bontempelli, E.Bruni, Storia e coscienza storica. Trevisini Milano 1983
C.Buci-Glucksmann, Gramsci e lo Stato, trad.it. Editori Riuniti Roma 1976
B.Caizzi, Storia dell’industria italiana. UTET Torino 1965
M.Ciliberto, Filosofia e politica nel Novecento italiano. De Donato Bari 1982
A.De Bernardi, S.Guarracino, L’operazione storica, vol.3. B.Mondatori Milano 1993
R.Del Carria, Proletari senza rivoluzione. Savelli Milano 1981
P. Grifone, Il capitale finanziario in Italia. Einaudi Torino 1971
G.Liguori, Gramsci conteso. Storia di un dibattito. Editori Riuniti Roma 1996
A.Macchioro, Studi di storia del pensiero economico ed altri saggi. Feltrinelli Milano 1970
L.Masella, Passato e presente nel dibattito storiografico, De Donato Bari 1979
W.Maturi, Interpretazioni del risorgimento. Einaudi Torino 1962
V.Melchiorre, C.Vigna e G.De Rosa (a cura di), A.Gramsci. Il pensiero teorico e politico, la “questione leninista”. 2 voll., Città Nuova Editrice Roma 1979
F.Molfese, Storia del brigantaggio dopo l’Unità. Feltrinelli Milano 1975
M.Montanari, Studi su Gramsci. Pensa Multimedia Lecce 2002
R.Morandi, Storia della grande industria in Italia. Einaudi Torino 1966
G.Nardone, Il pensiero di Gramsci. De Donato Bari 1971
P.Ortoleva, M.Revelli, Storia dell’Età Contemporanea. B.Mondatori Milano 1988
L.Paggi, A.Gramsci ed il moderno principe. Editori Riuniti Roma 1970
L.Paggi, Le strategie del potere in Gramsci, Editori Riuniti Roma 1984
L.Paggi, Americanismo e riformismo, Einaudi Torino 1989
R.Romanelli, Storia dello Stato italiano dall’Unità ad oggi. Donzelli. Roma 1995
R.Romeo, Risorgimento e capitalismo, Laterza Bari 1970
M.Rosa, M.Verga, Storia dell’Età Moderna 1450-1815. B.Mondatori Milano 1998
A.W.Salomone, L’età giolittiana . La Nuova Italia Firenze 1988
M.Salvatori, Gramsci ed il problema storico della democrazia. Einaudi Torino 1972
M.Salvatori, N Tranfaglia, Il modello giacobino e le rivoluzioni. La Nuova Italia Firenze 1984
P.Spriano, Storia del Partito comunista italiano. Da Bordiga a Gramsci. Einaudi Torino 1967
P.Togliatti, Gramsci ed il leninismo.Associazione Culturale Marxista Roma 1987
G.Vacca, Gramsci e Togliatti. Editori Riuniti Roma 1991
G.Vacca, Appuntamenti con Gramsci. Carocci Roma 1999
R.Villari, Il sud nella storia d’Italia, antologia della questione meridionale - vol.II Laterza Bari 1974
N.Zitara, L’unità d’Italia: nascita di una colonia. Jaca Book Milano 1971.  
 

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