Il Rdc, presente in 26 Paesi europei su 28, con l'unica esclusione di Italia e Grecia, è una battaglia di civiltà rivolta al recupero di un modello sociale solidale e universalistico per tutelare e riaffermare i diritti dei più deboli. Sono circa nove milioni i cittadini italiani stimati dall’Istat sotto la soglia di povertà e, come possiamo constatare nella nostra realtà quotidiana, è urgente un provvedimento di questo tipo, funzionale ad una campagna di difesa e di rilancio del mercato interno con l'intermediazione dei Centri per l'impiego completamente riformati, perché obsoleti e inadeguati ad affrontare le nuove dinamiche che si sono generate.
Il Rdc non è una forma di assistenza sociale passiva, è invece esattamente l’opposto: si tratta dell’inizio di un percorso di inclusione che riconosce il ruolo e la dignità di ogni cittadino, con l'imposizione di obblighi precisi per il beneficiario. Infatti, chi riceve il Rdc deve:
- rendersi disponibile a lavorare e iscriversi presso i Centri per l’impiego pubblici, con esonero per le madri o, in alternativa, i padri con figli minori di 3 anni, i disabili ed i pensionati;
- iniziare, quando sia necessario, un percorso di formazione o di riqualificazione, nonché iniziare un percorso di ricerca attiva del lavoro, accompagnato dagli operatori dei Cpi;
- dimostrare costantemente di essersi attivato nella ricerca di lavoro;
- offrire un piccolo contributo a favore della collettività, in funzione delle proprie competenze, in progetti sociali organizzati dal Comune di appartenenza con un impegno non superiore a 8 ore settimanali, con esonero per disabili e pensionati;
- comunicare tempestivamente qualsiasi modifica di variazione del reddito al Cpi.
Occorre prendere coscienza che, con le misure adottate dall'attuale classe politica, mai più ci sarà lavoro stabile e garantito per tutti. La conseguenza di tutto ciò è una progressiva e irreversibile esclusione di tanti dal tessuto sociale e dunque un impoverimento generale della società, una perdita progressiva di inclusione e di comunità, il cui contraltare è un aumento dell'insicurezza, del rischio sociale e della violenza urbana, fonti di rabbia e di arroccamento individuale dei privilegiati nelle proprie posizioni acquisite.
Ci permettiamo una piccola nota critica nei confronti dell’autore dell’articolo sopra menzionato. Scelga meglio i suoi bersagli, altrimenti potrebbe far sorgere il sospetto che innescare polemiche a fini politici sia per lui prioritario rispetto alla tutela dei diritti dei disoccupati che fanno riferimento alla sua associazione, cittadini che devono affrontare una difficile condizione di vita e a cui esprimiamo tutta la nostra solidarietà e vicinanza. Sentimenti a cui abbiamo dato un risvolto concreto ogni volta che ci è stato possibile farlo, come alcuni di loro possono testimoniare.
Prof.ssa Maria Lucia Lanfredi Portavoce M5S Cremona