Venerdì, 19 aprile 2024 - ore 07.05

Lavoro: Landini (Cgil) ‘Il mercato ha fallito. Servono più Stato e zero precarietà’

“Abbiamo di fronte a noi una sfida complessa, forse la più difficile dal dopoguerra a oggi. Vincerla o perderla dipenderà dalla capacità di fare sistema, di riprogettare e cambiare il Paese”.

| Scritto da Redazione
Lavoro: Landini (Cgil)  ‘Il mercato ha fallito. Servono più Stato e zero precarietà’

Lavoro: Landini (Cgil)  ‘Il mercato ha fallito. Servono più Stato e zero precarietà’

 “Abbiamo di fronte a noi una sfida complessa, forse la più difficile dal dopoguerra a oggi. Vincerla o perderla dipenderà dalla capacità di fare sistema, di riprogettare e cambiare il Paese”.

Una sfida “che ha bisogno di risposte radicali, innovative e coraggiose” e in cui occorrerà “coniugare lavoro e diritti per tutti, tutela dell’ambiente e dei beni collettivi, giustizia e uguaglianza sociale: non è un’utopia, è un processo che cambia le priorità e afferma un modello di sviluppo socialmente e ambientalmente sostenibile”. Alla vigilia del Consiglio Europeo straordinario sul Recovery Fund, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini interviene così su Collettiva.it a conclusione del dibattito sui temi economici promosso dalla piattaforma digitale e che ha visto i contributi di importanti economisti come Prodi, Visco, Archibugi, Pennacchi, Reviglio e Crouch.

Per Landini siamo di fronte ad un “passaggio storico, reso ancora più stringente dalla pandemia, che non può essere gestito solo attraverso la pletora di incentivi e bonus che conosciamo”. Occorrono “investimenti pubblici e privati e strumenti di governo che possano rendere esplicito un ruolo dello Stato quale protagonista delle politiche di sviluppo e non solo erogatore e soggetto passivo nei confronti del mercato”. Di qui la proposta di un’agenzia per lo sviluppo per progettare e pianificare lo sviluppo industriale del Paese, e richieste quali il coinvolgimento dei lavoratori, un fisco più equo e progressivo e il superamento della precarietà infinita, perché “non ci può essere sostenibilità – scrive il segretario generale della Cgil – senza contrasto all’impoverimento di chi lavora per vivere, senza il riconoscimento della dignità dei lavoratori e delle lavoratrici”.

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