L’iniziativa è stata realizzata grazie al contributo di UBS, partner GAM dal 2013, che sostiene il museo e le sue collezioni attraverso una programmazione dedicata alla valorizzazione e tutela del suo patrimonio.
Sei stanze accompagnano il visitatore alla scoperta delle raccolte d’arte e della loro formazione attraverso 62 capolavori mai esposti prima d’ora in un percorso compiuto e conservati nei depositi della Galleria d’Arte Moderna. Un’opportunità per ammirare un “patrimonio nascosto”, per la maggior parte inedito al pubblico, che documenta una vicenda di lasciti, donazioni e depositi, in larga parte sviluppatasi dal penultimo decennio del XIX secolo, che vede come protagonisti Francesco Hayez, Vittore Grubicy de Dragon, Domenico e Gerolamo Induno, Mosè Bianchi, Filippo Carcano, Gaetano Previati e altri.
E’ a questa storia che l’esposizione intende dare testimonianza attraverso la ricchezza di un patrimonio nascosto e dei suoi nuclei più significativi tanto dal punto di vista artistico, quanto dei legami con le vicende della città, della sua evoluzione culturale e sociale. Questo principio ha guidato le ultime mostre organizzate dalla GAM, dedicate a due protagonisti delle raccolte come Medardo Rosso e Adolfo Wildt, e guiderà la programmazione dei prossimi anni.
L’esposizione si articola in sei sezioni che indagano i temi più cari alla ricerca figurativa ottocentesca quali il Ritratto, la Veduta e il paesaggio, la Scena di genere, la Natura morta, e infine un approfondimento dedicato alle correnti artistiche del Realismo e del Simbolismo. Le prime due sale - dedicate al Ritratto dalla fine del Settecento ai primi decenni dopo l’Unità d’Italia, rivelano lo sviluppo del genere a partire dal ritratto neoclassico ufficiale e di rappresentanza, all’attenzione crescente per l’interpretazione psicologica in cui veridicità descrittiva ed indagine emotiva si fondono nella rappresentazione quotidiana e realistica di richiamo impressionista.
La terza sezione propone vari esempi di Paesaggi e vedute dalla seconda metà dell’Ottocento fino agli inizi del Novecento, quando la sperimentazione materica si rivolge a definire al meglio le diverse condizioni fisiche ed atmosferiche dei luoghi e allo stesso tempo restituirne un senso più profondo.
A lungo considerata “minore”, la Pittura di genere – protagonista della quarta sezione - riscuote uno specifico interesse da parte della committenza del XIX secolo, per la particolareggiata rappresentazione di scene ed eventi tratti dalla vita quotidiana, con protagonisti anonimi, borghesi o popolani, occupati in faccende domestiche in interni, così come in momenti di lavoro.
La quinta sezione del percorso è dedicata alla Natura morta: un genere che nella seconda metà dell’Ottocento incontra una rinnovata fortuna soprattutto a Milano, capitale del regno Lombardo-Veneto, dove la nuova classe borghese e imprenditoriale, in forte ascesa sociale, si fa committente di nature morte con fiori, frutta e più raramente animate dalla presenza di animali, impreziosite dall’inserimento di vasellame e altri oggetti di uso quotidiano, per arredare le dimore e, allo stesso tempo, esaltare il proprio status economico e sociale.
Il percorso si conclude con la sala dedicata ad alcuni tra i più interessanti protagonisti del Realismo lombardo dove l’indagine sociale, le problematiche e drammi contemporanei sono al centro della narrazione realista a cui fa da contraltare la grande stagione artistica del Simbolismo, in cui le regole della composizione e della resa pittorica vengono rivoluzionate da immagini nuove e affacciate al nuovo secolo.
La mostra intende restituire al pubblico il patrimonio artistico della Galleria d’Arte Moderna di Milano, formato grazie a importanti lasciti e donazioni da parte dei più affermati collezionisti milanesi dell’epoca, come Bice Barbiano Belgiojoso, Riccardo Ripamonti, Alberto Robiati, Giacomo Cottalorda, Giuseppe Castelli e Maria Teresa Segàla Castelli, Carla Volpato Besnati, vedova Tessaro, Giuseppe Albani, Cesare Ravasco o ancora la Società di Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano e l’Istituto Marchiondi. Infine la donazione del celebre artista e collezionista Vittore Grubicy de Dragon, presente in mostra con due ritratti, ha avuto grande rilevanza nella formazione delle collezioni del museo.