Joanne Liu, presidente di Medici senza Frontiere, MSF, ha rivolto questo appello accorato e perentorio al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che la settimana scorsa ha discusso del come garantire il rispetto delle più basilari regole che dovrebbero regolare i conflitti. Sono regole scritte e accettate, a parole, da tutti i governi del mondo. Riguardano, tra l’altro, la protezione dei civili, e in particolare di donne e bambini, durante le azioni militari. Affermano che ospedali, luoghi di culto, uffici Onu e basi delle missioni di pace sono santuari da non violare per nessun motivo. Ma in questi ultimi anni i civili sono stati trucidati con metodo, le donne stuprate come bottino di guerra, i bambini arruolati perfino nelle fila di eserciti regolari, massacri sono stati perpetrati in chiese e moschee, si è perso il conto degli ospedali bombardati in diversi conflitti, gli uffici dell’Onu sono stati assaltati in diversi paesi e sono ormai centinaia i militari e i civili impiegati nelle missioni di pace uccisi in attacchi a loro diretti.
Si tratta di violazioni inaccettabili dei più basilari diritti umani e dei doveri di protezione dei governi e della comunità internazionale.
Come stupirsi che milioni di persone cerchino legittimamente la salvezza fuggendo da conflitti ormai fuori controllo in cui tutto è permesso e in cui tutti gli attori, governativi e non governativi oltre agli alleati esterni, cioè Usa, Russia, Francia e via elencando violano le norme internazionali quotidianamente. E quando arrivano ai nostri confini vengono respinti, come se facessero parte di un’umanità minore. Intollerabile … è la parola più adatta a descrivere quello che sta succede sotto i nostri occhi in questo già troppo lungo periodo
Il discorso di Joanne Liu al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che riportiamo integralmente, è severo e accorato nel richiamare con fermezza la comunità internazionale alle proprie responsabilità.
Eccellenze, Signore e Signori,
mercoledì scorso bombardamenti aerei hanno distrutto l’ospedale di Al Quds ad Aleppo. Hanno fatto saltare in aria almeno 50 uomini, donne e bambini. Hanno ucciso uno degli ultimi pediatri rimasti in città.
Un bombardamento assassino.
Ci sono stati almeno 300 bombardamenti aerei su Aleppo negli ultimi 10 giorni. Civili, spesso folle, sono stati ripetutamente attaccati.
Cosa sono i civili nelle guerre di oggi? Merci sacrificabili, vivi o morti. Pazienti e medici sono obiettivi legittimi. Donne, bambini, i malati, i feriti e le persone che si prendono cura di loro, sono condannati a morte.
Fermate questi attacchi.
Sono stata a Kunduz, in Afghanistan, dopo l’attacco degli Stati Uniti contro il nostro centro traumatologico, il 3 ottobre 2015.
Uno dei sopravvissuti, un infermiere di MSF che ha perso il braccio sinistro durante l’incessante bombardamento, mi ha detto una cosa che non riesco a togliermi dalla mente. Mi ha raccontato che quando sono scoppiati i combattimenti a Kunduz, MSF ha detto al proprio staff che il centro traumatologico era un posto sicuro.
“Ci siamo fidati di voi” ha detto. “Sapevate che saremmo stati bombardati?”
Gli ho detto che fino al 3 ottobre credevo fermamente che l’ospedale fosse un posto sicuro. Oggi non posso più dirlo di nessuna struttura medica in prima linea.
In Afghanistan, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan, Sudan, Siria, Ucraina e Yemen, gli ospedali sono continuamente bombardati, assaltati, saccheggiati o rasi al suolo. Il personale medico viene minacciato. I pazienti vengono uccisi nei loro letti.
Attacchi a vasto raggio contro le comunità e attacchi circoscritti contro le strutture sanitarie vengono descritti come errori, del tutto negati o semplicemente taciuti. Mentre rappresentano attacchi massicci, indiscriminati e sproporzionati contro i civili in contesti urbani e, nel peggiore dei casi, atti di terrorismo.
Gli effetti di questi attacchi contro le strutture mediche vanno ben oltre i morti e i feriti del momento. Annientano l’assistenza medica di routine o di emergenza per tutti. Rendono la vita impossibile. Punto e basta.
Il 26 ottobre 2015, un bombardamento aereo della coalizione saudita ha colpito un ospedale di MSF ad Haydan, nel nord dello Yemen, lasciando almeno 200.000 persone senza cure mediche salvavita. È stata la prima di tre strutture mediche di MSF in parte o completamente distrutte in Yemen in un periodo di tre mesi.
Ma gli attacchi contro le strutture di MSF mostrano solo una punta della brutalità della guerra. Attacchi contro altri ospedali e centri sanitari – così come scuole, mercati, luoghi di culto – sono all’ordine del giorno. E sono gli operatori sanitari locali a fare le spese di questi abusi.
Siamo in un vicolo cieco mortale.
Non possiamo più dare per scontato che ospedali pienamente in funzione – dove i pazienti lottano per le loro vite – siano luoghi protetti. Ospedali e pazienti sono stati trascinati sul campo di battaglia.
A Jasim, una cittadina in Siria meridionale, le persone hanno protestato di fronte a un ospedale per impedire che fosse riaperto. Sanno cosa succede agli ospedali in funzione.
Siamo di fronte a un’epidemia di attacchi contro le strutture sanitarie che sta minando la nostra capacità di svolgere il nostro lavoro. E a oggi, i nostri appelli per avere investigazioni indipendenti sono rimasti inascoltati.
L’assunzione di responsabilità inizia da inchieste indipendenti e imparziali. Chi attacca non può farsi inquirente, giudice e giuria.
Non abbiate dubbi: denunceremo incessantemente gli attacchi contro l’azione medica. Racconteremo a gran voce e con forza ciò che testimoniamo sul campo.
La medicina non deve essere un lavoro letale. I pazienti non devono essere attaccati o massacrati nei loro letti.
Noi medici facciamo un giuramento quando iniziamo la professione. Curiamo ogni individuo indipendentemente da chi sia, dalla sua religione, dalla razza o dalla parte per cui combatte. Anche se sono combattenti feriti o se sono etichettati come criminali o terroristi.
Gli ospedali non devono essere attaccati, persone armate non possono entrarvi con la forza, nemmeno per cercare o catturare pazienti.
Voltare le spalle a questi principi equivale a voltare le spalle alle fondamenta dell’etica medica.
L’etica medica non può essere seppellita dalla guerra. La neutralità dell’azione medica in tempo di guerra non può essere sradicata dalla sovranità di stato o dalla legge nazionale. Soprattutto in un’epoca di anti-terrorismo e anti-insurrezione, caratterizzata da alleanze mutevoli e regole di ingaggio confuse.
Anche se la natura dell’azione militare è cambiata, le regole della guerra no.
Avete l’incarico di proteggere la pace e la sicurezza. Ma quattro dei cinque membri permanenti di questo Consiglio si sono a vario grado associati a coalizioni responsabili di attacchi contro strutture mediche nell’ultimo anno. Tra queste, la coalizione guidata dalla NATO in Afghanistan, la coalizione guidata dall’Arabia Saudita in Yemen, la coalizione guidata dalla Siria e supportata dalla Russia.
Per questo dovete assumervi le vostre enormi responsabilità ed essere di esempio per tutti gli stati.
Ripeto: Fermate questi attacchi.
La discussione di oggi non può essere vuota retorica. Questa risoluzione non può finire come troppe altre, tra cui quelle sulla Siria approvate negli ultimi cinque anni e regolarmente violate con totale impunità. La Siria, dove l’azione medica è sistematicamente nel mirino e alle aree assediate viene cinicamente negata la possibilità di ricevere cure mediche.
Tenete fede ai vostri obblighi. Garantite la protezione dell’azione medica imparziale durante i conflitti. E supportate l’obbligo degli operatori sanitari di trattare tutti i malati e i feriti senza discriminazione.
Il dr. Maaz, pediatra assassinato ad Aleppo la scorsa settimana, è morto per salvare vite. Oggi ricordiamo la sua umanità e il suo coraggio, condivisi da moltissimi pazienti, infermieri, medici, comunità e staff di MSF in aree di conflitto.
Per il loro bene: trasformate questa risoluzione in azione. Impegnatevi di nuovo – senza ambiguità – nel rispettare le norme che governano la condotta della guerra.
Questa risoluzione deve portare tutti gli attori statali e non statali a fermare il massacro. E dovete fare pressione sui vostri alleati perché smettano di attaccare azione medica e popolazioni in aree di conflitto.
Non lasceremo i pazienti da soli. E non staremo in silenzio.
Cercare o fornire cure mediche non deve essere una sentenza di morte.
Sarete giudicati non sulle vostre parole di oggi, ma sulle vostre azioni. Il vostro lavoro è appena iniziato.
Fate in modo che questa risoluzione salvi vite.
Grazie.
1° foto : L’ospedale di Saada, in Yemen
2° foto: L’ospedale di Kunduz, Afghanistan, dopo l’attacco americano
3° foto : Uno degli ospedali bombardati in Syria
4° foto: Ospedale di MSF razziato a Pibor, Sud Sudan