Mercoledì, 01 maggio 2024 - ore 23.26

Sci, impianti chiusi fino al 5 marzo. C’è l’ordinanza

Il ministero della Salute ha accolto le perplessità del Comitato tecnico-scientifico. Ira dei governatori e della conferenza Stato-Regioni

| Scritto da Redazione
Sci, impianti chiusi fino al 5 marzo. C’è l’ordinanza

Nella serata di San Valentino il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato un’ordinanza che “vieta lo svolgimento delle attività sciistiche amatoriali fino al 5 marzo 2021“. Il tutto ad appena dieci giorni dal via libera dato dal Comitato tecnico-scientifico che aveva stabilito la riapertura degli impianti, in zona gialla, a partire dal 15 febbraio. Lunedì sarebbe toccato a Piemonte e Lombardia, il 17 a Trentino (non in Alto Adige) e il 18 alla Valle d’Aosta. Ora, invece, un nuovo stop.

A risultare decisivo, per la scelta del ministero, la diffusione repentina delle varianti del Covid: “il provvedimento tiene conto dei più recenti dati epidemiologici comunicati venerdì 12 febbraio dall’Istituto Superiore di Sanità, attestanti che la variante inglese, caratterizzata da maggiore trasmissibilità, rappresenta una percentuale media del 17,8% sul numero totale dei contagi“. Proprio questa circostanza ha convinto il Cts a dichiarare che, per la riapertura degli impianti, non ci siano più le condizioni: “allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive attuali, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale“. Era stato lo stesso ministero a chiedere al Cts di rivalutare l’esistenza dei presupposti per la riapertura degli impianti. L’ordinanza è arrivata nello stesso giorno in cui Walter Ricciardi, consigliere del ministero della Salute, aveva parlato della necessarietà “di un lockdown totale in tutta Italia immediato, che preveda anche immediato, che preveda anche la chiusura delle scuole facendo salve le attività essenziali“, questo perché, secondo Ricciardi, “la nostra strategia di convivenza con il virus non ha funzionato“.

Per arrivare a queste conclusioni, il Comitato tecnico-scientifico aveva condotto delle indagini in 16 tra regioni e province autonome, nella quale era emersa la presenza di mutazioni del Sars-Cov-2 nell’88% dei casi, con percentuali anche fino al 59%. Il Cts raccomandava quindi di aumentare e inasprire le misure preventive di contenimento del virus, adattandole nei casi in cui la circolazione risulta più elevata. Nel caso degli impianti sciistici, quindi, si sono prese decisioni simili a quelle adottate da Francia e Germania. “Il Governo si impegna a compensare al più presto gli operatori del settore con adeguati ristori“, è la conclusione del provvedimento firmato dal ministro Speranza.

Non sono ovviamente mancate le reazioni alla decisione, tendenzialmente tutte negative. E questo perché le regioni interessate avevano già firmato le ordinanze di riapertura degli impianti. Il coordinatore della Commissione speciale Turismo ed Industria alberghiera della Conferenza delle Regioni, Daniele D’Amario, ha commentato così:

Per l’economia delle Regioni è una mazzata all’ultimo secondo, perché dopo due rinvii arriva un altro stop. Le Regioni in zona gialla si erano organizzate per attuare un protocollo di sicurezza e ingaggiare personale adeguato, ma si rispegne una macchina che si era messa in moto nel rispetto delle regole

E Matteo Salvini, che in giornata aveva criticato le parole di Ricciardi (“Non se ne può più di ‘esperti’ che parlano ai giornali, seminando paure e insicurezze, fregandosene di tutto e tutti”),  non ha risparmiato anche il Cts. Poco dopo, i capigruppo del partito Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari hanno chiesto “un cambio di squadra al livello tecnico“. Nei fatti, il governo Draghi ha un problema abbastanza serio ancor prima di cominciare.

Sì, perché sempre nella Lega i due neo-ministri Giorgetti e Garavaglia hanno duramente attaccato la scelta del Cts:

La montagna, finora dimenticata, merita rispetto e attenzione: che risposte si danno e in che tempi al documento predisposto dalle regioni? Non è solo questione di cifre: non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiesti quando la stagione non era ancora compromessa, probabilmente ne serviranno di più, a maggior ragione se ci sono altri stop. Gli indennizzi per la montagna devono avere la priorità assoluta, quando si reca un danno, il danno va indennizzato; già subito nel prossimo decreto

“Allibito” è il commento del presidente del Piemonte Alberto Cirio: “Soltanto dieci giorni fa il Comitato tecnico scientifico nazionale aveva stabilito che in zona gialla da lunedì 15 si sarebbe potuto sciare. Su queste direttive il Piemonte si è mosso, nel rigoroso rispetto delle regole. Regole che non possono cambiare tutte le settimane“. Il cambio di decisioni “di settimana in settimana è devastante sia per gli operatori che per i cittadini“, ha invece dichiarato Attilio Fontana, presidente della Lombardia. Al coro dei leghisti si è aggiunto anche Luca Zaia.”Un provvedimento che mette in crisi tutti gli impiantisti“. Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna (e della Conferenza Stato-Regioni) del Partito democratico, ha parlato di “stupore e sconcerto”: “Ora servono subito aiuti economici concreti e immediati“.

Gli impianti sciistici sono stati chiusi per la prima volta dopo l’estate il 25 ottobre scorso, con il dpcm con il quale venne disposta la chiusura di bar, pub, ristoranti e pasticcerie alle 18. Nello sport, quel provvedimento sancì la chiusura di palestre e piscine e delle piste da sci per i non professionisti.

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