La decisione della Corte Costituzionale di non ammettere il referendum
sull'eutanasia condanna potenzialmente tutti noi ad una morte straziante
e prolungata. In Italia, la mia vita non è un diritto, ma un vero e
proprio dovere, anche quando è divenuta insopportabile.
Ricordiamo che l'articolo 75 della Costituzione prevede solo tre casi
di inammissibilità per i referendum: per le leggi tributarie e di
bilancio, di amnistia e di indulto, e di autorizzazione a ratificare
trattati internazionali.
E' chiaro a tutti, in primis ai membri della Consulta, che il quesito
sull'eutanasia non riguarda nessuna delle materie su cui la Costituzione
vieta il voto dei cittadini.
Nei decenni, la Corte Costituzionale ha costruito una giurisprudenza
improvvisata e pasticciata per allargare il suo potere di veto
sostanzialmente a tutte le materie dello scibile umano. Da tempo non
vige più l'art. 75, ma la sensibilità politica della maggioranza dei
membri della Consulta.
Anche questo è il sintomo di una crisi profonda della nostra
democrazia, afflitta dal terrore del voto. Dai referendum bocciati, alle
elezioni quasi sempre precedute da una nuova legge elettorale con cui si
cerca di controllarne l'esito, fino all'elezione del presidente della
Repubblica: ogni voto, popolare e non, viene vissuto come pericoloso,
destabilizzante, foriero di inimmaginabili disastri.
Intendiamoci, anche chi scrive ha un certo timore del voto popolare,
specialmente alla luce dei vistosi sbandamenti dell'elettorato negli
ultimi anni a favore di forze populiste e spiccatamente illiberali. Ma
reprimere il voto non fa altro che aumentare la sfiducia e la distanza
tra cittadini e Istituzioni. E un giorno, ciò su cui non ci è stato
consentito di votare diventerà un'altra freccia nell'arco di chi quelle
Istituzioni vuole distruggerle. Noi non siamo tra questi. Ma a forza di
reprimere…
Siamo una democrazia con il terrore del voto
REFERENDUM EUTANASIA

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