Come superare i confini e limiti visibili e invisibili determinati dalla propria condizione?
Dove è andata a nascondersi quella parte di umanità in chi ha incontrato e agito il male?
Le risposte, in parte, sono contenute in “Attraverso le parole”, iniziativa nata da due esperienze culturali condotte nel carcere di Cremona dalle Psicologhe Gabriella Leggio e Raffaella Galli.
Un laboratorio di scrittura narrativa e gruppi di training autogeno.
Sono parole oltre le chiavi, le sbarre, il muro. Parole sulla soglia per dare un senso a giorni sempre uguali, scanditi da orologi senza tempo. Perché “non ho mai avuto sensazioni speciali su me stesso”; perché “mi sveglio con la paura di notte per tanti motivi”; perché “ho visto una piccola luce in fondo alla mia testa”. Parole in pena, colme di tensione umana e desiderio di normalità che raccontano di un possibile viaggio di ritorno da dentro le mura alla città fuori, grazie alla conoscenza e alla consapevolezza di sé.