Proseguono a ritmo serrato le indagini su Anis Amri, il tunisino autore della strage di Berlino rimasto ucciso in un conflitto a fuoco con gli agenti di polizia a Sesto San Giovanni alle porte di Milano. A cercare di far luce sul suo arrivo in Italia e soprattutto su eventuali complici o appoggi nel nostro Paese, le procure di Milano e Monza. E oggi sono arrivati in Italia anche gli investigatori tedeschi che, nella Questura del capoluogo lombardo, hanno incontrato i dirigenti della Digos meneghina.
Indagini sulla pistola - Al centro del vertice, in particolare, le verifiche sulla pistola calibro 22 con cui Amri ha sparato, ferendolo, all'agente Christian Movio che oggi è stato dimesso dall'ospedale San Gerardo di Monza dove ieri è stato operato per l'estrazione del proiettile.
Lo scopo degli accertamenti è quello di verificare se è la stessa che l'uomo aveva con sé in Germania e che ha colpito anche il camionista polacco al quale il tunisino ha sottratto il Tir utilizzato per la strage. Da capire anche come l'attentatore sia riuscito a varcare almeno due confini, armato e apparentemente senza documenti. All'attenzione degli inquirenti anche una scheda telefonica, inutilizzata, in possesso di Amri.
Si indaga su eventuali complici - E si cerca di capire se nei suoi spostamenti abbia potuto incontrare qualcuno o se avesse un appuntamento