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25 Aprile.L'insurrezione a Cremona,le fiamme verde | G.Carnevali

Perchè proprio il 25 aprile festeggiamo la liberazione?

| Scritto da Redazione
25 Aprile.L'insurrezione a Cremona,le fiamme verde | G.Carnevali

La guerra continuò anche il 26, il 27 e nei giorni seguenti, ma è stata scelta proprio quella data, il 25 di aprile, per festeggiare la Liberazione. Non è una data qualunque, è una delle festività civili della Repubblica italiana, quella in cui si ricorda la fine dell’occupazione tedesca in Italia, del regime fascista e della Seconda guerra mondiale, simbolicamente sancita il 25 aprile 1945. La data venne stabilita ufficialmente nel 1949, e fu scelta convenzionalmente perché fu il giorno della liberazione da parte dei partigiani delle città di Milano e Torino, ma la guerra continuò per qualche giorno ancora, fino ai primi giorni di maggio. Decisiva e memorabile fu poi la sera del 25 aprile. Quella sera appunto Benito Mussolini abbandonava Milano per dirigersi verso Como (verrà catturato dai partigiani due giorni dopo e ucciso il 28 aprile). Vediamo cosa successe a Cremona in quei giorni. Sono “pagine di storia” quelle che andrò a “narrare”, pagine colte con orgoglio e fatica, quelle pagine che ti lasciano il “segno”…e ti fanno “riflettere”. Marco Allegri professore le raccolse in un superbo e corposo libro intitolato “Le Fiamme Verdi e la Resistenza dei Cattolici Cremonesi”, una pubblicazione promossa dalla Associazione Nazionale Partigiani Cristiani di Cremona “…con l’intento di far rivivere nell’animo della gente, soprattutto dei giovani, momenti, situazioni, vicende della realtà partigiana cremonese, con le sue ansie, le sue attese, le sue angosce, le sue speranze, col palpito che sollecitarono i Patrioti Resistenti sulla via della lotta e del sacrificio”. (Guglielmo Agosti).

PARTE PRIMA. Stralcio dal diario di “Snap” (Giuseppe Sipsz). 

“Sono il 25 e il 26 di aprile, le giornate dell’insurrezione. Come si può intendere la rivolta è nell’aria dal giorno precedente. Il 25 mattino in città a Cremona s’aggirano ancora le “brigate nere”. Hanno la faccia feroce. Ma traspare la preoccupazione. Numerosi sono i fascisti in fuga provenienti da altre località. Verso mezzogiorno in via 11 febbraio arriva il giovane Gafurri di Soresina con un calesse; c’è su anche un tedesco convertito dai Partigiani, depone alcuni mitragliatori, casse di munizioni, casse di bombe a mano in casa dell’avv. Rizzi. La moglie in assenza del marito riceve le armi. Ma nella casa tutti si sono accorti del fatto, e grande è il subbuglio tra gli inquilini. Bisogna provvedere perché le ragazze della casa sono spaventate e un’imprudenza delle ultime ore può costare cara. Quando l’avvocato torna a casa e sa della cosa, avverte l’amico più vicino, il comunista Cavana, che chiama subito sicuri elementi della S.A.P. (Squadre di azione patriottica) di S. Imerio e ritira le armi che partono raccolte in sacchi, su biciclette”.Poco dopo accadde il fatto segnalato nel diario di Snap. Mentre Bianchi, comandante delle Fiamme Verdi, si era recato a casa di Rizzi accompagnato dallo stesso Snap, incappa in una sparatoria. E’ la reazione fascista all’uccisione di un brigatista da parte di un G.A.P. comunista. E’ l’inizio della insurrezione. Nelle campagne le Fiamme Verdi di Isola Dovarese hanno da alcuni giorni iniziato ad attaccare le caserme dei repubblichini, procurandosi armi e munizioni. Il Comitato di Liberazione è permanentemente insediato, anche se è costretto a cambiare continuamente sede. E quando Bianchi tenta di uscir fuori un milite gli spara due colpi. Con un balzo il comandante Bianchi rientra. Le brigate nere si vanno calmando. Rientrano nelle loro caserme. Per le vie ci sono solo ragazzi delle SS. Spauriti e confusi. Le mani che serrano le rivoltelle puntate tremano, e per poco non sparano ad un camion di fascisti. Si fa strada la paura. Cresce intanto l’entusiasmo dei partigiani. Molti di loro si sono riuniti nello studio di Lionello Miglioli in Piazza Duomo.

Stralcio dal diario di “Snap”.

“L’ordine dell’insurrezione è per il 26 aprile alle ore 14 in città. I fratelli Bianchi, Puerari e Sipsz fissano come luogo di riunione la sede dei Barnabiti (S. Luca). L’avv. Rizzi quasi per un presentimento incarica Bernardino Zelioli di rimanere nello studio di via Aporti, di tenere contatto telefonico coi Barnabiti, di convogliare là i nostri Partigiani. Ma chi riesce più a tenerlo? La situazione precipita. Farinacci abbandona la città alle ore 11,30; tutti i reparti fascisti entrano in dissoluzione. Si iniziano le trattative di resa. Ad un tratto suona la sirena, la bandiera bianca sale sul Torrazzo. E’ il segnale. I fratelli Bianchi, Puerari, Sipsz, altri amici, Bernardino Zelioli, Barbieri e Stefanini balzano fuori. I fratelli Bianchi non hanno fatto a tempo a tirare fuori le armi dalla cantina. Hanno due moschetti scarichi, si buttano addosso a 4 tedeschi, li disarmano poi corrono alla stazione. Vi è un momento di incertezza. Un ferroviere avverte Giovanni Bianchi che 40 tedeschi, tutto il presidio della stazione, sono radunati in una sola camera per ricevere istruzioni prima di occupare il posto di combattimento. Bisogna agire subito o sarà troppo tardi. Giovanni Bianchi ordina al ferroviere di irrompere nella camera gridando; arrivano 200 partigiani. Nello stesso tempo, con decisione fulminea, dà uno spintone al ferroviere che piomba nella camera con il moschetto puntato ed il dito sul grilletto. I tedeschi alzano le mani, Fiamme Verdi e ferrovieri accorrono, i tedeschi vengono disarmati. Mentre le Fiamme Verdi escono dalla stazione, una raffica falcia Bernardino Zelioli che per primo offrirà nella purezza della sua giovane vita a Dio e all’Italia. L’azione non ha tregua; cade Attilio Barbieri, idealista adolescente, altri giovani cadono vicino a S. Luca, come Attilio De Marchi….Per miracolo si salva Stefanini. E’ il tragico passaggio della mitraglietta a sei canne tedesca che sparge la morte fuggendo poi verso S. Agata. Le Fiamme Verdi occupano la Caserma Paolini (via Palestro, ora Istituto Beltrami), infilano via Palestro, arrivano al centro, occupano la Posta Centrale. Ovunque si spara…la città è in mano ai Partigiani d’Italia. E’ LA LIBERAZIONE, E’ LA VITTORIA!”

Fine della PARTE PRIMA.

Ma i fatti non finiscono qua, ancora tanti altri hanno da venire. L’azione a Cremona è corale, forte, dura, risoluta, convinta. Il coraggio, il sacrifico di alcuni…per la libertà di tanti altri. A breve, su queste stesse “pagine”, sicuramente prima che si celebri degnamente il 25 APRILE, potremo godere (e riflettere) sulla SECONDA PARTE, con buona pace per tutti gli uomini di buona volontà.

BUONA PASQUA a tutti, ovunque ci sia un uomo e una donna liberi…là c’è la PACE.

Giorgino Carnevali (Cremona)

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