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AccaddeOggi #15luglio 1938 il Manifesto della razza: ecco i 10 scienziati che lo firmarono

Era il 15 luglio del 1938. 10 nomi che rimasero a lungo nell'oblio ed emersero per la prima volta nel 2005 con il saggio “I dieci” di Franco Cuomo, scrittore e giornalista scomparso nel 2007. Il volume è stato ripubblicato per ricordare chi fossero e che fine abbiano fatto quei "dieci".

| Scritto da Redazione
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AccaddeOggi  #15luglio 1938 il Manifesto della razza: ecco i 10 scienziati che lo firmarono

Era il 15 luglio del 1938. 10 nomi che rimasero a lungo nell'oblio ed emersero per la prima volta nel 2005 con il saggio “I dieci” di Franco Cuomo, scrittore e giornalista scomparso nel 2007. Il volume è stato ripubblicato per ricordare chi fossero e che fine abbiano fatto quei "dieci".

Soprattutto, perché la storia ne abbia ignorato tanto a lungo le responsabilità. Tweet 15 LUGLIO 2018 Lino Businco, Lidio Cipriani, Arturo Donaggio, Leone Franzi, Guido Landra, Nicola Pende, Marcello Ricci, Franco Savorgnan, Sabato Visco ed Edoardo Zavattari. Sono questi i dieci scienziati che 80 anni fa, il 15 luglio 1938 firmarono in Italia il Manifesto della Razza che diede inizio alle persecuzioni razziali nei confronti degli ebrei. 10 nomi che rimasero a lungo nell'oblio ed emersero per la prima volta nel 2005 con il saggio “I dieci” di Franco Cuomo, scrittore e giornalista scomparso nel 2007 ed edito da Bonanno.

 A distanza di 80 anni dal Manifesto della razza, firmato il 15 luglio 1938, il volume è stato ripubblicato per ricordare chi fossero e che fine avessero fatto quei "dieci" e, soprattutto, perché la storia ne avesse ignorato tanto a lungo le responsabilità.

Nel sottoscrivere il Manifesto della Razza i "dieci" si resero colpevoli delle deportazioni senza ritorno nei lager nazisti di ottomila cittadini italiani, tra cui settecento bambini. Ma per questo nessuno di loro pagò mai alcun prezzo, anzi furono reintegrati nei loro privilegi, proseguendo le loro carriere.

Nessuno di loro venne rimosso dalle cattedre universitarie di cui erano titolari (tolte invece in molti casi agli ebrei esiliati: come Enrico Fermi, Bruno Pontecorvo, Emilio Segrè), cattedre che al contrario essi mantennero fino all'ultimo per essere poi celebrati per i loro incomprensibili meriti anche nella toponomastica urbana e scolastica.

E’ intorno a questo mistero che ruota il libro di Cuomo, che non solo fornisce prove certe del ruolo teorico e operativo ricoperto dagli scienziati razzisti, prove sui loro incontri a Berlino con Himmler, Hess ed altri carnefici del Reich, delle visite ai campi di sterminio, delle alte cariche ricoperte da alcuni di loro nell’ufficio della razza. “Personalità”, di cui lo scrittore svela i nomi, spesso sorprendenti, di cui denuncia con coraggio le responsabilità rintracciando i loro stessi scritti, ricostruendone le carriere e le zelanti manifestazioni di adesione ai piani del regime.

E non è tutto: nel libro Cuomo si sofferma anche nello spiegare i patetici sforzi di tanti intellettuali che sui giornali dell’epoca cercarono di dimostrare la presunta originalità del razzismo italiano, tanto decantata da Mussolini, che ne sosteneva la primogenitura rispetto a quello tedesco, analizzando il modo in cui si fusero in un unico disegno di morte le fumisterie scientifiche o filosofiche dei razzisti “biologici” e dei “nazionalrazzisti”, degli “esoterici” e degli “spiritualisti”.

Ecco i 10 scienziati razzisti, i loro nomi nella pagina nera della storia italiana:

Sabato Visco, direttore dell’Istituto di fisiologia generale dell’ateneo della Capitale e dell’Istituto di biologia presso il Consiglio nazionale delle ricerche. Visco, che aveva retto anche l’Ufficio per la razza, nell’Italia democratica e repubblicana mantenne a lungo il titolo di preside della facoltà di scienze dell’ateneo della Capitale.

Nicola Pende, direttore dell’Istituto di patologia medica dell’Università di Roma, era un convinto assertore delle teorie eugenetiche. Il professor Pende seguitò a insegnare, agli studenti dell’università di Roma, fino al 1955.

Lidio Cipriani  L’antropologo fiorentino Lidio Cipriani (1892-1962) fu tra quegli studiosi italiani che più si impegnarono per argomentare sulla diversità, sulla “innata inferiorità mentale” degli africani. Cipriani, per anni, poté seguitare a compiere spedizioni di ricerca antropologica in giro per il mondo.

Arturo Donaggio, direttore della clinica neuropsichiatrica dell’Università di Bologna, nonché presidente della Società italiana di psichiatria;

Leone Franzi, assistente nella clinica pediatrica dell'Università di Milano

Guido Landra, assistente di antropologia all’Università di Roma

Marcello Ricci, assistente di zoologia all’Università di Roma Franco

Franco Savorgnan, docente di Demografia all’Università di Roma e presidente dell’Istituto centrale di statistica

Edoardo Zavattari. direttore dell’Istituto di zoologia dell’Università di Roma. Zavattari fu lasciato indisturbato, fino al 1956, alla direzione dell'Istituto.

Lino Businco, assistente di patologia generale all’Università di Roma

Fonte www.rainews.it

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