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AGRI&FOOD di Cremona Fiere del 10 giugno 2016

LATTE: Etichettatura obbligatoria per latte e derivati, lo schema del Decreto è arrivato a Bruxelles. Crisi del latte, Confagricoltura in missione a Bruxelles ANTIBIOTICI: Poultry Summit Europe, prima edizione dedicata all’uso razionale degli antimicrobiciETICHETTATURA: Assemblea Assalzoo, un 2015 con più produzione ma meno valore

| Scritto da Redazione
AGRI&FOOD di Cremona Fiere del 10 giugno 2016

LATTE 1 Etichettatura obbligatoria per latte e derivati, lo schema del Decreto è arrivato a Bruxelles. Lo schema di decreto che introduce l’indicazione obbligatoria dell’origine per i prodotti lattiero-caseari in Italia è stato inviato per la prima verifica a Bruxelles. Prende quindi avvio l’iter autorizzativo previsto a livello europeo sull’etichettatura obbligatoria per latte e formaggi. Lo rende noto il Mipaaf che in una nota ribadisce come questo sistema consentirà di indicare con chiarezza al consumatore la provenienza delle materie prime di motli prodotti come latte, burro, yogurt, mozzarella, formaggi e latticini. “Siamo davanti a un passo storico – ha dichiarato il minsitro Maurizio martina – che può aiutare tutto il sistema lattiero-caseario italiano. Parliamo di un comparto che nel suo complesso vale più di 20 miliardi di euro e che vogliamo dotare di maggiori strumenti per competere. Ci sono analisi che dimostrano la propensiione dei consumatori anche a pagare di più per un prodotto che sia d’origine italiana tracciata. Con questo decreto sarà possibile sfruttare questi spazi perché finalmente i consumatori potranno essere pienamente informati. L’indicazione chiara ed evidente dell’origine della materia prima è un elemento cruciale per valorizzare il lavoro di più di 34mila allevatori che rappresentano il cuore pulsante di questo settore. Il nostro impegno per salvaguardare il loro reddito è quotidiano e spingiamo perché ci sia un ulteriore rafforzamento dei rapporti di filiera nel nostro Paese. Lavoriamo ancora a Bruxelles perché questa sperimentazione apra la strada a un passo europeo ancora più forte”. Da un’indagine demoscopica commissionata da Ismea emerge che il 67% dei consumatori italiani intervistati si dichiara disposto a pagare dal 5 al 20% in più per un prodotto lattiero-caseario che abbia chiara in etichetta la sua origine italiana. Non solo. Ben 9 italiani su 10 dichiarano che è importante conoscere l’origine delle materie prime per questioni legate al rispetto degli standard di sicurezza alimentare, in particolare per latte fresco e i prodotti lattiero-caseari. Il Decreto prevede che il latte o i suoi derivati dovranno avere obbligatoriamente indicata l’origine della materia prima in etichetta riportando il Paese dove è avvenuta la mungitura; il Paese dove è avvenuto il confezionamento; il Paese dove il latte è stato trasformato.

LATTE 2 Crisi del latte, Confagricoltura in missione a Bruxelles In una nota di Agrapress si apprende che Confagricoltura sta seguendo da vicino i lavori delle Istituzioni europee sulla crisi del latte e sulle contromisure da varare a livello di legislazione comunitaria. In tale ottica ha promosso nelle scorse settimane una due giorni a Bruxelles interamente dedicata al settore. “Il mercato nazionale ed europeo del latte – ha osservato Confagricoltura – è caratterizzato ormai da alcuni mesi da un notevole squilibrio tra le zone di produzione europee e da una drastica riduzione dei prezzi alla stalla. La situazione è acuita dall’embargo russo e dalle riduzioni delle importazioni dalla Cina, nonchè dal venir meno dei vincoli alla produzione europea”. Secondo il vicepresidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, e il presidente della Federazione di prodotto lattiero-caseario dell’Organizzazione, Luigi Barbieri, che hanno guidato la delegazione, a livello europeo è stato trovato ampio consenso sulle misure che a giudizio di Confagricoltura sono necessarie e con procedura d’urgenza per il contenimento della produzione, quantomeno transitoria, nei momenti di crisi del settore. Secondo i rappresentanti dell’organizzazione agricola queste misure “vanno finanziate con risorse del bilancio Ue e attuate in tutti gli Stati membri in maniera proporzionale alle eccedenze produttive dell’ultima campagna e del livello di autoapprovvigionamento del Paese interessato”. Confagricoltura ha poi chiesto l’obbligo, a livello comunitario, dell’indicazione dell’origine della materia prima in etichetta per i prodotti lattiero-caseari che la Francia ha chiesto di applicare in via eccezionale sui propri prodotti. Tale norma andrà estesa, al più presto, a livello europeo e su questo ha riscontrato segnali importanti di condivisione da parte delle organizzazioni agricole dei Paesi produttori più importanti e del Parlamento europeo. Durante la due giorni a Bruxelles la delegazione ha avuto una fitta serie di appuntamenti per definire proposte e strategie da presentare a breve a istituzioni e stakeholder comunitari, così come sono stati organizzati incontri con gli europarlamentari italiani e gli uffici della Commissione e colloqui con le varie delegazioni delle organizzazioni agricole degli altri Paesi europei per valutare proposte e strategie comuni.

ANTIBIOTICI Poultry Summit Europe, prima edizione dedicata all’uso razionale degli antimicrobici Il 17 e il 18 maggio scorsi si è tenuta a Utrecht, nei Paesi Bassi, la prima edizione del Poultry Summit Europe in cui si è discusso di un tema particolarmente attuale: la sfida agli antibiotici. Ne dà conto nella sua settimanale newsletter il sito di Unaitalia (www.unaitalia.com) riportando i passi salienti dell’evento che si è focalizzato su alcuni temi chiave: consumatore/cliente, mondo scientifico e mondo industriale. In particolare, durante il primo giorno del Summit si è discusso di selezione genetica, allevamento e biosicurezza. Per il genetista americano Randy Borg “il settore del pollame è in rapida crescita al tasso di +1,8% l’anno, ma per essere in grado di aumentare in modo sostenibile occorre ricorrere a dosi sempre minori di antibiotici”. Alla luce dell’esperienza fatta all’interno di una Società di riproduttori, Borg ha sottolineato che negli ultimi decenni il settore avicolo ha raggiunto importanti miglioramenti in termini di crescita e di trasformazione degli alimenti, anche se bisognerebbe chiedersi se questi traguardi rispondono alle future esigenze della società. Secondo Adrian Smulders di Cargill Premix and Nutrition Emea, “l’alimentazione precoce dei pulcini sarà molto importante per puntare a una riduzione degli antibiotici in tutta la catena produttiva”, mentre per Beatrice Conde-Petit, responsabile della sicurezza alimentare di Bühler, cui è toccato affrontare il tema sull’importanza dell’igienizzazione per il controllo della Salmonella nei mangimi “il campionamento delle materie prime dove il patogeno può annidarsi non è affidabile perché la Salmonella non si presenta in modo omogeneo nel prodotto. Quindi la procedura di verifica non è sufficiente a garantire che i pellet prodotti siano liberi da Salmonella: dobbiamo quindi distruggerla al momento del processo di trasformazione dei mangimi”. Infine, per Jeroen Dewulf, professore ordinario presso la facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Gand, in Belgio, “se parliamo di biosicurezza dobbiamo partire dal suo significato reale che è quello di tenere sotto controllo l’igiene, tenendo presente che essa coinvolge anche la logistica degli animali. Presso il nostro Istituto abbiamo sviluppato uno strumento quantitativo per misurare la biosicurezza negli allevamenti di broiler e il rapporto con le prestazioni tecniche e l’uso degli antimicrobici. Si tratta di un sistema di punteggio legato alla biosicurezza interna e esterna che fornisce all’agricoltore, al veterinario, al consulente una buona visione della situazione e dei possibili effetti in caso di miglioramento. Lo strumento è stato reso liberamente accessibile. Attualmente – ha concluso nel suo intervento – è disponibile per suini e broiler, ma preso lo sarà anche per le vacche da latte”.

ALIMENTI ZOOTECNICI Assemblea Assalzoo, un 2015 con più produzione ma meno valore Il 27 maggio scorso si è svolta a Roma l’annuale assemblea di Assalzoo durante la quale il presidente, Alberto Allodi, ha illustrato i dati produttivi relativi al 2015 e fornito una previsione per l’attività dei prossimi anni dell’associazione che raggruppa quasi la totalità delle ditte mangimistiche italiane. L’occasione è stata anche quella di festeggiare i 70 anni dalla fondazione. La produzione italiana di mangimi destinati all’allevamento zootecnico, nell’anno che ci siamo lasciati alle spalle, ha superato i 14 milioni di tonnellate con un aumento dell’1,4% rispetto al 2014. In termini di valore, la produzione ha raggiunto i 5,9 miliardi di euro, incassando una diminuzione sull’anno precedente in cui si erano raggiunti i 6,36 miliardi di euro. Questa riduzione del fatturato complessivo va attribuito alla forte diminuzione dei prezzi delle principali materie prime agricole, in particolare cereali e derivati proteici. Per quanto riguarda i prezzi alla produzione anche in questo caso si è dovuto registrare, rispetto al 2014, una diminuzione quantificata nel 9%. Parallelamente però continua ad aumentare il costo del lavoro: +1,3% . La riduzione del fatturato non ha avuto nessun riflesso sui livelli occupazionali che si mantengono sui valori degli anni precedenti: l’industria mangimistica italiana impiega complessivamente 8.500 addetti circa escluso l’indotto; si assottiglia il saldo commerciale negativo tra import ed export: -205 milioni di euro nel 2015, in sensibile miglioramento rispetto al 2014 quando la cifra raggiunse i 294 milioni, grazie all’aumento di oltre il 20% delle esportazioni. “La mangimistica italiana si conferma all’avanguardia per capacità di produzione e qualità di prodotto – ha sottolineato nel suo intervento il presidente Alberto Allodi – e ciò avviene nonostante una dipendenza cronica dall’approvvigionamento di materie prime di importazione. La produzione agricola italiana non è infatti strutturalmente in grado di coprire l’intero fabbisogno necessario al comparto dell’alimentazione animale. Altra nota importante è la capacità dell’industria mangimistica di mantenere i livelli di occupazione pur in un contesto economico difficile. Si tratta di uno sforzo dei mangimisti come dimostra il dato sul fatturato, che garantisce stabilità all’intera filiera zootecnica”. Guardando all’immediato futuro Allodi ha sottolineato che “la sostenibilità ambientale è la sfida che ci aspetta: entro il 2020 un miliardo di euro di sprechi alimentari saranno trasformati in mangimi. Produrre di più producendo meglio e utilizzando quanto non viene consumato per uso umano è una delle sfide che ha di fonte la mangimistica – ha dichiarato – Già oggi, come produttori di mangimi, siamo un settore all’avanguardia che riesce ad utilizzare quantitativi molto elevati di materie prime che residuano da altri cicli produttivi del settore alimentare facendo rientrare questi prodotti, che diversamente andrebbero perduti, nel circuito alimentare. Il nostro obiettivo è quello di arrivare a trasformare per il 2020 un milione di tonnellate di prodotti inutilizzati che derivano dall’industria alimentare, facendoli passare da perdita netta a risorsa per l’alimentazione animale”.

fonte l'Osservatorio Agri&Food di CremonaFiere 

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