In una lettera del 29 maggio 2016, firmata da una dozzina di «professionisti del diritto del Bangladesh», il gruppo afferma che desidera «esprimere la… [sua] condanna del governo dell'Iran per aver arrestato i baha’i, tra cui sette dirigenti, solo a causa del loro credo religioso e per averli messi in prigione senza alcun ricorso a un tribunale».
La lettera prosegue dicendo: «Che i baha’i siano una comunità pacifica e la più numerosa minoranza dell'Iran e siano sottoposti a un programma premeditato di ostilità da parte del governo che ha chiuso loro le porte di tutte le opportunità socio-economiche come posti di lavoro, istruzione e sicurezza è contrario alle norme di qualsiasi società civilizzata e assolutamente inaccettabile!».
Il gruppo conclude chiedendo l'immediata liberazione dei sette dirigenti baha’i imprigionati. Esorta inoltre l'Iran a fermare la sua campagna di propaganda anti baha’i.
I dodici avvocati del Bangladeshi si aggiunge a un crescente numero di capi religiosi, studiosi e attivisti dei diritti umani musulmani di tutto il mondo che hanno deciso di parlare pubblicamente contro la recente persecuzione sistematica dei baha’i da parte dell'Iran.
Nel mese di maggio, ad esempio, cinque studiosi religiosi iraniani hanno pubblicato una dichiarazione che denuncia l'oppressione dei baha’i da parte dell'Iran e chiede tolleranza nei confronti di coloro che hanno un credo diverso.
Abdolali Bazargan, Hasan Fereshtian, Mohsen Kadivar, Sedigheh Vasmaghi e Hasan Yousefi-Eshkevari hanno osservato che, come afferma Iran Press Watch, i «seguaci della religione baha’i sono stati oppressi a causa della loro religione e delle loro credenze per decenni».
«La critica e il rifiuto delle credenze di una setta o di una religione non possono giustificare la violenza e la tirannia contro i suoi seguaci», hanno detto i cinque studiosi, aggiungendo che «l'Islam sostiene la libertà di religione e di credo. Molti versetti del Corano affermano questo importante concetto».
Anche altri capi religiosi musulmani hanno incominciato a lanciare analoghi appelli alla tolleranza verso i baha'i.
L’azione dell’ayatollah Tehrani, che ha anche offerto ai baha’i del mondo un’opera di calligrafia miniata con una frase tratta dagli scritti di Baha'u'llah, invocando la convivenza religiosa con i baha'i, è stata elogiata da molti leader religiosi musulmani.
Fra questi c’è il dottor. Ghaleb Bencheikh, un teologo musulmano assai rispettato e ben noto in Francia per la sua promozione di attività interreligiose che nel 2014 ha condannato la persecuzione dei baha’i da parte dell’Iran dicendo che essa avviene «nel disprezzo del diritto» ed è «un intollerabile scandalo».