Lunedì, 06 maggio 2024 - ore 12.24

Antonio Napolioni, nuovo vescovo di Cremona, ai suoi preti di Giorgino Carnevali (Cremona)

Del resto “IL CUORE HA DELLE RAGIONI CHE LA RAGIONE NON CONOSCE”. (Blaise Pascal). Al prossimo “scioglilingua”, amico mio direttore. E buon lavoro al vescovo Antonio. Tanto buon lavoro!

| Scritto da Redazione
Antonio Napolioni, nuovo vescovo di Cremona, ai suoi preti di Giorgino  Carnevali (Cremona)

Diciamo che l’ora s’aggira intorno a qualche decina di minuti prima delle ore 18,00. O giù di lì. E siamo di sabato, del giorno 30 del calendario ordinario, penultimo giorno del mese di gennaio di questo stesso anno.  A quell’ora certa mons. Antonio Napolioni, che confidenzialmente dalle parti sue chiamano ancora affabilmente “don Antonello”, divenuto nuovo vescovo di Cremona, diciamo appunto che l’episcopo ti butta giù un’omelia di quelle da “110 e lode”. E forse con qualche punteggio di votazione superiore. Eccotene un “pezzetto” opportunamente ritagliato. Pochi fronzoli, tonalità certa non priva di acuti, slancio, fervore agonistico, nella nostra architettonicamente stupenda cattedrale illuminata a giorno, senti su cosa gli va a “parlare”, “mastro” Gianni Carlo, rivolgendosi ai suoi sacerdoti, a coloro i quali dovrebbero essere i più stretti collaboratori e sostenitori della sua linea pastorale, ma anche a quei sacerdoti ammalati e in difficoltà, oltre a quelli che hanno lasciato il ministero: “A voi preti dico: farò quello che il Signore mi dirà attraverso le vostre storie ed esperienze, nell’amicizia e nel discernimento che sapremo condividere. Dovremo fare a gara per cogliere i segni dei tempi, anche con un dibattito coraggioso sui nodi di un tempo così complesso e agitato, ma sempre affamato di Dio e di senso. Per fare quello che ci dirà la gente: non solo quanti vivono con noi la fecondità del Battesimo, ma anche i lontani e gli allontanati, gli smarriti e gli scartati, chi contesta, impreca o tace nell’indifferenza. Chi non ce la fa, chi è disperato, chi ci costringe alla non facile fantasia della solidarietà. In particolare, con l’aiuto dei consacrati e delle famiglie, cercheremo di decifrare i silenzi e i linguaggi dei giovani, perché crescano liberi ma non senza identità e senza vocazione. Racconteremo la misericordia di Dio anche nel dialogo, fatto di rispetto e coraggio, con uomini e donne di altre culture e religioni”. Beh, con un discernimento così notevole, con una incisiva e appassionante omelia…come fai a non volergli bene “da subito”? Ed apprezzarlo? Ed a stimarlo? La cerimonia termina, esco dalla cattedrale, la piazza è illuminata, anche dalle fiaccole provenienti da palazzo comunale. C’è nebbia, la gente si saluta, marchigiani con marchigiani, cremonesi….! Con si saranno mai salutati i miei concittadini? Tra di loro? Ma! Io l’ho veduta un poco dura, vista la non tantissima (almeno così a me è parso!) loro affluenza. Ma il cremonese sa “recuperare”, ne sono certo. E chiudo. Sabato sono andato là dove m’ha portato il cuore. Che forse poteva essere  diverso da dove avrebbe portato la ragione tanti miei concittadini. Ma si sa, molto spesso si va dove la ragione andrebbe se fosse dettata dall’istinto che proviene dal cuore. Del resto  “IL CUORE HA DELLE RAGIONI CHE LA RAGIONE NON CONOSCE”. (Blaise Pascal).  Al prossimo “scioglilingua”, amico mio direttore. E buon lavoro al vescovo Antonio. Tanto buon lavoro!      

Giorgino  Carnevali (Cremona)

 

 

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