Altro che valorizzazione del territorio e delle sue risorse, altro che 'green economy', come da più parti si auspicava per il recupero e la conversione di un'area enorme devastata da sessant'anni di raffinazione, Tamoil ricompensa la città con un pseudo progetto industriale che darà lavoro a 12 (!!) persone e che va esattamente nella direzione opposta.
Era l'estate del 2012 quando il progetto di un polo di riciclo della plastica venne avanzato e subito duramente contestato dall'allora consigliera comunale di minoranza Alessia Manfredini. Cito le sue parole testuali: “La Tamoil ha voglia di tornare ad inquinare? Proporre una nuova attività di produzione di carburante, derivato dal riciclo e trasformazione delle materie plastiche è, a parer mio, un'idea folle e inaccettabile dal visto di vista ambientale considerando che la prima casa si trova a soli 150 metri di distanza... Dopo la chiusura della raffineria e la trasformazione in deposito, mi sarei aspettata lungimiranza, buon senso e attenzione maggiore verso l'ambiente e i cittadini”.
Noi la pensiamo ancora così. Speriamo vivamente che l'assessora al territorio e alla salute Alessia Manfredini non abbia cambiato idea.
Sergio Ravelli, presidente dell'associazione radicale Piero Welby