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ASST Crema Le basi per la sanità di domani fare insieme per fare bene

Sono esempi concreti “di come si possano ri orientare i servizi alla luce della più recente riforma sanitaria

| Scritto da Redazione
ASST Crema Le basi per la sanità di domani fare insieme per fare bene

CREMA | 13.05.2023 Le basi per la sanità di domani: ‘fare insieme per fare bene’ Uno sguardo interdisciplinare è la chiave per la sanità di domani. Ne hanno parlato le professioni sanitarie e sociali nel convegno organizzato da Asst Crema “Nella sua tragicità la pandemia ci ha insegnato che lavorando insieme possiamo conseguire obiettivi e sviluppare una medicina ed un’assistenza efficaci per il bene della comunità che siamo chiamati a servire. Ora è nostro dovere e anche nostra responsabilità non tornare indietro, ma andare avanti”. Insieme.

Si riassume in queste poche parole di Annamaria Bona il senso del convegno promosso questa mattina in sala Polenghi dalla Direzione aziendale delle professioni socio sanitarie di Asst Crema, negli stessi giorni in cui si è celebrata la professione infermieristica. Dopo l’info point predisposto nella giornata di ieri, a cura degli infermieri di Asst desiderosi di presentarsi alla cittadinanza, quello di questa mattina “è stato un momento di formazione e di confronto aperto ad esponenti di tutte le professioni sanitarie e sociali, dal quale cogliere importanti suggerimenti per plasmare la sanità di domani”. “Perché - ha chiarito Bona – cammina sulle gambe di ciascuno di noi”. Ad ognuno è richiesto di fare la propria parte, e poi di metterla in comune, valorizzando un approccio di cura olistico. O, per usare un tecnicismo, “interdisciplinare”. Per il direttore generale di Asst Crema Ida Ramponi: “il confronto tra professioni e culture diverse è fondamentale. Le difficoltà che il sistema sanitario sta vivendo pongono l’esigenza stringente di un dialogo, in alcune realtà molto più che in altre.

La nostra è un’azienda con una grande connotazione territoriale, non possiamo quindi dimenticarci del contesto nel quale siamo chiamati ad operare, non possiamo dimenticarci degli altri, del territorio, delle altre professioni. Da soli non possiamo farcela, non dare vita a percorsi strutturati interrompe la presa in carico. I pazienti, però, restano con le loro più svariate necessità. Non parlarsi comporta un problema per le professioni, per le aziende, ma soprattutto per i pazienti. Plauso a questa iniziativa che apre al confronto e genera occasione di apprendimento da realtà diverse dalla nostra”. Sulla stessa linea d’onda anche Enrico Marsella, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche della provincia di Cremona: “ è necessario allargare lo sguardo e valorizzare il contesto nel quale ci troviamo ad agire. Gli infermieri sono le gambe della presa in carico, che non può essere slegata dal territorio”.

 A seguire Laura Zoppini dall’ospedale Niguarda di Milano ha illustrato un innovativo modello assistenziale implementato presso la struttura milanese in area medica, che vede, di nome e di fatto, nel primary nurse, un infermiere di riferimento per il paziente, i familiari e gli altri professionisti. Se da un lato, ciò favorisce la responsabilizzazione della professione, dall’altro consente di sviluppare una presa in carico realmente personalizzata e globale, con assoluti benefici per il paziente. Manuela Zaltieri ha invece focalizzato l’attenzione sul ruolo dell’assistente sociale nella casa di comunità: “gioca e giocherà un ruolo fondamentale nella fase di accoglienza per elaborare una valutazione sociale che tenga conto di tutte le dimensioni ed adottare, quindi, strategie efficaci in senso globale.

Opererà nel Pua, nel punto unico di accesso e darà vita ad una cartella sociale”. Sabrina Giudici, fisioterapista dell’Asst Rhodense, portando l’esempio di un percorso proposto dalla struttura, ha chiarito il concetto di interdisciplinarietà: “per soddisfare un bisogno di salute non basta che ciascuno faccia il proprio pezzetto, serve decidere ed agire insieme in modo integrato, questo consente una positiva contaminazione tra professionisti. A partire dalla prevenzione, con un necessario ed attivo coinvolgimento del paziente, fino alla presa in carico di persone con patologie croniche”. A Martina Uberti, ostetrica dell’Asst di Crema, invece il compito di illustrare due progetti interdisciplinari attivi in azienda: da un lato quello di presa in carico per donne hanno subito violenza, dall’altro quello che, con la collaborazione delle ostetriche del polo territoriale, consente le dimissioni protette delle neomamme.

Sono esempi concreti “di come si possano ri orientare i servizi alla luce della più recente riforma sanitaria, ma è bene essere chiari: la comunità, da sola, non basta a fare bene, diventa salvifica quando, coesa, coglie questa sfida, che in realtà ha origini più antiche rispetto alla più recente riforma”. Così Giuliana Bodini, nell’intervento conclusivo. “Guardando al territorio non servono modelli gerarchici troppo forti, piuttosto una leadership diffusa. Serve fare gruppo per fare bene”.

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