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CARCERE DI CREMONA: URGONO INTERVENTI RADICALI| Sergio Ravelli

Ho appreso che l'amministrazione comunale ha avviato l'iter procedurale per poter tenere una seduta del consiglio comunale all'interno del carcere

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CARCERE DI CREMONA: URGONO INTERVENTI RADICALI| Sergio Ravelli

CARCERE DI CREMONA: URGONO INTERVENTI RADICALI| Sergio Ravelli

Ho appreso che l'amministrazione comunale ha avviato l'iter procedurale per poter tenere una seduta del consiglio comunale all'interno della casa circondariale di Cremona. Considerato che non ho titoli per poter partecipare a questa lodevole iniziativa (anche se frequento le carceri da oltre 45 anni), mi permetto di avanzare alcune proposte concrete su problematiche che affliggono da tempo la popolazione carceraria:

1- partendo dal dato consolidato che la nostra casa circondariale si è trasformata di fatto, negli ultimi anni, in casa di reclusione (circa l'80% dei detenuti sono definitivi) è possibile unire gli sforzi di tutte le istituzioni locali e dei soggetti interessati per richiedere all'Amministrazione penitenziaria la creazione di “sezioni di casa di reclusione presso la casa circondariale” in applicazione dell'art. 61 legge 354/1975 e correlato art. 110 del D.P.R. 230/2000. La presenza di reparti di una casa di reclusione per i “definitivi” permetterebbe la creazione e l'organizzazione delle azioni rivolte alla popolazione carceraria per il loro reinserimento nella società;

2- preso atto che l'offerta lavorativa alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria è praticamente inesistente e dell'assenza di soggetti delle categorie imprenditoriali disponibili ad accogliere detenuti al fine del loro reinserimento sociale, è necessario che gli enti locali siano i promotori di una campagna di sensibilizzazione pubblica e di un appello agli imprenditori cremonesi perché si facciano carico del problematica. Se non si offre ai detenuti una opportunità di lavoro resterà sempre lettera morta il principio costituzionale del loro reinserimento sociale;

4- considerata la presenza abnorme di detenuti extracomunitari si rende ancora più necessaria la presenza di uno o più mediatori culturali. Ciò renderebbe possibile un rapporto diretto e costante con le famiglie e gli avvocati;

5- in relazione al grave problema sanitario (tossicodipendenze, atti di autolesionismo, patologie psichiatriche, spesso presenti negli stessi soggetti) è urgente che le autorità competenti adottino le necessarie misure per il trasferimento dei malati psichici e tossicodipendenti in strutture e servizi territoriali/residenziali curativi alternativi al regime detentivo. La loro presenza in carcere sta assumendo dimensioni sempre più allarmanti. Nel corso della visita alla casa circondariale di Cremona, effettuata nel settembre scorso con gli esponenti della locale Camera penale, ho riscontrato la presenza di ben 168 detenuti tossicodipendenti di cui 102 con patologie psichiatriche e con disturbi comportamentali. Appare evidente che questi detenuti non devono stare in carcere, sia per la sicurezza degli operatori e degli agenti penitenziari che per la sicurezza dei diretti interessati.

Cremona, 14.2.2023

Sergio Ravelli, consigliere generale del Partito Radicale

 

 

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