Cgil Lavoro Rinnovare i contratti, una questione di civiltà
Da qui al 31 dicembre scadranno gli accordi per 4 milioni di lavoratori. Tra i settori più importanti, terziario, metalmeccanico e logistica. Scacchetti (Cgil): Ccnl unico strumento per ridurre le disuguaglianze e gestire le trasformazioni in corso
In poco più di un anno scadranno i contratti di 6,5 milioni di lavoratori: a 4 milioni di essi accadrà addirittura da qui al 31 dicembre, ai restanti entro la fine del 2020. Sono numeri enormi, equivalgono quasi alla metà degli addetti del settore privato. I dati sono di fonte Cnel e provengono dal XXI rapporto sul mercato del lavoro dello stesso Cnel. Tanti, troppi lavoratori nell’incertezza, dunque.
"Non rinnovare i contratti è uno schiaffo in faccia ai lavoratori". Così Tania Scacchetti, segretaria confederale della Cgil, commenta i dati del Cnel. "Non rinnovare i contratti - insiste - significa alimentare sfiducia, insicurezza, indebolire la qualità della vita di chi lavora, le diseguaglianze. Significa non dotarsi dell'unico strumento utile a ridurre invece le disuguaglianze, a gestire le trasformazioni, a governare il mercato del lavoro, a mettere al centro la sicurezza e la formazione". "Più si ritardano i rinnovi - fa notare la sindacalista - più si deve recuperare potere d'acquisto: dovrebbe esserci maggiore sensibilità dalle parti datoriali".
Il dato è ancora più pesante se si prendono in considerazione i lavoratori pubblici, il cui contratto è scaduto da un anno. Le risorse stanziate nella legge di bilancio, pari a 3,375 miliardi fino al 2021, sono considerate insufficienti da Cgil, Cisl e Uil, perché coprirebbero un aumento salariale di circa il 3,5%. "Sarebbe importante - riprende Scacchetti - individuare ulteriori risorse nel Def di aprile e poi provare a chiudere la trattativa entro la fine del 2020 per rinnovare il contratto all'inizio del 2021".
Tornando ai dati, secondo il censimento del Cnel al 31 dicembre 2019 scadono ben 73 Ccnl; altri 126 nel corso del nuovo anno. Situazione critica, come detto, anche per il settore pubblico con 20 contratti collettivi scaduti. A fine anno scadranno i tre Ccnl più corposi tra quelli in essere nel privato: terziario, distribuzione e servizi (2,4 milioni di addetti), aziende metalmeccaniche (1,4) e logistica (470.000). La percentuale dei lavoratori in attesa di rinnovo oscilla, sempre secondo il Cnel, dal 78 per cento nel settore metalmeccanico al 13-15 per cento nel chimico e nelle aziende di servizi.
Oltre a quelli che stanno per scadere ci sono poi i contratti già scaduti, in alcuni casi da molto, troppo, tempo. Il primato negativo spetta alla sanità privata, scaduto da ben 12 anni, seguita dal settore multiservizi, fermo da 8 anni. Un segnale positivo viene dal Ccnl dei bancari, siglato poco prima delle festività natalizie, con un aumento di 190 euro e novità importanti sulla parte normativa, mentre i metalmeccanici sono ancora alle battute iniziali, dopo tre incontri con la controparte. Fim, Fiom e Uilm chiedono un incremento economico dell'8 per cento, pari a circa 153 euro lordi di aumento dei minimi. È partita anche la trattativa anche per il contratto degli alimentaristi, con una richiesta di aumento di 205 euro.
“Spero - riprende Scacchetti - che il rinnovo dei bancari dia una spinta agli altri settori. La fase economica è complessa, non siamo in un ciclo positivo ma bisogna sciogliere alcuni nodi, come il dumping contrattuale. C'è bisogno di affrontare il nodo della rappresentanza e della rappresentatività. I sindacati hanno fatto passi avanti, ora bisogna attuare la misurazione di rappresentatività delle parti datoriali”.
“Occorre anche evitare che le pratiche di esternalizzazione e appalti siano fatte per impoverire i diritti e le tutele dei lavoratori. La questione salariale – conclude la sindacalista - si affronta con i rinnovi contrattuali ma anche con una riforma fiscale. L'intervento sul cuneo previsto nella legge di bilancio è un primo passo, ma occorre recuperare una vera progressività prendendo risorse da evasione ed elusione".
Fonte rassegna sindacale