Sabato, 20 aprile 2024 - ore 08.54

(CR) Pianeta Migranti. Al porto di Ancona centinaia di persone per i naufraghi salvati dalle ong

La città si è mobilitata in solidarietà ai migranti sbarcati dalle navi delle ong e per protestare contro il decreto Piantedosi che ha prolungato la loro odissea in mare

| Scritto da Redazione
(CR) Pianeta Migranti. Al porto di Ancona centinaia di persone per i naufraghi salvati dalle ong

(CR) Pianeta Migranti. Al porto di Ancona centinaia di persone per i naufraghi salvati dalle ong.

La città si è mobilitata in solidarietà ai migranti sbarcati dalle navi delle ong e per protestare contro il decreto Piantedosi che ha prolungato la loro odissea in mare.

Il governo Meloni sta cercando in diversi modi di ostacolare il lavoro delle ong che salvano vite nel Mediterraneo centrale. L’ultimo decreto del ministro Piantedosi, con l’accusa -falsa- alle ong di favorire i trafficanti, impone  alle loro navi di sbarcare in porti molto lontani dal luogo del salvataggio.

Ma perché?

E’ un affronto alla legge del mare che obbliga a salvare chiunque si trovi in difficoltà, a toglierlo presto dal pericolo per portarlo in un porto sicuro.

Il decreto, di fatto, allontana  le ong dal Mediterraneo, vieta a loro di effettuare soccorsi multipli e trasbordi da navi piccole ad altre meglio equipaggiate, rendendo così più costose e complesse le operazioni di salvataggio. Il tutto, a svantaggio dei naufraghi.

Da Minniti, passando per Salvini fino a Piantedosi il problema migratorio è usato come un enorme strumento di distrazione di massa: si costruiscono false emergenze e false tesi, che i media poi rilanciano all’opinione pubblica convincendola che i migranti sono la causa dei mali economici e sociali che il paese sta vivendo. Questo meccanismo però, sta mostrando delle crepe perché Ancona ha detto no alla propaganda.

Il 7 gennaio, il ministro Piantedosi, in linea col suo decreto, ha ordinato alla nave Geo Barents di Medici senza frontiere e alla Ocean Viking di SOS Mediterranée,  con a bordo un  centinaio di persone, di dirigersi al porto di Ancona, distante 1.500 chilometri, ossia a quattro giorni di navigazione, tra onde alte 6 metri e venti da 40 nodi. Una decisione contro il buon senso, contro qualsiasi logica umanitaria, contro il diritto internazionale e che finisce di infierire soprattutto sui naufraghi.  

Una  decisione sconcertante per la sua disumanità, da far sentire tutti impotenti e incapaci di reagire. Invece, la notizia dell’arrivo delle due navi ad Ancona ha generato, in città e nella Regione, un tam tam positivo a favore dei migranti e contro il decreto Piantedosi. 

Nell’arco di una giornata, i cittadini, spontaneamente, hanno dato vita ad assemblee molto partecipate, han deciso di portare il benvenuto e la solidarietà ai migranti e  ai loro soccorritori e hanno gridato con fermezza la ‘vergogna’ del decreto Piantedosi che accresce le sofferenze alle spalle di persone che ne hanno già vissute tante. Poi hanno dato vita a una mobilitazione di famiglie, donne, bambini, associazioni (da tutta la Regione) che si sono riversate al porto con striscioni e cartelli, per esprimere vicinanza ai nuovi arrivati e restituire  quel tratto umanità che un decreto ingiusto aveva cancellato.

Per fortuna, in questo paese, c’è ancora una cittadinanza attiva e responsabile che non si lascia incantare dalla propaganda politica e che difende i principi di solidarietà e i diritti umani.

Davanti a questa folla, che al porto ha creato un clima che non si respirava da tempo, qualcuno potrebbe dire che è solo una goccia e non fa testo. C’è da sperare che sia la prima goccia di una tempesta in arrivo, visto che nel nostro paese ci sono altre città vivaci come Ancona.

E’  giusto ricordare che, oggi, non c’è un modo legale per entrare in Europa, o meglio, non per tutti. C’è per i ricchi che portano in giro per il mondo i loro capitali, ma non per i poveri che scappano da guerre, calamità ambientali, repressioni violente. Loro possono tentare solo le rotte pericolose in cui ogni giorno perdono la vita uomini, donne e bambini.

Bisogna ricordare che dovrebbero essere gli Stati europei a creare sistemi per emigrare in modo dignitoso e così pure offrire strumenti di soccorso e accoglienza. Invece, questo vuoto di giustizia sociale e solidarietà è colmato solamente da Ong e da volontari, che con le poche risorse disponibili cercano ogni giorno di salvare vite umane nel Mediterraneo e su altre rotte. Lo fanno anche se sono apertamente osteggiati dalla politica e godono l’appoggio soltanto di quella parte di società civile convinta che la solidarietà è un diritto e non deve diventare un reato.

Col loro impegno stanno frenando la deriva umana della nostra civiltà.

 

 

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